sabato 28 gennaio 2017

PFAS - UNA PROPOSTA PER L'AGRICOLTURA: USIAMO IL CANALE LEB, NON I FONDI DEL PSR

Pfas. "Fondi per lo sviluppo agricolo usati per i danni creati dall'industria"
“Da un anno le aziende agricole delle aree maggiormente colpite dall’inquinamento da Pfas convivono con lo spettro della chiusura dei pozzi privati che erogano le acque utilizzate per l’allevamento e la coltivazione. Non solo in questi mesi la Giunta Zaia ha lasciato nel limbo queste realtà: ora, fonti attendibili raccontano come l’Assessore all’agricoltura stia predisponendo un intervento che lascia a dir poco perplessi”.
Lo afferma in una nota la consigliera regionale Cristina Guarda (AMP) che spiega “come l’iniziativa a cui starebbe lavorando l'Assessore regionale all'agricoltura Giuseppe Pan consisterebbe nell’attingere risorse previste dal Piano di Sviluppo Rurale per destinarle a sostegno delle aziende agricole nell’acquisto di impianti di filtraggio delle acque. Questo, malgrado sia proprio il comparto industriale ad essere responsabile dell'inquinamento da Pfas e altre sostanze, non solo della falda ma anche delle acque superficiali. Insomma, dopo il danno, per gli agricoltori si profila pure la beffa. Si tratta di una disparità di trattamento inaccettabile: per tamponare i danni dell'industria si utilizzano le risorse europee per l'agricoltura”.
“L’Assessorato all’agricoltura – chiede la consigliera - dovrebbe trovare soluzioni più rispettose per gli agricoltori: fondi di altra provenienza per salvaguardare i pozzi agricoli ed interventi decisi per tutelare l'acqua superficiale usata per scopi irrigui. A scopo esemplificativo, occorre investire con determinazione nel ‘Consorzio Leb’ (Consorzio di bonifica di II° grado Lessinio Euganeo Berico), una risorsa idrica artificiale creata proprio per fornire acqua alle attività agricole che operano dal basso veronese, vicentino fino al rodigino. Una realtà che da anni cerca di estendere l'erogazione di acqua ‘Pfas-free’ per scopi irrigui anche al territorio contaminato, fino a Lonigo, in attesa che la Regione provveda ad autorizzare la maggiore portata idrica che da tempo il Consorzio chiede”.
“Senza dimenticare – ricorda Guarda - quanto sia scandaloso che dei 26 mc/sec di acqua a scopi irrigui concessi in proroga, addirittura 6 mc/sec, il Leb debba destinarli alla diluizione dell’inquinamento da Pfas (e non solo) nel punto in cui il tubo collettore Arica scarica nel fiume Fratta Gorzone i reflui dei depuratori dell'industria dell'ovest vicentino; non basta fare proroghe su proroghe dell'attuale, ma è necessario accogliere la proposta del Consorzio di aumentare la concessione d'acqua almeno del 20%, così da sfruttare al massimo la capacità di portata del prezioso Leb, impiegandolo per contenere le conseguenze dell'inquinamento da Pfas. La Giunta prenda dunque in seria considerazione questa soluzione, utilizzando le opere già esistenti”.
“Vale infine la pena ribadire – conclude Cristina Guarda - che quelli del PSR sono finanziamenti europei che hanno un preciso obiettivo di crescita del settore agricolo e che non possono essere usati come tappabuchi delle inadempienze delle industrie. Servono maggiori attenzioni e tutele nei riguardi dell’agricoltura, che si trova seriamente alle prese con le difficoltà di comparti come quelli dei cereali, delle carni, del latte e dell’ortofrutta. Un settore, quest’ultimo, che peraltro immette sul mercato prodotti che, secondo i dati attualmente a disposizione, riguardanti l’incidenza della catena alimentare inquinata da Pfas sulla salute umana, risultano essere di basso impatto. Quindi, è doveroso che la Giunta regionale si attivi per porre in essere azioni più oculate e non ulteriormente penalizzanti per l’agricoltura”.


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mercoledì 25 gennaio 2017

RUBRICA PILLOLE DI PFAS

Di Luciano Panato :
RUBRICA PILLOLE DI PFAS: le parole sono pietre: "Di fronte a una contaminazione simile, una Regione ha il compito di stabilire quali siano le aree da tutelare. Se la Miteni (l'azienda di Trissino individuata come responsabile dell'inquinamento ndr) non si fosse trovata in una zona di ricarica della falda, il danno non sarebbe stato paragonabile a ciò che abbiamo registrato". ( Nicola Dell'Acqua Direttore generale di Arpav Veneto. Dichiarazione al quotidiano Avvenire del 6 dicembre 2016. articolo a firma di Luca Bortoli. Titolo: " Pfas, tutelare salute e lavoro il Veneto vieti questo veleno"). la diatriba tra assesori regionalI e i dirigenti delle strutture regionali che seguono il caso stà tutto qui: chi deve assumersi la responsabilità delle azioni necessarie.

martedì 24 gennaio 2017

Pfas, a Vicenza la maxi inchiesta. Regione, toccherà ai tecnici proporre agli assessori gli interventi a tutela della salute



Pfas, a Vicenza la maxi inchiesta. Regione, toccherà ai tecnici proporre agli assessori gli interventi a tutela della salute
1zaia e assTocca ai dirigenti regionali dei settori Sanità (Domenico Mantoan), Ambiente (Alessandro Benassi) e Agricoltura (Mauro Trapani) indicare ai rispettivi assessori (nell’ordine: Luca Coletto, Gianpaolo Bottacin e Giuseppe Pan) quali nuovi interventi adottare per contrastare l’emergenza Pfas, dopo che già nel 2013 sono stati applicati alla rete idrica i filtri che hanno messo in sicurezza l’acqua potabile. A dirlo è stato ieri il governatore Luca Zaia, che ha voluto chiarire così non solo quanto accaduto martedì in giunta (l’ormai celeberrima sfuriata proprio contro i tre assessori) ma anche «evitare altri equivoci sui ruoli e le rispettive responsabilità». E difatti dopo la seduta di martedì il segretario della Programmazione Ilaria Bramezza ha scritto ai tre dirigenti, spiegando che tocca a loro firmare eventuali decreti oppure proporre alla giunta nuove delibere alla luce delle conclusioni raggiunte dalla commissione tecnica sui Pfas.
Fino ad allora, la Regione non muoverà altri passi formali («Siamo in una stanza buia, bisogna procedere con cautela»). Men che meno la chiusura o lo spostamento della Miteni di Trissino, provvedimenti che al momento «non hanno ragion d’essere - assicura Zaia - perché la fonte di contaminazione è stata bloccata e l’inquinamento riguarda anni passati», anche se «un ragionamento, con calma, alla luce del Piano acque, andrà fatto su queste fabbriche che sorgono sulle falde» (ci vorranno 80 anni per dimezzare le Pfas nella falda sotto la Miteni, che peraltro slitta verso Sud di un chilometro all’anno). Fin qui, l’iter amministrativo. Poi ci sono quello sanitario e quello giudiziario, che invece proseguono. Quanto al primo, dopo aver monitorato 85 mila persone (con una spesa di 900 mila euro) e aver chiuso gli studi epidemiologici sull’uomo, ora la Regione sta continuando le analisi sull’acqua usata in agricoltura, per accertare se vi siano rischi per gli animali da allevamento, la frutta e gli ortaggi. E il 23 febbraio, a Venezia, si terrà un convegno sulle Pfas con esperti in arrivo da tutto il mondo (ci stanno lavorando anche i laboratori di Bonn dell’Oms).
Quanto al fronte giudiziario, ieri anche la procura di Verona, dopo quella di Vicenza, ha iscritto sul registro degli indagati il nome dell’ex amministratore delegato di Miteni, Luigi Guarracino, alla guida dell’azienda chimica fino a fine 2013. Tutti gli atti sono poi stati trasferiti alla procura berica, che sarà quindi titolare di un’unica maxi inchiesta veneta. L’ipotesi di reato, spiega Ezio Zanon, capo degli avvocati della Regione, è al momento quella di «avvelenamento delle acque» ma non si escludono reati ambientali legati al ciclo dei rifiuti. Zanon è affiancato dall’avvocato Dario Bolognesi, che si occupò della vicenda Solvay. «Ci siamo costituiti parte offesa, perché riteniamo di aver subito un danno di servizio, patrimoniale e d’immagine - spiega Zanon - l’interlocuzione con le procure è continua (in tre anni si contano 23 tra lettere e incontri, ndr ), intanto affrontiamo i ricorsi di chi contesta i limiti che abbiamo apposto alle emissioni, ritenuti perfino troppo stringenti».
Pfas, Atti da Verona a Vicenza: unica inchiesta veneta. L’indagine trasloca per competenza
Un’unica inchiesta veneta sui Pfas, le sostanze a potenziale cancerogeno riscontrate nelle acque del Veneto. Più di 60mila persone residenti nelle zone a maggior impatto a rischio «contaminazione». E altre 250 mila «interessate dal problema». Rischio Pfas nel sangue degli abitanti di tre province, da Verona a Vicenza fino a Padova: finora, a indagare, risultavano sia la procura berica sia quella scaligera.
Ma non sarà più così, dopo l’ultima, ennesima svolta nell’inchiesta veronese sui veleni in falda: come già avevano proceduto a fare nel 2016 i colleghi berici, adesso anche il pm scaligero Francesco Rombaldoni ha infatti iscritto il nome dell’ex amministratore delegato di Miteni spa, Luigi Guarracino, alla guida dell’azienda chimica di Trissino fino a fine 2013.E il fascicolo veronese «trasloca» a Vicenza.
Impegnato da due anni a fare luce su quello che, dati alla mano, si configura come un disastro ambientale» di estese dimensioni, il pm Rombaldoni ha atteso l’esito di una serie di analisi prima di decidere se trasmettere o meno gli atti a Vicenza per competenza e, tra gli altri, ha acquisito anche i dati dello studio di Regione Veneto e Istituto superiore di Sanità sui Pfas: prodotti per decenni dalla Miteni, sono sostanze chimiche utilizzate per impermeabilizzare pentole e tessuti e gli studi hanno dimostrato che hanno raggiunto le falde acquifere delle province di Vicenza, Verona e Padova.
All’ex Mastino, lo scopo principale dell’inchiesta era appurare se esistessero o meno fonti inquinanti locali, nel qual caso il fascicolo sarebbe rimasto a Verona per competenza territoriale.
Invece complesse analisi e consulenze hanno sancito che unico «colpevole» dell’inquinamento idrico è Miteni, alla cui guida come amministratore delegato da qualche mese c’è ora Antonio Nardone. Di qui la decisione, appena assunta dal pm Rombaldoni, di trasmettere gli atti a Vicenza: da due inchieste locali, dunque, si passerà a un’unica inchiesta veneta, di cui diventa titolare la magistratura berica.
Restano i rischi per la salute quelli che continuando ad allarmare di più. Dalla Regione sono emersi preoccupanti dati sugli effetti «anche mortali» delle contaminazioni nelle acque rimasti finora riservati.
E il report da Venezia è finito direttamente sul tavolo della procura scaligera allegato a un nuovo esposto-denuncia firmato Legambiente Verona e depositato dal legale Luca Tirapelle. È la terza volta che l’associazione si rivolge ai pm chiedendo con «di perseguire i responsabili dell’avvelenamento di migliaia di residenti», mentre Venezia a ottobre aveva rassicurato ufficialmente escludendo una possibile incidenza tumorale dei Pfas.
Recentemente però sono spuntati altri dati tutt’altro che rasserenanti:in base a una ricerca effettuata dal registro nascite coordinamento malattie rare della Regione datato 17 novembre 2016, sussisterebbero maggiori rischi di incorrere in patologie quali cardiopatie ischemiche, malattie cerebrovascolari, diabete mellito e Alzheimer. I più esposti, in particolare, risulterebbero i residenti tra Arcole, Cologna, Legnago e Zimella, oltre che nei Comuni berici Alonte, Lonigo e Sarego. Ma non è finita qui, perché lo stesso studio regionale rivelerebbe inoltre specifici rischi da Pfas per donne e neonati. Ma di tutto questo, ora, si occuperà Vicenza.
Il Corriere del Veneto – 20 gennaio 2017

lunedì 23 gennaio 2017

Comunicato stampa del nostro coordinamento Acqua libera dai Pfas del 21 Gennaio 2016

Quotidiano | Categorie: Associazioni

Pfas, comitati: documenti riservati della regione, scambi di accuse e assenza di provvedimenti in nome dei cittadini inquinati!


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La nota congiunta di Coordinamento acque libere da pfas, Isde (medici per l’ambiente), Legambiente, sottoscritta anche da altri comitati*Le ultime notizie uscite su vari organi di stampa che raccontano di documenti regionali attestanti la pericolosità delle sostanze perfluoroalchiliche per la salute umana anche a livello prenatale, non fanno che confermare quanto i medici coraggiosi di Isde, Legambiente e il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas, vanno denunciando sin dagli albori dell’intera vicenda. Ci troviamo al cospetto di un gravissimo inquinamento delle acque e di una vera emergenza ambientale e sanitaria che ha avuto da parte delle massime autorità regionali, sia politiche che sanitarie, risposte tardive e sicuramente non adeguate.
Esemplari, a tal proposito, le ultime dichiarazioni del presidente regionale Luca Zaia che dichiara, dimentico di una sua esternazione di alcuni mesi fa in cui dichiarava che “… l'unica preoccupazione che ho, sulla vicenda dei Pfas, sono i 250.000 cittadini che vanno a letto, ogni sera, preoccupati per i loro valori ematici...”, di essere stato tenuto all’oscuro, dai suoi stessi Assessori alla Sanità Luca Coletto, all’ambiente Gianpaolo Bottacin e all’agricoltura Giuseppe Pan, di quanto grave sia la situazione a livello sanitario. In altri termini, come più volte accaduto negli organismi regionali, si naviga a vista con la conseguenza che a pagarne le spese sono i cittadini inquinati.
Il coordinamento assieme a tutte le associazioni e ai comitati locali, in rappresentanza della maggior parte dei cittadini coinvolti nel pesantissimo inquinamento che li costringe ad acquistare acqua in bottiglia per bere e per l’uso in cucina, denunciano:
1.il continuo tentativo di minimizzare la portata del problema da parte delle massime Autorità Politiche e Sanitarie della Regione Veneto;
2. la quasi totale inerzia dei Sindaci delle comunità coinvolte rimarcando l’appoggio da parte di tutti i primi cittadini del Bacino Valle del Chiampo, escluso il Sindaco di Lonigo, al ricorso, promosso da A.Ri.C.A. (Aziende Riunite Collettore Acque), contro l’imposizione puntuale e immediata dei limiti ai pfas nelle acque di superfice. Altrettanto inadeguato per la tutela della salute dei cittadini il comportamento del Presidente della Provincia di Verona e del Sindaco di Cologna Veneta, i quali non si sono costituiti ad alcuno dei cinque ricorsi pendenti proposti dalla Società Acque del Chiampo e dalla ditta Miteni contro i provvedimenti regionali e ministeriali.
3. la totale assenza delle associazioni agricole che, di fronte ai dati del primo monitoraggio regionale sugli alimenti con esito decisamente allarmante, sono rimaste anch’esse nell’inerzia più totale.
Si chiedono urgentemente:
  1. improrogabili e adeguati finanziamenti per rendere sicuro l’approvvigionamento idrico delle zone colpite sia per l’uso potabile che per quello irriguo;
  2. immediate tutele mediche per i soggetti testati con il sangue contaminato dai perfluoroalchilici, sia per i lavoratori della Miteni sia per fasce di popolazioni più esposte come i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani. Si chiede, inoltre, che nello screening sanitario vengano compresi anche i bambini sotto i 14 anni alla luce anche degli esiti degli ultimi documenti regionali;
  3. regole di prevenzione per evitare che i prodotti agricoli contaminati possano essere commercializzati;
  4. immediate ed efficaci azioni sia in sede civile che penale in attuazione del principio “Chi inquina paga” e della nuova legge sugli Ecoreati, da applicare nei confronti dei responsabili dell’inquinamento e di chi ha omesso i controlli, nonostante l’emergenza si fosse già palesata da 40 anni nei territori di Creazzo e Sovizzo;
  5. immediato stop all’uso e quindi al rilascio delle sostanze perfluoroalchiche, anche se filtrate, nell’ambiente, e l’avvio immediato della bonifica del sito della Miteni;
  6. un piano di monitoraggio serio per le aziende a rischio del territorio coinvolto. A tal proposito ricordiamo che nell’area interessata sono insediate ben tre aziende chimiche potenzialmente pericolose, così come nel comprensorio della Valle del Chiampo sono presenti, da decenni, aziende conciarie che utilizzano l’acqua del canale LEB, destinata all’agricoltura, per diluire i loro reflui, nel colpevole disinteresse di chi dovrebbe vigilare.
Pretendiamo quindi che a fronte di ormai evidenti prove sulle conseguenze e ricadute sanitarie causate dall’esposizione ai PFAS, le autorità competenti si attivino con la massima urgenza in modo autorevole e responsabile, dando seguito a quanto votato all’unanimità da tutti i Consiglieri nella seduta del Consiglio Regionale Veneto del 22 marzo 2016.
Verona 21 gennaio 2017
Coordinamento Acque Libere da PFAS
Legambiente Veneto
Legambiente Vicenza
Legambiente Verona
Circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta
ViVerBio Gas Lonigo
Comitato Vicentino No Ecomafie
Coordinamento Acqua Bene Comune Vicenza
Acqua Bene Comune Verona
Associazione No alla Centrale Ovest vicentino
CILLSA (Cittadini per il lavoro, la legalità, la salute e l’ambiente) di Arzignano
CITTAB (Comitato intercomunale tutela territorio area berica) di Lonigo
Medicina Democratica Vicenza
Nuovi consumatori Vicenza
Gas Sommacampagna
Lasciateci respirare di Monselice , di Conselve di Lendinara (3 comitati)
Terre nostre Veneto
Dario Muraro di Brendola,Coordinamento 0 OGM
comitato contro i disagio del mangimificio Veronesi
GASDOTTO di ESTE
Gruppo di consumo critico della Val D'Illasi
Gruppo Gas Prova di San Bonifacio
Acli Montagnana
Agostino Peruzzi di Saletto
Diego Lovato e Graziano Rossi di Bagnolo

Tv7 del 20 gennaio A PROPOSITO DELL'INQUINAMENTO DELLE FALDE ACQUIFERE DELL'ALTO VICENTINO

A PROPOSITO DELL'INQUINAMENTO DELLE FALDE ACQUIFERE DELL'ALTO VICENTINO
Tv7 Match del 20/01/2017 - VENETO E LA TECNOLOGIA TOSSICA (1di3) Ospiti: Dottor Vicenzo Cordiano e Piergiorgio Boscagin per Legambinte Isde e Acqua libera dai pfas

martedì 17 gennaio 2017

Il Sindaco di Montorso informa sulla situazione esistente di inquinamento da Pfos

Il Sindaco informa sulla situazione esistente sul nostro acquedotto.
I primi risultati relativi alle analisi del PFOS condotte dall’Ulss sono giunti in Comune il 18 novembre e indicavano, in un punto di erogazione dell’acquedotto, un valore di 40 ng/l di PFOS superiore al livello di performance di 30 ng/l indicato dalla Regione. Il Comune ha immediatamente contattato Acque del Chiampo, che il 22 novembre ha comunicato i risultati di nuovi campionamenti in vari punti del paese tra pozzi, serbatoi e distribuzione, riscontrando in alcuni campioni dei valori leggermente superiori a 30 ng/l. In virtù di questi risultati, Acque del Chiampo ha subito provveduto a collegare all’acquedotto di Arzignano (che presenta valori sotto i 30 ng/l di PFOS) tutta la zona di via Spinino, via 4 Novembre e la zona artigianale.
Nell’incontro di giovedì 01 dicembre con Acque del Chiampo e Ulss 5, cui hanno partecipato il sindaco Antonio Tonello e l’assessore all’ambiente Luca Calderato, Acque del Chiampo ha comunicato che gli ultimi controlli eseguiti nei pozzi Roggia 1 e Roggia 2 di Montorso hanno registrato una diminuzione dei valori di PFOS. In particolare le concentrazioni rilevate nei campionamenti del 24 novembre sono pari a 29 ng/l di PFOS per il pozzo Roggia 1 e 24 ng/l di PFOS per il pozzo Roggia 2. Entro gennaio 2017 Acque del Chiampo provvederà comunque a collegare all’acquedotto di Arzignano anche le zone di Ponte Cocco, Rogge e se possibile Piazza Malenza attraverso la realizzazione di nuovi collegamenti alla rete. Anche tutte queste zone saranno dunque presto approvvigionate con acqua ampiamente sotto i livelli di performance.
Le zone rimanenti, ossia quelle di via Villa, via Da Porto e via Kennedy, non sono tecnicamente collegabili all’acquedotto di Arzignano e quindi Acque del Chiampo metterà in progetto l’applicazione dei filtri a carboni attivi sui pozzi Roggia 1 e Roggia 2 che avranno il compito di abbattere la concentrazione di PFOS. Questo intervento sarà operativo non prima della fine del 2017.

Il Sindaco
Antonio Tonello

Azioni sul documento

Pfas in pillolle.

Di Luciano Panato:
Pfas: da oggi, iniziamo la pubblicazione che avrà scadenza saltuaria di una rubrica, che denominiamo Pfas in pillolle. in tale rubrica cercheremo di confutare e porre domande in base a documenti il più possibilmente tecnico scientifici, le affermazioni dei vari soggetti che sono parte in causa nella vicenda. cominciamo dalle dichiarazioni
dell'AD dello stabilimento MITENI dottor Nardone. Il Dottor Nardone nell'intervista al Il Giornale di vicenza del 13 gennaio 2017 alla domanda: "Ritiene che la contaminazione da Pfas del territorio non sia imputabile alla Miteni?", risponde così: " penso che individuare la Miteni come responsabile solo perchè produce Pfas sia fuorviante". Quindi in base a questa risposta, Dottor Nardone la linea difensiva adottata dall'azienda di cui lei è amministratore delegato è che l'inquinamento da Pfas: nel bacino idrico che interessa tre province del Veneto, non può essere addebitato solamente e principalmente alla Miteni. Eppure sia nella ricerca Cnr- Irsa che nei report Arpav la fonte per il 96% è indicata nella Miteni. Dottor Nardone Ci può fornire i dati tecnici che smentiscono questa percentuale indicata da organismi tecnici pubblici quali sono Cnr- Irsa e Arpav.

Articolo di Marzia Albiero del Gas di Creazzo da parte del nostro Coordinamento



Noi contagiati dai Pfas.
Fa male, fa molto male leggere in questi ultimi giorni titoli su giornali come L’Arena o il Giornale di Vicenza: ”Problemi alle donne incinte nella zona Pfas”…”Sorpresa: i Pfas causano malattie anche mortali”.
Sorpresa?  Vien da sorridere. Pensare che l’azienda in questione inquina da più di 40 anni le nostre falde e che i primi dati conclamati ci sono dal 2013.
In modo subdolo questo inquinamento ci ha contagiati (tramite particelle chimiche prodotte da Rimar prima e Miteni  poi,  come idrorepellenti),  si è  insinuato per decenni  nei nostri organismi in modo pesante attraverso l’acqua “potabile” dei 21 comuni indicati come zona rossa (e tuttora NON allacciati a fonti di approvvigionamento sicure) e in maniera meno eclatante ma pur sempre invasiva, attraverso prodotti di agricoltura e allevamento locali, per tutti gli abitanti delle tre province di Vicenza Verona e Padova.
I più, forse,  sdrammatizzeranno facendone chiacchiere da luogo comune…perché si sa che tanto,  vuoi per l’inquinamento atmosferico, vuoi per le onde elettromagnetiche,  mettiamoci anche l’inquinamento dell’acqua….uno più o uno meno.  Difficile fossilizzarsi sui  luoghi comuni  visto che il corpo umano è composto in media dal 65% di acqua e considerato ciò che  i  primi a rimetterci sarebbero proprio i Neo -Nati ovvero i cittadini del futuro, senza contare quelli del passato dei quali nessuno ha mai parlato. Ora grazie alla “scoperta” del 28 novembre scorso a firma del dr Mantoan Direttore dell’Area Sanità Regione Veneto e della Commissione Tecnica Pfas, dove ci si rifà al parere dell’Istituto Nazionale della Sanità del 16 gennaio 2014 (si sottolinea 2014 – tre anni or sono) emerge che tali sostanze perfluoralchiliche sono correlate ed aumentano il rischio delle seguenti malattie:
ipercolesterolemia, colite ulcerosa, malattie della tiroide, pre-eclampsia, diabete gestazionale, anomalie del sistema nervoso e del sistema cardiocircolatorio e cromosomiche dei neonati, negli iper esposti  tumore del rene e del testicolo. Inoltre aumentano significativamente i casi di morte per i cittadini esposti, a causa di: ictus, infarto, Alzhaimer.  Sempre in tale relazione, si evidenzia che la ditta Rimar già negli anni settanta è stata all’origine di versamento di  sostanze chimiche mediante le acque di scarico nelle acque di Altavilla e Creazzo e va rilevato che già in quegli anni (ANNI 1970) le conoscenze scientifiche non permettevano di escludere  la pericolosità delle sostanze citate per la salute, sostanze prodotte sin dagli anni ’60, dall’azienda in questione, classificata Industria Insalubre secondo art.  216 del Testo Unico  e quindi soggetta a valutazione igenico-sanitaria. QUARANTASEI ANNI FA! Ma ora finalmente dopo 46 anni e tutte queste scoperte, finalmente si chiede alle Istituzioni competenti la TEMPESTIVA adozione di tutti i provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione volti alla rimozione della fonte della contaminazione nonché  l’ipotesi  dello spostamento della sede produttiva della Ditta in oggetto.
E pensare che se si percorre la strada che porta a Valdagno- Recoaro per avvicinarsi alle Piccole Dolomiti, e meravigliarsi ogni volta vedendole  svettare verso il cielo e provare un sentimento di gratitudine per essere culla  della nostra acqua,  non ci si accorge minimante all’altezza di Trissino, di tale colosso produttore di queste micidiali sostanze, tanta e rigogliosa è la vegetazione che  gli fa da schermo e che gli ha permesso, in parte, di agire indisturbata.
E allora, rifacendomi alla melodia di un testo di Fabrizio de André, melodia che vista la  circostanza assume note tristi…
 Se ci avvelenano l’acqua,  Marcondiro'ndero
se ci avvelenano l’acqua, Marcondiro'ndà
Nelle falde in profondità, Marcondiro'ndera
Nelle falde in profondità chi ci aiuterà?
Ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro'ndera
ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà”….
Marzia Albiero per il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas

Uscito anche sul Punto di Creazzo 

lunedì 16 gennaio 2017

Pfas, sindacati vicentini: "Regione prenda le sue responsabilità per guidare l'emergenza"



Pfas, sindacati vicentini: "Regione prenda le sue responsabilità per guidare l'emergenza"

Di Comunicati Stampa Venerdi 13 Gennaio alle 17:01 | 0 commenti
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Cgil, Cisl e Uil di Vicenza e provincia sono preoccupate non solo per l'inquinamento ambientale e per la salute dei cittadini, ma anche per la salute dei lavoratori che operano e che hanno operato all'interno del sito oggi della Miteni in cui si producono i PFAS, fonte di inquinamento. I segretari generali di CGIL e UIL, Giampaolo Zanni e Grazia Chisin, e il segretario CISL Riccardo Camporese due giorni fa hanno reiterato la richiesta fatta a fine luglio 2016 alla Regione: "Da allora a nome dei lavoratori", sottolinea Giampaolo Zanni (Cgil), "abbiamo sollecitato l'incontro chiesto finalizzato a trovarci ad un tavolo con azienda, Regione ed enti preposti ai controlli (Arpav, ma anche Conferenze dei sindaci e Province) per giungere ad un protocollo d'intesa finalizzato a capire come muoversi in modo coordinato per affrontare il problema e nel lungo termine risolverlo!"
Ma da allora nonostante i solleciti il promesso incontro con l'assessore Bottaccin, non è mai stato convocato. "E' inaccettabile", afferma il Segretario generale della Cgil vicentina, "che tale situazione ad oggi sia gestita solo sul territorio provinciale perché riguarda più province e soprattutto è ridicolo che la Giunta regionale non abbia avuto la decenza di prendersi questa responsabilità di coordinamento rispetto ad una situazione di gravissimo inquinamento ambientale!" I rappresentanti dei lavoratori hanno denunciato anche le difficoltà di dialogo tra sindacati e l'azienda di Trissino, "e dunque anche per questo chiediamo alla regione di assumere un ruolo di garanzia rispetto ad eventuali intese con l'azienda sulle produzioni e sugli investimenti per risolvere il problema". Infine i sindacati hanno chiesto (su istanza delle rappresentanze degli RLS-rappresentanti sindacali per la sicurezza di Miteni, in conferenza stampa Renato Volpiana) al servizio sanitario regionale (sempre la Regione!) di allargare la popolazione sottoposta a screening e soprattutto di monitorare in modo molto più accurato la salute dei lavoratori dipendenti di Miteni ma anche delle ditte esterne e dei pensionati dell'azienda.

Pfas, la Regione monitorerà le donne in attesa

Pfas, la Regione
monitorerà
le donne in attesa

Uno stralcio della relazione della Commissione tecnica regionale Pfas
Uno stralcio della relazione della Commissione tecnica regionale Pfas
Non è solo un, per quanto inquietante, allarme quello relativo alla relazione fra patologie che possono riguardare donne in gravidanza e neonati e l’inquinamento delle acque da Pfas. Ora, infatti, da Venezia vengono annunciate misure straordinarie volte a tenere sotto controllo gestanti e bambini in tenera età.
STUDI E CONTROMISURE. A parlare per primo in maniera ufficiale del nesso fra l’inquinamento da sostanze perfluoro-alchiliche e alcune patologie riguardanti gravidanze e nascite era stato il segretario generale della Sanità regionale Domenico Mantoan: lo aveva fatto in un documento risalente al 17 novembre, e poi rimasto riservato, che era stato indirizzato a pochi addetti ai lavori, ovvero agli assessori regionali Luca Coletto, Giampaolo Bottacin e Giuseppe Pan, alla segreteria della programmazione regionale e al presidente della Provincia di Vicenza Achille Variati.
In tale testo, del quale L’Arena ha dato notizia il 6 gennaio e che consisteva nella relazione conseguente a un incontro svoltosi il 21 ottobre della commissione tecnica regionale sui Pfas, veniva citato uno studio realizzato dal Registro nascite, Coordinamento malattie rare, della Regione che si diceva essere stato concluso ancora alla fine di settembre 2016 e protocollato il successivo 17 ottobre.
Lo studio, secondo quanto scritto nella relazione, evidenzia in particolare un incremento della pre-eclampsia (sindrome nota anche come gestosi) e del diabete gestazionale nelle donne in gravidanza e, per quanto riguarda i bambini, di nati con peso molto basso o piccoli o con alcune malformazioni maggiori, come anomalie del sistema nervoso e del sistema circolatorio e cromosomiche.
Francesca Russo, che è a capo della Direzione prevenzione, sicurezza alimentare e veterinaria regionale, adesso annuncia: «Da questo mese inizieremo a mettere in piedi un percorso di presa in carico e valutazione delle donne gravide e dei bambini che risiedono nell’area a rischio».
I DATI NOTI. Secondo quanto riferisce la dirigente regionale, dalle schede di dimissione ospedaliera e i certificati post parto registrati nell’area maggiormente esposta alla contaminazione, che comprende 21 Comuni (tredici del Basso Veronese, sette del Vicentino e uno del Padovano), risulta un tasso significativamente più elevato rispetto alla media regionale, è quasi il doppio, di diabete gestazionale, una prevalenza di casi di bassissimo peso alla nascita e situazioni, per quanto rare, di malformazioni.
«Bisogna capire se la causa di questa situazione sono davvero i Pfas (cosa che si è verificata in un inquinamento analogo a quello veneto che è avvenuto negli Stati Uniti, ndr) applicando un protocollo di studio specifico che è in fase di predisposizione», precisano a Venezia.
LE REAZIONI. Dopo il sollevamento registrato in Regione da parte delle forze di opposizione M5S e Pd dovuto principalmente al fatto che i dati citati da Mantoan non erano stati resi pubblici, e dopo esposti presentati dalle forze ambientaliste, ora prende posizione anche uno degli specialisti che hanno seguito dall’inizio la vicenda Pfas. Vincenzo Cordiano, di Isde medici per l’ambiente di Vicenza. «Quanto si è ora saputo costituisce la dimostrazione che è necessario controllare anche, anzi per primi, i bambini», afferma il dottor Cordiano. «La Regione ha messo in piedi un monitoraggio sullo stato di salute della popolazione esposta ai Pfas che, secondo quanto deliberato, è fatto bene ma che, purtroppo, esclude quelle fasce d’età, inferiori ai 14 anni e superiori ai 65, che invece dovrebbero essere poste sotto controllo».
«Per questo», conclude Cordiano, «l’auspicio è che a Venezia decidano di ampliare i controlli all’intera popolazione e che essi vengano avviati subito, per evitare che i risultati siano alterati dall’allungarsi dei tempi».
Luca Fiorin

martedì 10 gennaio 2017

Pfas, M5S Veneto: «Regione sapeva ma ha sempre taciuto»




«Il registro nascite gestito dalla Regione rivela che i Pfas causano malattie, anche mortali. Si parla di un aumento della gestosi e del diabete in gestazione nelle donne in gravidanza e problemi per alcuni neonati. C’è un incremento anche di cardiopatie e diabete. Le malattie mortali collegate sono cardiopatie ischemiche, malattie cerebrovascolari, diabete mellito e Alzheimer». Queste le parole del Movimento 5 Stelle Veneto che denuncia: «abbiamo sempre parlato dei rischi causati dai Pfas per la salute, ma la cosa più grave è che l’indifferenza della Giunta regionale veneta non era dettata dall’ignoranza. Loro sapevano ma hanno taciuto!».

Bur n. 4 del 05 gennaio 2017Approvazione del "Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche"




Bur n. 4 del 05 gennaio 2017

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Materia: Sanità e igiene pubblica
Deliberazione della Giunta Regionale n. 2133 del 23 dicembre 2016
Approvazione del "Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche" e del "Piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti della Regione del Veneto".
Note per la trasparenza
Si approva il "Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche", nonché il "Piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti della Regione del Veneto". Il sostegno finanziario alle Aziende Ulss coinvolte nella realizzazione del piano di sorveglianza è stato previsto con il Decreto del Direttore della Direzione Prevenzione e Sicurezza Alimentare n. 21 dell'8.11.2016 che ha disposto a tale scopo l'impegno di spesa di € 399.458.00 e la relativa liquidazione.
L'Assessore Luca Coletto riferisce quanto segue.
Con D.G.R. n. 565 del 21.04.2015 è stato approvato lo studio di "Biomonitoraggio di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti del territorio della Regione del Veneto" poi integrato, a seguito delle richieste dei Comitati Etici, con Decreto del Direttore Generale dell'Area Sanità e Sociale n. 318 del 25.11.2015.
Di tale studio, in data 18.04.2016, l'Istituto Superiore di Sanità ha comunicato alla Regione del Veneto gli esiti prodotti, conseguenti alle analisi sierologiche sulla popolazione. Conseguentemente è emersa la necessità di predisporre un piano di attività per la presa in carico degli esposti alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) mediante la collaborazione ed in coordinamento con tutti i soggetti istituzionali competenti coinvolti (Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, OMS, Centri di ricerca).
Con Decreto del Direttore Generale dell'Area Sanità e Sociale n. 38 del 27 aprile 2016 è stato Costituito un gruppo di lavoro regionale per supportare la Regione del Veneto nello stabilire un percorso diagnostico terapeutico che i maggiormente esposti alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) dovranno seguire, nonchè le modalità di approfondimento del profilo tossicologico delle sostanze perfluoroalchiliche.
All'esito di questi lavori, in collaborazione con l'ISS e le cinque Aziende ULSS interessate dalla contaminazione, si intende avviare un piano di sorveglianza e presa in carico sanitaria della popolazione esposta a PFAS descritta nel "Piano di Sorveglianza Sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche" di cui all'"Allegato A" alla presente deliberazione, corredato da tutta la modulistica utile (es. lettere di invito, comunicazioni degli esiti, informative). Verrà inoltre predisposto un applicativo software regionale per permettere la gestione dei protocolli operativi e dei percorsi previsti garantendo il monitoraggio dei volumi e la qualità dell'attività svolta secondo la specifica procedura descritta nel medesimo "Allegato A".
Considerato che con la D.G.R. n.1517 del 29 ottobre 2015 "Sorveglianza sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): acquisizione dei livelli di riferimento per i parametri "Altri PFAS" nelle acque destinate al consumo umano, nonché individuazione delle aree di esposizione per gli ambiti territoriali interessati dalla presenza di PFAS", si era provveduto all'individuazione delle aree di esposizione per gli ambiti territoriali interessati dalla presenza di PFAS, a seguito degli esiti del biomonitoraggio sopracitato si è proceduto alla ridefinizione dell'area di esposizione, mediante la ricostruzione della filiera idropotabile, unitamente all'Area Tutela e Sviluppo del Territorio e all'Agenzia Regionale per l'ambiente.
Sono state, pertanto, identificate le seguenti altre aree:
  • Area di massima esposizione sanitaria: riferita all'area dove era presente un'alta concentrazione di PFAS nel 2013 prima dell'applicazione dei filtri sull'acqua in distribuzione e dove si riscontrano elevate concentrazioni di queste sostanze nelle acque sotterranee e superficiali ;
  • Area delle captazioni autonome ad uso potabile: riferita ad ambiti comunali dove sono stati rilevati superamenti di PFAS dalle captazioni autonome censite;
  • Area di attenzione: riferita al sistema di controllo delle reti ambientali per acque superficiali e sotterranee inclusive dell'uso irriguo e per abbeverata;
  • Area di approfondimento: area con solo presenza di PFAS in matrici ambientali, che necessita di ulteriori monitoraggi e studi.
Tale ricostruzione è stata la base che ha consentito di individuare nell'area di massimo impatto sanitario l'area alla cui popolazione residente proporre il piano di sorveglianza citato.
Si precisa che due gruppi di sottopopolazione saranno oggetto di uno specifico biomonitoraggio: i lavoratori della Ditta produttrice di sostanze perfluoroalchiliche esposti e le donne in gravidanza. Per tale sottopopolazione verrà definito un programma di sorveglianza ad hoc, da approvarsi mediante apposito atto deliberativo.
L'obiettivo generale e del piano di sorveglianza è la prevenzione delle malattie croniche degenerative dovute all'esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche ed agli scorretti stili di vita, attraverso la presa in carico della popolazione esposta e si concretizzerà nei seguenti obiettivi specifici:
1.   Caratterizzare l'esposizione a PFAS delle persone che vivono nelle aree contaminate;
2.   Valutare gli effetti dell'esposizione a PFAS sulla salute dei soggetti esposti;
3.   Identificare i comportamenti a rischio per le malattie croniche degenerative;
4.   Garantire il monitoraggio dello stato di salute del soggetto esposto attraverso l'offerta terapeutica affidata alla medicina di famiglia e l'attivazione degli strumenti di prevenzione per la modifica degli stili di vita scorretti, affidata ai dipartimenti di Prevenzione della Regione del Veneto.
Saranno coinvolte le seguenti Aziende ULSS: ULSS 5 Ovest Vicentino, ULSS 6 Vicenza (dal 1.1.2017 Azienda Ulss n.8 Berica) ULSS 17 Este (dal 1.1.2017 Azienda Ulss n.6 Euganea) ULSS 20 Verona e ULSS 21 Legnago (dal 1.1.2017 Azienda Ulss n.9 Scaligera). L'attuazione del piano sarà coordinata dal Centro Unico Screening del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda ULSS 5 Ovest Vicentino (dal 1.1.2017 Azienda Ulss n. 8 Berica). La popolazione complessiva residente nei Comuni interessati dall'esposizione a PFAS è di circa 127.000 abitanti. La popolazione coinvolta sarà costituita dai residenti e domiciliati di età compresa tra i 14 e i 65 anni (coorti di nascita dal 1951 al 2002), per un totale di 84.795 persone.
La chiamata attiva della popolazione seguirà la modalità organizzativa dei programmi di screening oncologici. L'avvio della chiamata prevede di iniziare con i nati della coorte del 2002, la scelta di iniziare con i più giovani è dettata dal fatto che l'eventuale alta concentrazione di PFAS e/o di rilevanti alterazioni metaboliche in tali soggetti potrebbe rappresentare motivo utile ad approfondimenti in termini di coorti interessate e di correlazione sanitaria all'esposizione alle sostanze in oggetto, in quanto gli scorretti stili di vita risultano meno associati ai soggetti appartenenti alle coorti più giovani (14-15enni).
Il dosaggio dei PFAS verrà centralizzato preso il laboratorio di riferimento di ARPAV, per garantire la massima standardizzazione delle procedure analitiche e la confrontabilità dei risultati con il supporto dell'ISS per la formazione e per il processo di intercalibrazione delle analisi.
Il sostegno finanziario alle Aziende Ulss coinvolte nella realizzazione del piano di sorveglianza è stato previsto con il Decreto del Direttore della Direzione Prevenzione e Sicurezza Alimentare n. 21 dell'8.11.2016 che ha disposto l'impegno di spesa di € 399.458,00 e la relativa liquidazione.
Per le spese a carico di Arpav relative all'esecuzione delle analisi del dosaggio PFAS esse sono coperte dal finanziamento complessivo istituzionale che la Regione del Veneto corrisponde annualmente ad Arpav.
L'attività dell'Istituto Superiore di Sanità rientra tra le attività previste e finanziate con la quota vincolata del fondo sanitario nazionale relativa all'Ambiente e salute.
Per completare l'attività di monitoraggio dell'esposizione della popolazione alle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), con deliberazione n. 243 dell'8.3.2016 la Giunta Regionale ha disposto l'affidamento all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) della predisposizione e realizzazione del Piano di monitoraggio sulle matrici di interesse alimentare in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS.
Inoltre, con Decreto del Direttore Generale dell'Area Sanità e Sociale n. 19 dell'8.3.2016 è stato costituto il gruppo di lavoro "Gestione degli alimenti in ordine alle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS)" con i compiti tra l'altro di:
  • Pianificare il monitoraggio sugli alimenti in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità;
  • Valutare l'adozione di misure di prevenzione primaria efficaci ai fini di ridurre le esposizioni alimentari nel breve e nel lungo periodo;
  • Valutare l'adozione di pratiche agronomiche e zootecniche volte a ridurre il trasferimento della contaminazione dai comparti ambientali a quelli agro-zootecnici.
Si ritiene inoltre opportuno dare mandato all'Istituto Superiore di Sanità di definire, in collaborazione con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), i limiti di sicurezza per la salute di queste sostanze negli alimenti.
In data 2.11.2016 l'Istituto Superiore di Sanità ha trasmesso alla Regione del Veneto il "Piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti della Regione del Veneto".
In considerazione della necessità di procedere con urgenza, determinata dalla stagionalità della loro produzione, al campionamento di alcune tipologie di alimenti, è stata data indicazione alle Aziende Ulss di dare avvio al campionamento già a settembre 2016, nelle more della formalizzazione del piano, in ossequio alle indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanità.
Si ritiene pertanto, di approvare il documento proposto e redatto in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e l'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, che, corredato dall' apposita modulistica, costituisce il "Piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti della Regione del Veneto" di cui all'"Allegato B" alla presente deliberazione. L'obiettivo della Regione del Veneto è quello di poter concludere il monitoraggio degli alimenti nel più breve tempo possibile ed auspicabilmente nel mese di luglio 2017.
Trattandosi di documenti di utilità essenzialmente operative si ritiene necessario prevedere che le eventuali modifiche od integrazioni alla modulistica contenuta nell'"Allegato A" e nell'"Allegato B", dovessero rendersi successivamente necessarie, verranno disposte con Decreto del Direttore dell'Area Sanità e Sociale.
Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.
LA GIUNTA REGIONALE
UDITO il relatore, il quale dà atto che la struttura competente ha attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica, anche in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione statale e regionale, e che successivamente alla definizione di detta istruttoria non sono pervenute osservazioni in grado di pregiudicare l'approvazione del presente atto;
VISTO l'art. 2 comma 2 della legge regionale n.54 del 31 dicembre 2012;
VISTA la D.G.R. n. 565 del 21.04.2015 "Biomonitoraggio di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti del territorio della Regione del Veneto";
VISTO il D.D.G. Area Sanità e Sociale n. 318 del 25.11.2015;
VISTA la D.G.R. n.1517 del 29 ottobre 2015 "Sorveglianza sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): acquisizione dei livelli di riferimento per i parametri "Altri PFAS" nelle acque destinate al consumo umano, nonché individuazione delle aree di esposizione per gli ambiti territoriali interessati dalla presenza di PFAS";
VISTO il D.D.G. Area Sanità e Socialen. 19 dell'8 marzo 2016 ;
VISTO il D.D.G. Area Sanità e Socialen. 38 del 27 aprile 2016;
delibera
1.  di prendere atto di quanto espresso in premessa che costituisce parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;
2.  diapprovare il "Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche", "Allegato A" alla presente deliberazione che ne costituisce parte integrante;
3.  di approvare il "Piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti della Regione del Veneto", "Allegato B"alla presente deliberazione che ne costituisce parte integrante;
4.  di stabilire che eventuali modifiche od integrazioni, di carattere operativo, alla modulistica dei documenti contenuta nell'"Allegato A" e nell'"Allegato B" di cui ai precedenti punti 2) e 3), dovessero rendersi successivamente necessarie, verranno disposte con Decreto del Direttore dell'Area Sanità e Sociale;
5.  di prendere atto che il sostegno finanziario alle Aziende Ulss coinvolte nella realizzazione del "Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche", di cui al punto 2 del presente deliberato, è stato previsto con il Decreto del Direttore della Direzione Prevenzione e Sicurezza Alimentare n. 21 dell'8.11.2016 che ha disposto l'impegno di spesa di € 399.458,00 e la relativa liquidazione.
6.  di incaricare l'Istituto Superiore di Sanità di definire, in collaborazione con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), i limiti di sicurezza per la salute delle sostanze perfluoroalchiliche negli alimenti;
7.  di incaricare la Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Veterinaria dell'esecuzione del presente atto e della sua trasmissione al Ministero della Salute ed agli altri Enti nazionali e/o internazionali competenti;
8.  di pubblicare il presente provvedimento nel Bollettino Ufficiale Regionale della Regione del Veneto.
(seguono allegati)
2133_AllegatoA_336975.pdf
2133_AllegatoB_336975.pdf