martedì 31 maggio 2016

Italia: tutela salute e ambiente addio. Il caso dell'inquinamento da PFAS

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Italia: tutela salute e ambiente addio. Il caso dell'inquinamento da PFAS

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LUNEDÌ 30 MAGGIO 2016 17:06 GMT
Le vicende che riguardano la relazione tra ambiente, salute e inquinamento assumono un particolare valore in Italia dove di fatto vige una sorta di norma non scritta: bisogna fare i conti con il diritto alla salute.
Negli USA l'analisi economica del diritto, conosciuta come Economic Analysis of Law (o anche Law & Economics), nasce con Richard Posner.
In Italia, invece, in qualche cantina romana o a Cenobbio.
I Trattati dell'Unione Europea sulla salute e l'ambiente si fondano su quattro fondamentali Principi:
  • integrazione,
  • elevato livello di tutela,
  • prevenzione,
  • precauzione.
  • Integrazione vuol dire contemperare la politica ambientale con gli obiettivi che persegue l'UE in altri settori. L'elevata tutela è sancita sia nel Testo Funzionamento dell'Unione Europea che nella Carta dei Diritti (art. 37) ed indica il perseguire il massimo livello di tutela tecnicamente possibile.
    Precauzione intende che alla presenza di rischi irreversibili e seri per l'ambiente, anche quando questi non si possono affermare con assoluta certezza scientifica, deve essere comunque prevista l'adozione di misure idonee e adeguate a prevenire danni sull'ambiente.
    Prevenzione intende il prevenire danni all'ambiente perché i costi del risarcimento sono superiori ai costi.
    Questi principi trovano applicazione concreta in una procedura chiamata valutazione d'impatto ambientale (VIA).
    Gli Stati membri adottano le disposizioni necessarie affinché, prima del rilascio dell'autorizzazione per i progetti per i quali si prevede un notevole impatto ambientale, in particolare per la loro natura, le loro dimensioni o la loro ubicazione, sia prevista un'autorizzazione e una valutazione del loro impatto.
    La norma comunitaria continua affermando che il costruttore dell'opera fornisce una “descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e possibilmente compensare rilevanti effetti negativi”. La finalità della VIA? “Assicurare che l'attività antropica sia compatibile con le condizioni di uno sviluppo sostenibile (…) Per mezzo della stessa si affronta la determinazione della valutazione preventiva integrata degli impatti ambientali (..)”; “In tale ambito b) la valutazione ambientale dei progetti ha la finalità di proteggere la salute umana contribuire con un miglore ambiente alla qualità della vita”.
    Il caso delle sostanze perfluoroalchiliche nella rete idrica delle province di Padova, Vicenza e Verona ma estese a tutto il bacino del Po e interessate alla VIA del progetto alta velocità VR/PD è da manuale e dimostra l'inadeguatezza delle strutture ministeriali di controllo, vigilanza e l'assenza grave dei ministri competenti. I ministeri interessati sono quelli dell'Ambiente, della Salute, delle Infrastrutture e grave appare l'inerzia della Regione Veneto.
    L'incredibile vicenda PFAS è legata alla data del 15 aprile 2013, al numero di protocollo del Ministero dell'Ambiente e all'oggetto “Ritrovamento di sostanze perfluorate nelle acque superficiali e potabili della provincia di Vicenza e comuni limitrofi”.
    Il destinatario è la direzione “Igiene delle acque interne” dello stesso Ministero e per conoscenza al Ministro della Sanità, all'Istituto Superiore di Sanità e all'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Tutela delle Acque Interne e Marine e Arpav Veneto. Le indagini di Arpav rilevano PFAS e nel Rapporto si legge:
    “Allo stato attuale risulta che la propagazione della contaminazione ha raggiunto un'area di estensione di circa 150 km2 e interessa principalmente le province di Vicenza, Verona e Padova, con presenza in falda e nei corsi d'acqua superficiali”.
    I PFAS sono un insieme di molecole diverse e le più studiate sono PFOA, PFOS e PFBS. Il PFOS è da 10 anni classificato tra i composti organici persistenti, presente nell'elenco della direttiva 39/2013.
    I PFAS sono stati trovati nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Una VIA sul progetto Alta Velocità VR/Ii, che da mesi vede il Ministero dell'Ambiente chiedere documentazioni integrative dello studio di impatto ambientale senza accenno alcuno ai PFAS che sono perturbatori endocrini e sospetti cancerogeni, la dice lunga sul senso di responsabilità dei ministeri preposti e del concessionario della rete ferroviaria italiana.
    Tratteremo in un prossimo articolo le caratteristiche dei PFAS, le inadempienze rispetto alle direttive comunitarie e l'irresponsabilità del legislatore e dell'esecutivo nel dare risposte normative coerenti con il rischio e già presenti nella normativa italiana in altri settori.
    Circa l'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili e nelle acque superficiali, in data 29 maggio 2013 protocollo 0037869/TRI si richiedeva ad Arpav di verificare quanto constatato dalle campagne di monitoraggio
    IRSA/CNR.
    L'Arpav ha certificato la contaminazione di alcuni corsi d'acqua del Veneto da sostanze perfluoro-alchiliche. La contaminazione è diffusa.
    ARPA scrive: “Allo stato attuale risulta che la propagazione della contaminazione ha raggiunto un'area di estensione di circa 150 km2 e interessa principalmente le province di Vicenza, Verona e Padova, con presenza in falda e nei corsi d'acqua superficiali”.
    La movimentazione di 7,5 mln di metri cubi di materiale scavato e l'impatto sulle falde di tipologie costruttive come ponti e viadotti dovrebbe implicare come parametro primario di quanto richiesto dalla lettere F) allegato del DPCM 27/12/ 1988. Invece non appare nulla.
    Articolo pubblicato su Forexinfo.it da Erasmo Venosi

    Veneto, inquinamento PFAS: 110mila abitanti sotto monitoraggio, test per 10 anni


    fonte immagine: Regione Veneto

    Veneto, inquinamento PFAS: 110mila abitanti sotto monitoraggio, test per 10 anni

    Si è riunito in Veneto il Comitato tecnico regionale per fare il punto sulla situazione dell'inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) che interessa le province di Vicenza, Verona e Padova. Controlli ambientali continui e sorveglianza sanitaria: 109.029 abitanti sottoposti a monitoraggio per 10 anni per un costo di 100 milioni di euro l'anno
    "Ci sono significativi sviluppi nell'ambito della vicenda dell'inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) che ha interessato ampie aree del Veneto: l'Azienda Miteni Spa presenterà infatti domani (oggi perm chi legge, ndr) al Comune di Trissino il proprio Piano di Bonifica, che sarà poi valutato dall'Arpav e dalla Provincia di Vicenza".
    Ad annunciarlo è la Regione Veneto:
    "La notizia - spiega la Regione - è emersa nel corso della riunione dello specifico Comitato, istituito dalla Regione e composto dai tecnici regionali della Sanità, dell'Ambiente e dell'Agricoltura, convocato per fare il punto della situazione e valutare le iniziative predisposte per la sorveglianza sanitaria sugli abitanti delle zone coinvolte. Erano presenti all'incontro gli Assessori regionali all'Ambiente e alla Sanità".
    La vicenda PFAS è iniziata 
    nel corso dell’estate del 2013, quando a seguito di alcune ricerche sperimentali su potenziali inquinanti “emergenti” effettuate su incarico del Ministero dell’Ambiente, è stata segnalata, in alcune zone del Veneto, la presenza di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili. Si tratta di sostanze una persistenza molto significativa che determinano una diffusa presenza nell’ambiente idrico, nell’ambiente e negli organismi, incluso l‘uomo, dove tendono ad accumularsi nel tempo. La Regione Veneto ha attivato immediatamente una Commissione Tecnica Regionale e una serie di azioni finalizzate alla tutela prioritaria delle salute pubblica, fra le quali interventi immediati  sull’acqua potabile nell’area interessata mediante l’istallazione di specifici filtri a carboni attivi, attivazione di un sistema specifico di sorveglianza analitica, formazione egli operatori sanitari e non, regolamentazione dell’utilizzo dei pozzi privati ad uso potabile eattività di monitoraggio e controllo sulle acque. L'inquinamento riguarda 79 comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova.Nel luglio 2013 l’Arpav inviò alla magistratura una nota in cui indicava come fonte della contaminazione la ditta Miteni di Trìssino (VI), azienda chimica dal 2009 di proprietà della multinazionale tedesca Weylchem del gruppo International Chemical Investors (Icig), e l'unica in Italia a produrre Pfas in Italia. I Pfas sono utilizzati per trattare pelli e tessuti (Goretex), rivestimenti di carta e cartone anche per alimenti, fondi antiaderente per cottura cibi (Teflon).
    L'azienda ha sempre negato ogni responsabilità: in una nota dello scorso 21 aprile dichiarava che "la presenza di Pfas nell'area descritta  non può essere dovuta alla falda dello stabilimento Miteni. Un'area così vasta va necessariamente riferita al sistema di scarichi consortili a cui sono collegate centinaia di aziende del territorio. Miteni non produce più da anni Pfos e Pfoa, dal 2011, e ancora prima i reflui delle lavorazioni erano inviati a sistemi di trattamento esterni. Pfos e Pfoa vengono usati tutt'oggi da oltre duecento industrie del settore conciario e manifatturiero presenti nella zona che li acquistano sul mercato estero, imprese che sono allacciate agli stessi scarichi consortili a cui è allacciata Miteni. Le acque in uscita dallo stabilimento di Trissino sono sotto costante controllo, trattate con sistemi che rispondono pienamente alle indicazioni del Consorzio senza che vi sia mai stato alcun superamento dei limiti richiesti. L'azienda ha peraltro investito nel trattamento delle acque e in interventi ambientali negli ultimi anni oltre 15 milioni di Euro.
    Miteni collabora fin dagli anni Novanta con le istituzioni nazionali e internazionali per la ricerca sui Pfas e i possibili effetti sull'ambiente e sull'uomo, ancora in fase di studio. Confermiamo ogni disponibilità a condividere gli studi svolti in questi anni e siamo pronti a ogni confronto con le istituzioni".Il piano di bonifica che viene presentato oggi non riguarda comunque l'inquinamento delle acque superficiali, rispetto al quale l'azienda continua a respingere ogni accusa, ma si tratta di quello che più propriamente viene chamato "MISO" ovvero il piano di messa in sicurezza operativo: un documento che riassume tutti gli interventi eseguiti nel tempo dall'azienda sulla falda sottostante lo stabilimento.  Sorta negli anni 60, l'azienda ha via via adeguato i controlli e gli interventi di pulizia da agenti inquinanti  sulla base dell'aggiornamento delle normative e delle nuove prescrizioni: il documento, che verrà sottoposto alla valutazione della Conferenza dei servizi, traccia una sintesi di tutti gli interverventi di mitigazione che Miteni ha posto in essere da allora ad oggi. Nel corso della riunione, sono stati anche definiti i particolari del monitoraggio ambientale in corso e di quello sanitario, che coinvolgerà una popolazione di 109.029 abitanti.
    "Per quanto concerne gli aspetti ambientali - spiega ancora la regione Veneto, l'Arpav sta effettuando controlli senza soluzione di continuità. Tutto il territorio veneto è stato valutato e suddiviso in diverse aree a seconda della presenza o meno e dell'entità degli inquinanti rilevati. I prelievi, già oltre 5 mila, proseguiranno in tutti i territori dove è emersa in qualsiasi quantità, anche minima ("sotto soglia") la presenza di queste sostanze".

    "Complessa la macchina dei controlli sanitari - prosegue la nota - che dovranno durare una decina d'anni per verificare nel tempo gli eventuali effetti sulla salute e farne una valutazione epidemiologica, costeranno oltre 100 milioni di euro l'anno, e verranno effettuati sui tutti i residenti dell'area "di massima esposizione" (area rossa), delineata nei Comuni di Albaredo d'Adige, Alonte, Arcole, Asigliano Veneto, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant'Anna, Brendola, Cologna Veneta, Legnago, Lonigo, Minerbe, Montagnana, Noventa Vicentina, Poiana Maggiore, Pressana, Roveredo di Guà, Sarego, Terrazzo, Veronella, e Zimella, per un totale di 109.029 persone.
    La sorveglianza è stata organizzata su due livelli: il primo, per tutti ed esente ticket, prevede l'effettuazione di una serie di esami, il secondo prevede i necessari approfondimenti rivolti a coloro che dovessero presentare anomalie negli esami. Saranno chiamati a sottoporsi alla valutazione tutti i cittadini compresi tra 14 e 65 anni. I controlli verranno ripetuti ogni 12 mesiSu un'area allargata (arancio e giallo)  sarà attuata una sorveglianza attiva della popolazione con la possibilità di accedere agli esami di screening o di approfondimento se in presenza di sintomi o di sospette condizioni cliniche rilevate in ambito ospedaliero o segnalate dai Medici di Medicina Generale sul territorio. Per tutte le aree (compresa quella verde) dove sono stati riscontrati Pfas ma sotto soglia e dove permane la sorveglianza ambientale) rimarrà attiva la sorveglianza epidemiologica"

    Miteni, piano di bonifica della falda

    Miteni, piano di bonifica della falda

    filtri pfas
    La Miteni di Trissino pronta a bonificare. Se ne è discusso nella riunione del comitato tecnico sul caso Pfas voluto dalla Regione: l’azienda presenterà un piano all’Arpav. Il Miso, Messa in sicurezza operativa, «riassume tutte le risultanze degli interventi svolti negli ultimi tre anni e le proposte che l’azienda formula in merito alla bonifica della falda», scrive la multinazionale in un comunicato ripreso dal Corriere del Veneto.
    Nelgi ultimi anni «sono stati realizzati dei pozzi di prelievo dalla falda ed è stata collocata una barriera per intercettare l’acqua che va verso sud, in modo da aspirarla, depurarla e reimmetterla a valori di potabilità». Ora tocca all’Arpav giudicare l’operato dell’azienda trissina: «L’Arpav — comunica la Regione — sta effettuando controlli senza soluzione di continuità. Tutto il territorio veneto è stato valutato e suddiviso in diverse aree a seconda della presenza o meno, e dell’entità, degli inquinanti rilevati.

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    DEFINITE LA AZIONI SANITARIE SULLA POPOLAZIONE INQUINATA DAI PFAS (COMUNICATO STAMPA REGIONE VENETO)

    INQUINAMENTO: PFAS, RIUNITO IN VENETO COMITATO TECNICO REGIONE. DOMANI MITENI DEPOSITA SUO PIANO DI BONIFICA. DEFINITE LA AZIONI SANITARIE SULLA POPOLAZIONE.

    Comunicato stampa N° 727 del 26/05/2016
    (AVN) Venezia, 26 maggio 2016

    Ci sono significativi sviluppi nell’ambito della vicenda dell’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) che ha interessato ampie aree del Veneto: l’Azienda Miteni  presenterà infatti domani al Comune di Trissino il proprio Piano di Bonifica, che sarà poi valutato dall’Arpav e dalla Provincia di Vicenza.

    La notizia è emersa nel corso della riunione dello specifico Comitato, istituito dalla Regione e composto  dai tecnici regionali della Sanità, dell’Ambiente e dell’Agricoltura, convocato per fare il punto della situazione e valutare le iniziative predisposte per la sorveglianza sanitaria sugli abitanti delle zone coinvolte.

    Erano presenti all’incontro gli Assessori regionali all’Ambiente e alla Sanità.

    Nel corso della riunione sono stati anche definiti i particolari del monitoraggio ambientale in corso e di quello sanitario, che coinvolgerà una popolazione di 109.029 abitanti.

    Per quanto concerne gli aspetti ambientali, l’Arpav sta effettuando controlli senza soluzione di continuità. Tutto il territorio veneto è stato valutato e suddiviso in diverse aree a seconda della presenza o meno e dell’entità degli inquinanti rilevati. I prelievi, già oltre 5 mila, proseguiranno in tutti i territori dove è emersa in qualsiasi quantità, anche minima (“sotto soglia”) la presenza di queste sostanze.

    Complessa la macchina dei controlli sanitari, che dovranno durare una decina d’anni per verificare nel tempo gli eventuali effetti sulla salute e farne una valutazione epidemiologica, costeranno oltre 100 milioni di euro l’anno, e verranno effettuati sui tutti i residenti dell’area “di massima esposizione”, delineata nei Comuni di Albaredo d’Adige, Alonte, Arcole, Asigliano Veneto, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Brendola, Cologna Veneta, Legnago, Lonigo, Minerbe, Montagnana, Noventa Vicentina, Poiana Maggiore, Pressana, Roveredo di Guà, Sarego, Terrazzo, Veronella, e Zimella, per un totale di 109.029 persone.

    La sorveglianza è stata organizzata su due livelli: il primo, per tutti ed esente ticket, prevede l’effettuazione di una serie di esami: Colesterolo totale, HDL, LDL; Glicemia, Emoglobina glicata; Creatinemia e filtrato glomerulare; Enzimi epatici: ALT e AST; Ormoni Tiroidei: THS; Acido Urico; Esame urine: microalbuminuria; pressione arteriosa.

    Il secondo livello prevede i necessari approfondimenti rivolti a coloro che dovessero presentare anomalie negli esami. Saranno chiamati a sottoporsi alla valutazione tutti i cittadini compresi tra 14 e 65 anni. I controlli verranno ripetuti ogni 12 mesi.

    Su un’area allargata sarà attuata una sorveglianza attiva della popolazione con la possibilità di accedere agli esami di screening o di approfondimento se in presenza di sintomi o di sospette condizioni cliniche rilevate in ambito ospedaliero o segnalate dai Medici di Medicina Generale sul territorio.

    Per tutte le aree, compresa quella dove sono stati riscontrati Pfas, ma sotto soglia e dove permane la sorveglianza ambientale, rimarrà attiva la sorveglianza epidemiologica.


    Data ultimo aggiornamento: 26/05/2016

    martedì 24 maggio 2016

    Bur n. 43 del 10 maggio 2016-Adeguamento funzionale della sezione di trattamento chimico fisico delle acque reflue in ingresso e realizzazione di nuovi comparti di sedimentazione

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    Bur n. 43 del 10 maggio 2016


    Materia: Ambiente e beni ambientali
    Decreto DEL DIRETTORE DELLA SEZIONE COORDINAMENTO ATTIVITA' OPERATIVE  n. 50 del 22 aprile 2016
    MEDIO CHIAMPO S.p.A. Impianto di depurazione sito in Comune di Montebello Vicentino: Adeguamento funzionale della sezione di trattamento chimico fisico delle acque reflue in ingresso e realizzazione di nuovi comparti di sedimentazione - Comune di localizzazione: Montebello Vicentino (VI) - Procedura di verifica di assoggettabilità (art. 20 del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii., L.R. 10/1999). Esclusione dalla procedura di VIA con prescrizioni
    Note per la trasparenza
    Il presente provvedimento esclude dall'obbligo di effettuazione della procedura di valutazione di impatto ambientale il progetto, presentato dalla società Medio Chiampo S.p.A., relativo all'adeguamento funzionale della sezione di trattamento chimico fisico delle acque reflue in ingresso ed alla realizzazione di nuovi comparti di sedimentazione da realizzarsi presso l'impianto di depurazione di Montebello Vicentino.
    Il Direttore
    VISTA l’istanza di verifica, ai sensi dell’art. 20 del D.Lgs. n. 152/06 e ss.mm.ii., presentata da società MEDIO CHIAMPO S.p.A. (P.IVA./C.F 00675230247) con sede legale in Montebello Vicentino, via G. Vaccai, n. 18, CAP 36054, PEC mediochiampo@pec.it, acquisita dagli Uffici della Sezione Coordinamento Attività Operative con prot. n. 6128 del 11/01/2016, successivamente integrata con nota acquisita agli atti con prot. n. 37752 del 01/02/2016, relativa all’intervento in oggetto specificato;
    VISTO l’art. 20 del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.;
    VISTA la L.R. n.10 del 26 marzo 1999 ”Disciplina dei contenuti e delle procedure di valutazione d’impatto ambientale”;
    VISTA la D.G.R. n. 575 del 3 maggio 2013 “Adeguamento alla sopravvenuta normativa nazionale e regionale delle disposizioni applicative concernenti le procedure di valutazione di impatto ambientale di cui alla D.G.R. n. 1539 del 27 settembre 2011 e sua contestuale revoca”;
    VISTA la L.R. n. 4 del 18/02/2016 “Disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale e di competenze in materia di autorizzazione integrata ambientale” ha abrogato la L.R. n.10 del 26/03/1999 ”Disciplina dei contenuti e delle procedure di valutazione d’impatto ambientale”;
    CONSIDERATO che l’art. 22, comma 2, della citata L.R. n. 4 del 18/02/2016 stabilisce che “alle procedure avviate in epoca antecedente alla data di entrata in vigore della presente legge, ovvero avviate successivamente nelle more degli adempimenti di cui all’articolo 21, si applicano le disposizioni di cui alla legge regionale n. 10 del 1999 ivi compresa la disciplina in materia di Commissione VIA di cui agli articoli 5 e 6 della medesima legge regionale n. 10 del 1999 nel testo previgente la modifica introdotta dall’articolo 44 della legge regionale 27 aprile 2015, n. 6 “Legge di stabilità regionale per l’esercizio 2015”;
    CONSIDERATO che ad oggi non risultano emanati gli atti di cui all’art. 22, comma 2, della citata L.R. n. 4 del 18/02/2016;
    PRESO ATTO che il proponente ha provveduto, ai sensi dell’art. 20, comma 2 del D.Lgs. n. 152/2006, al deposito di copia integrale degli atti presso i Comuni di localizzazione dell’intervento e che ai sensi del D.L. n. 91 del 24/07/2014, convertito con L. 11 agosto 2014, n. 116, l’avviso dell’avvenuta trasmissione è stato pubblicato sul sito web del Settore V.I.A. della Regione Veneto in data 25/01/2016;
    PRESO ATTO che l'istanza di progetto presentata prevede la realizzazione di un nuovo impianto di trattamento chimico fisico asservito ad una stazione di sollevamento e di due linee di sedimentazione dedicate. La nuova sezione di trattamento chimico fisico andrà a sostituire per intero il manufatto esistente e contestualmente le nuove unità di sedimentazione sostituiranno gli attuali sedimentatori che verranno dismessi;
    VISTA la nota prot. n. 35072 del 29/01/2016 con la quale gli Uffici della Sezione Coordinamento Attività Operative hanno comunicato l’avvio del procedimento a decorrere dal 25/01/2016;
    CONSIDERATO che il progetto è stato sottoposto all’esame della Commissione Regionale V.I.A. nella seduta del 03/02/2016 durante la quale è stato nominato un Gruppo Istruttorio, incaricato dell’approfondimento del progetto;
    CONSIDERATO che il gruppo istruttorio ha ritenuto opportuno organizzare un sopralluogo in data 26/02/2016 con la partecipazione degli enti e soggetti interessati;
    PRESO ATTO che, entro il termine di cui all’art. 20 comma 3 del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii., non sono pervenute osservazioni da parte di eventuali soggetti interessati, ad eccezione dalla nota della Sezione di Bacino Brenta Bacchiglione – Sezione di Vicenza prot. n. 61413 del 17/02/2016;
    PRESO ATTO delle integrazioni volontarie presentate dalla società MEDIO CHIAMPO S.p.A. acquisite dagli Uffici della Sezione Coordinamento Attività Operative con prot. n. 94283 del 09/03/2016;
    CONSIDERATO che ai sensi della DGR n. 3173/2006 e ss.mm.ii., l’approvazione della Valutazione Incidenza Ambientale dovrà essere effettuata dall’autorità competente all’approvazione del progetto, rimandando perciò alla stessa l’opportunità di prescrivere adeguate misure cautelative nell’ambito del proprio procedimento;
    SENTITA la Commissione Regionale V.I.A., la quale, nella seduta del 06/04/2016, preso atto delle valutazioni espresse dal Gruppo Istruttorio, per le seguenti motivazioni:
    • valutate le caratteristiche del progetto, la sua localizzazione nel più ampio contesto antropico ed ambientale;
    • visto e considerato che l’impianto si trova a circa 5.000 m dal sito di Rete Natura 2000, Colli Berici (codice IT3220037);
    • visto e considerato che l’intervento in oggetto non comporta alcuna variazione della potenzialità di trattamento dell’impianto, prevedendo unicamente un incremento dell’efficienza del comparto di sedimentazione e, di conseguenza, un miglioramento complessivo delle prestazioni dell’impianto;
    • visto e considerato che la natura del progetto e l’entità dell’intervento sono tali da non generare alcun impatto negativo e significativo sulle differenti componenti ambientali;
    tenuto conto dei criteri di cui all’allegato V alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.
    ha valutato che l’intervento non possa comportare impatti significativi negativi sulle componenti ambientali e, pertanto, ha ritenuto di doverlo escludere dalla procedura di V.I.A., di cui al D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. subordinatamente al rispetto delle seguenti prescrizioni:
    PRESCRIZIONI
    1. Tutti gli impegni assunti dal Proponente con la presentazione della domanda e della documentazione trasmessa si intendono vincolanti ai fini della realizzazione dell’opera proposta.
    2. In considerazione del fatto che l'attuale sistema di gestione prevede, tra l’altro, l'omogeneizzazione dei reflui mediante micro-impianti situati a piè di fabbrica, prima dello scarico nel collettore fognario, e che gli stessi microimpianti sono ripetuta fonte di emissioni diffuse e maleodoranti, si prescrive di adottare opportune azioni correttive, anche di tipo regolamentare, presso le aziende interessate, al fine di incrementare il più possibile l’utilizzo delle "best practice" atte a ridurre tali fenomeni.
    3. A titolo indicativo e non esaustivo si segnalano tra le “best practice”:
    • la divisione interni tra flussi acidi e alcalini;
    • un efficiente dosaggio dell'ossigeno nelle vasche di reazione;
    • l'aspirazione e l'abbattimento delle componenti odorigene dell'aria dalle vasche di pretrattamento;
    • il trattamento separato dei bagni di calcinaio;
    • una gestione separata dei rifiuti costituiti dalle soluzioni esauste degli scrubber.
    1. L’impianto a scrubber di trattamento dell’aria proveniente dalla sezione chimico fisica sia opportunamente dimensionato secondo la normativa UNI 11304-2: impianti di abbattimento polveri, nebbie oleose, aerosol e composti organici volatili (VOC) Requisiti minimi prestazionali e di progettazione Parte 2: Impianti di trattamento VOC. Sia dimensionato opportunamente il ventilatore tenendo conto delle portata minima di aspirazione dichiarata e delle perdite di carico dell’impianto stesso.
    2. Venga definita con opportuna misurazione secondo norma UNI EN 13725 l’efficienza dell’impianto di abbattimento ad umido degli odori e si provveda a dotarsi di una procedura di gestione e manutenzione per garantire la massima efficienza dell’impianto stesso.
    3. In fase di revisione dell’autorizzazione allo scarico, da effettuarsi a seguito della realizzazione dell’intervento proposto, dovrà essere previsto uno specifico limite per il parametro cromo, da stabilire a garanzia del mantenimento dell’efficienza di abbattimento dello stesso parametro in condizioni di esercizio, così come risultante dall’esito del collaudo funzionale della nuova sezione e comunque non inferiore al valore certificato dal collaudatore.
    VISTA l’approvazione del verbale della seduta della Commissione regionale V.I.A. del 06/04/2016, avvenuta in data 19/04/2016;
    decreta
    1. Le premesse costituiscono parte integrante del presente decreto.
    2. Di prendere atto del parere espresso dalla Commissione Regionale VIA nella seduta del 06/04/2016 in merito all’intervento, così come descritto nella documentazione allegata alla predetta istanza di verifica, e di escluderlo dalla procedura di V.I.A. di cui al Titolo III della Parte II del D.Lgs. n. 152/06 e ss.mm.ii. al rispetto delle prescrizioni di cui alle premesse del presente decreto.
    3. Avverso il presente provvedimento, è ammesso ricorso giurisdizionale al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) oppure in via alternativa al Presidente della Repubblica, nei termini e nelle modalità previste dal Decreto Legislativo n° 104/2010.
    4. Di trasmettere il presente provvedimento alla società Medio Chiampo S.p.A., con sede legale in Montebello Vicentino (VI), Via G.Vaccai, n. 18 – PEC: mediochiampo@pec.it, e di comunicare l’avvenuta adozione dello stesso al Settore Sistema Idrico Integrato della Sezione Tutela Ambiente, alla Provincia di Vicenza e al Comune di Montebello Vicentino, alla Direzione Generale dell’ARPAV, al Dipartimento Provinciale ARPAV di Vicenza, al Consorzio A.RI.CA ed al Consiglio di Bacino Valle del Chiampo
    5. Di pubblicare integralmente il presente decreto nel Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto.
    Luigi Masia


    sabato 21 maggio 2016

    Per la prima volta si considerano gli effetti tossici congiunti di PFOA e PFOS

    sabato 21 maggio 2016

    70 ng/litro: questi i nuovi limiti americani per PFOA più PFOS

    L'EPA (Environment Protection Agency, l'agenzia per la proezione dell'ambiente) ha rilasciato i nuovi limiti aggiornandoli a 70 ng/litro per la somma di PFOA e PFOS. I limti precedenti erano 200 ng/l per il PFOS e 400 ng/l per il PFOA.
    L'aggionamento al ribasso è la conseguenza della pubblicazione dei risultati di alcuni studi che hanno valutato la tossicità evolutiva (developmental toxicity) nei  topi. Questi risultati dimostrano che negli animali possono comparire anomalie dello svliluppo osseo e del sistema immunitario nei topini esposti durnante la gravidanza a concentrazioni molto più basse di quelle considerate in studi precedenti.

    Pertanto, per protegggere le fasce più sensibiili (neonati e donne gravide) agli effetti tossici si stabiliscono questi nuovi limiti, che tuttavia non hanno valore come limiti di legge.
    In base a questi nuovi limiti anche la dose massima tollerabile giornaliera o Rfd( reference dose o dose di riferiment) come la chiamano in USA è di 20 ng/kg. Cioè  un bmabino di 10 kg non dovrebbe superare la dose massima di PFOA e PFOS di 200 ng al giorno, che è la quantità totale  di PFOA e PFOS che entra nel corpo per ingestione di acqua e alimenti e per inspirazione di aria inquainata),
    Chi volesse studiarsi tutto il papiro in inglese del processo decisonale che ha aggiornato i limti americani può scaricarsi i documenti sul sito EPA.

     Ricordo che in alcuni stati i limiti per il PFOA sono ancora più bassi; 40 ng/l nel New Jersey e 20 ng/l nel Vermont.
    Che considerazioni si possono fare?
    La prima è che i limiti non hanno alcun valore ai fini della protezione della slaute umana. I limiti sono arbitrari e variabili secondo il progredire delle conoscenze e la coìvolontà politica di soddisfare gli interessi di potentati economici.
    La seconda è che finalmente si considerano gli effetti tossici congiunti di PFOA e PFOS. Tuttavia l'EPA non fornisce alcun parere su tutti gli altri PFAS in quanto non si hanno studi a sufficienza siu queste molecole. A parte il fatto che questi studi ci sono, ciò significa che noi stiamo bevendo acqua e mangiando alimenti contenenti molecole la cui tossicità è sconosciuta. E il fatto che non se conosca la tossicità non significa che non siano tossiche.
    La terza è che in Veneto aumenta il numero di comuni la cui acqua potabile sarebbe "fuori legge" se si applicassero i limti americani. E cosa diranno ora il capo della sanità veneta e i suoi giannizzeri che stanno battendo a tappeto il territorio per spargere camionate di tranquillanti sui cittadini preoccupati? Non potranno più dire che i limti veneti sono più bassi di quelli americani.
    Infine le autorità mi dovranno spiegare perché in America pe rtutelarela salute pubblica i limiti li risìducono sempre di più mentre in Italia  li aumentano, vedi post precedente.

    mercoledì 18 maggio 2016

    Importante a Roma si stanno occupando del nostro inquinamento nella Commissione camerale sul traffico illecito dei rifiuti e delle ecomafie


    Bratti: «Capire se le nuove sostanze sono ugualmente problematiche» Depositata la relazione sul Veneto: «Serve un piano per le bonifiche»
    Il Veneto è una regione con «un grave inquinamento diffuso, a macchia di leopardo, anche di carattere storico», ma le risorse rese disponibili da parte della Regione Veneto per fronteggiare questa situazione «sono del tutto insufficienti». Ergo, serve «un piano regionale di interventi che affronti con adeguatezza la bonifica dei 485 siti inquinati già individuati». E tra i siti inquinati, ci sono anche i 160 chilometri quadrati compresi tra le province di Vicenza, Verona e Padova le cui acque risultano contaminate dai Pfas.
    È la conclusione cui è giunta la "Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati" - più conosciuta con il nome di Commissione Ecomafie - che ha appena consegnato la bozza di relazione sugli inquinamenti rilevati in Veneto. Unodei capitoli riguarda l' inquinamento da Pfas e Pfoa nella Valle del Chiampo e nulla esclude che sulla questione possa esserci un' integrazione o - come ipotizza il presidente della Commissione, Alessandro Bratti - un' appendice dedicata alle sostanze perfluoroalchiliche finite prima nella falda acquifera e poi nel sangue delle persone che hanno bevuto l' acqua contaminata. Anche ieri la Commissione ha sentito in audizione alcuni sindaci e gestori degli impianti acquedottistici, mentre la settimana prossima sarà la volta dell' Istituto superiore di sanità, del ministero dell' Ambiente, dell' Irsa-Cnr che eseguì il primo studio, mentre dalla fabbrica Miteni e dall' Ulss 5 sono attese delle relazioni. Bratti, tra l' altro, dopo quello di Vicenza, non esclude di sentire anche i procuratori di Verona e Padova. «C' è un inquinamento storico - dice Bratti - ma al di là dei ritardi e dei rimpalli che ci sono stati tra Regione e ministero dell' Ambiente, c' è una situazione attuale sulla quale va fatta chiarezza. E cioè: le sostanze perfluoroalchiliche vengono prodotte e utilizzate ancora? Le nuove sostanze a catena corta vengono o no catturate dai filtri a carbone installati negli acquedotti? In pratica: è in atto o no un' altra forma di contaminazione?».
    È per questo che la Commissione Ecomafie ha deciso di integrare l' indagine sui Pfas.
    Quanto alla polemica tra Regione e ministero dell' Ambiente su chi doveva mettere i limiti allo scarico dei Pfas, la bozza di relazione sembra dare ragione a Palazzo Balbi. È quanto emerge in più passaggi, ad esempio quando la Miteni presenta il piano di caratterizzazione e si osserva che " la mancanza di limiti normativi, da considerare come concentrazione soglia di contaminazione, ha imposto la necessità di richiedere alla Regione Veneto chiarimenti in merito ai limiti da utilizzare per poter proseguire con l' iter di bonifica. La Regione, a sua volta, ha inoltrato la richiesta al Ministero dell' ambiente, ma attualmente non risulta pervenuta risposta in merito".
    Ma c' è anche una critica alla magistratura per non aver dato corso alla denuncia presentata subito da Arpav: " Una decisione, quella dell' archiviazione, che desta molte perplessità ".
    Anche nei confronti di Miteni i giudizi non sono lusinghieri, visto che la relazione ricorda che a carico del legale rappresentante della società "pendono numerosi procedimenti, tutti per violazione delle norme contenute nel testo unico sull' ambiente".

    domenica 15 maggio 2016

    Pfas. Un ex operaio della Miteni rivela lo smaltimento illecito dei residui ( Verona sera)

    Pfas. Un ex operaio della Miteni rivela lo smaltimento illecito dei residui



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    venerdì 13 maggio 2016

    Pfas, il pm di Vicenza ieri in commissione Ecomafie: «Rischi ancora alti». Ipotesi indagine epidemiologica ‘indipendente’

    Pfas, il pm di Vicenza ieri in commissione Ecomafie: «Rischi ancora alti». Ipotesi indagine epidemiologica ‘indipendente’
    analisiinddi Filippo Tosatto, dal Mattino di Padova. Sono tre le inchieste giudiziarie avviate sull'inquinamento dei territori vicentini e padovani contaminati dai Pfas, le sostanze perfluoroalchemiche di derivazione industriale penetrate dapprima nelle falde acquifere e quindi nel sangue della popolazione residente. L'ha rivelato il procuratore capo della Repubblica di Vicenza, Antonino Cappelleri, comparso in audizione alla Commissione parlamentare ecomafie. I capi di imputazione ipotizzati spaziano dall'alterazione al disastro ambientale e un procedimento investe direttamente Miteni spa, la multinazionale di Trissino finita nell'occhio del ciclone dopo i sopralluoghi di Arpav e Cnr: indicata da più parti come fonte principale dell'inquinamento, l'azienda - pur respingendo ogni addebito - ha provveduto a rafforzare e modernizzare i sistemi di filtraggio degli scarichi, tuttavia, ha affermato Cappelleri, nonostante i progressi compiuti la qualità raggiunta dalla depurazione «non è ancora del tutto sufficiente».
    Il caso dell’archiviazione del primo esposto Arpav
    E a tutt'oggi il 97% delle sostanze Pfas sotto accusa proviene da Trissino, pur trattandosi di molecole a 4 atomi di carbonio, più invasivi dei composti originari a 8 ma fortunatamente assai meno vocati all'accumulo nel circolo sanguigno, tanto che il loro tempo di smaltimento è stimato in una quindicina di giorni a fronte dei 4-5 anni richiesti in precedenza. In fase di discussione, la capogruppo del Pd in commissione, Laura Puppato ha chiesto al procuratore se corrispondesse al vero l'avvenuta archiviazione di un esposto contro Miteni trasmesso tre anni fa dall'Arpav alla Procura (un atto definito «incomprensibile» dal dossier 2015 sul Veneto elaborato dalla stessa commissione) e Cappelleri ha confermato il punto, lamentando l'assenza di una legge nazionale che fissi con chiarezza i limiti consentiti di concentrazione dei Pfas e quindi consenta di perseguire penalmente i trasgressori: «Siamo in presenza di atti riprovevoli», le parole del procuratore «ma noi dobbiamo valutarli sotto il profilo penale e verificare l'esistenza o meno del reato. In ogni caso, i materiali contenuti nell'esposto sono tuttora disponibili e potranno essere acquisiti».
    Ipotesi di un’indagine epidemiologica “indipendente
    Un altro capitolo investe l'attività di biomonitoraggio sulla popolazione esposta - a vario titolo, 250 mila persone - per verificare gli effetti nel tempo della contaminazione; in proposito Puppato, senatrice di Montebelluna e ambientalista di lungo corso, ha imputato «gravi ritardi» all'amministrazione veneta. «È evidente che la Regione ha sottovalutato la dimensione del problema e ora, in perfetto stile Zaia, allontana da sé il calice amaro scaricando colpe e responsabilità su altri, per fortuna il Cnr ha agito con tempestività ed efficacia», dichiarerà all'uscita dall'aula - mentre il procuratore Cappelleri ha ventilato l'opportunità di un'indagine epidemiologica "indipendente" affidata ad un organismo scientifico internazionale, pur precisando che, «a fronte delle denunce di singoli e di soggetti politici, non siamo in presenza di un'epidemia conclamata».
    I lavoratori Miteni: no a strumentalizzazioni
    Sul caso, infine, prendono posizione i lavoratori dello stabilimento Miteni: «Respingiamo le strumentalizzazioni», è la nota diffusa da Cgil-Cisl-Uil «noi abbiamo lavorato queste sostanze in un quadro di controllo, di monitoraggio sanitario a cura dei servizi aziendali preposti e dal medico di fabbrica, oggi comprendiamo i timori di tanti cittadini ma i primi ad essere interessati a conoscere ogni nuovo o aggiornato studio dell'effetto dei Pfas sulla salute, siamo noi».
    Il Mattino di Padova – 13 maggio 2016 

    CONVEGNO SULL’EMERGENZA PFAS

    Comunicato stampa - 12.05.2016
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    CONVEGNO SULL’EMERGENZA PFAS

     LIBERIAMO LE NOSTRE ACQUE DAI PFAS
    Chi inquina paghi

     

    Lonigo (Vi) presso Teatro-Cinema Eliseo sabato 14 maggio dalle ore 10.00

     
    Sabato 14 maggio al teatro cinema Eliseo di Lonigo, alle ore 10, Legambiente ed il coordinamento Acque Libere da PFAS in collaborazione con il Comune di Lonigo terranno un convegno sull’emergenza pfas. Durante l’iniziativa verrà presentata la situazione dal punto di vista scientifico con anche la presentazione di ISDE-medici per l’ambiente del suo ultimo studio realizzato con ENEA che ha fatto molto discutere nei giorni scorsi. La seconda parte del convegno sarà invece rivolta all’analisi del futuro e delle azioni da mettere in campo e sarà una tavola rotonda dove Stefano Ciafani, Direttore Generale di Legambiente Nazionale e Luca Restello, Sindaco di Lonigo si confronteranno con gli invitati ed i cittadini. Alla tavola Rotonda oltre al sottosegretario all’ambiente Barbara Degani, all’assessore regionale alla sanità Luca Coletto e Marino Cerantola presidente di Coldiretti Veneto sono stati invitati tutti i consiglieri regionali ed i Sindaci dei comuni coinvolti.
    “Sarà un momento per analizzare ulteriormente la situazione dal punto di vista scientifico e delle azioni da intraprendere per la tutela dei cittadini e dell’agricoltura dei territori coinvolti – afferma Luigi Lazzaro, Presidente Regionale dell’associazione ambientalista. Di particolare importanza sarà il confronto con la Regione per poter capire quali saranno le prossime mosse e che risorse verranno investite per la tutela dei cittadini, a partire dai 23 milioni di euro assegnati dal ministero e fino ad oggi non spesi” conclude Lazzaro.




     

    giovedì 12 maggio 2016

    500 biciclette e non solo alla MARCIA dei pFIORI | Gallerie fotografiche e video

    500 biciclette e non solo alla MARCIA dei pFIORI | Gallerie fotografiche e video

    Riportiamo sotto le gallerie fotografiche dei nostri migliori fotografi, qualcosa pescato dalla rete, una rassegna stampa e alcuni messaggi operativi prima di partire per la MARCIA dei pFIORI e subito dopo; infine alcuni video, tra cui quello di apertura del TG3 Veneto di domenica 8 maggio, edizione delle 19.30. Il tutto perché resti traccia di una ciclomarcia che è stata una vera e propria marcia di civiltà, impegno ecologico e partecipazione. Forse la prima di questo genere in Italia.
    O, perlomeno, la prima di così grande forza e partecipazione in bicicletta.
    Galleria  di Alberto Massignan

    Galleria di Alessandro Colombara

    Galleria di Giampietro Peretti

    Galleria AA.VV.

    Rassegna stampa e screen shot operativi
    Video
    Schermata 2016-05-11 alle 16.12.36Schermata 2016-05-11 alle 16.37.29Schermata 2016-05-11 alle 16.38.56
    L’articolo riassuntivo di Marco Milioni sui PFAS
    Schermata 2016-05-11 alle 16.21.25
    PS Un sentito grazie a tutti i partecipanti. In particolare a DorcoGiardino per la fornitura dei fiori e delle piantine; il gruppo guidato da Nancy Peloso per i drappi, cartelli e impianto; i bikers del Memorial Oscaro-Pana per il loro passaggio.