Pubblicato sull'Ilss n 6 http://www.ulssvicenza.it/nodo.php/3359 : In carico a: Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN)
Descrizione
Nel mese di maggio 2013 il Ministero della Salute informava la Regione Veneto che uno studio dell'IRSA-CNR aveva evidenziato la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili di alcuni Comuni della provincia di Vicenza.
La Regione Veneto chiedeva quindi al Ministero della Salute ed all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) informazioni su eventuali rischi per la popolazione dovuti alla presenza dei PFAS nelle acque.
Il Ministero della Salute nel mese di luglio inviava alla Regione Veneto il parere dell'Istituto Superiore di Sanità, dal quale emergeva che non vi era un rischio immediato per la popolazione ma che, in applicazione del principio di precauzione, era necessario adottare adeguate misure per ridurre i rischi e controllare la contaminazione delle acque.
Non essendo presenti nella normativa nazionale specifici limiti di concentrazione per i PFAS, il Ministero della Salute richiedeva all'Istituto Superiore di Sanità di redigere un documento tecnico che indicasse livelli di riferimento per garantire la salute della popolazione.
Nel mese di gennaio 2014 il Ministero della Salute ha ricevuto ed inviato alla Regione Veneto il documento tecnico dell'ISS nel quale vengono indicati i valori di performance (obiettivo) di trattamento per le acque destinate al consumo umano. Tali valori sono:
PFOS: inf. od uguale a 0.03 microgrammi/litro, cioè inf. od uguale a 30 nanogrammi/litro
PFOA: inf. od uguale a 0.5 microgrammi/litro, cioè inf. od uguale a 500 nanogrammi/litro
altri PFAS: inf. od uguale a 0.5 microgrammi/litro, cioè inf. od uguale a 500 nanogrammi/litro
I Gestori dei servizi idrici sono quindi tenuti ad erogare acqua che rispetti i valori di performance indicati dall'ISS.
La Regione Veneto, con DGR n. 618 del 29 aprile 2014, ha deliberato i primi indirizzi operativi per l'utilizzo dei pozzi privati in cui venivano fissati come valori limite tollerabili i valori EFSA (OMS/EFSA). In risposta ad una richiesta da parte della Regione Veneto, l'ISS nel giugno 2014 ha inviato una precisazione sul documento tecnico in cui ha stabilito che per l'acqua potabile emunta da pozzi privati devono essere adottati gli stessi criteri, cioè gli stessi livelli di performance, indicati per le acque distribuite dai Gestori. Nel giugno 2014 una nota della Regione Veneto ha dato indicazione di adottare le ulteriori indicazioni dell'ISS.
Con DGR n. 1874 del 14 ottobre 2014 la Regione Veneto ha approvato le procedure regionali di indirizzo ed il piano di monitoraggio regionale.
Con DGR n. 565 del 21.04.2015 avente oggetto “Approvazione dello studio di Biomonitoraggio di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti del territorio della Regione del Veneto” La regione ha approvato lo studio di biomonitoraggio sui PFAS in alcuni ambiti del territorio regionale, tra cui anche alcuni comuni della ULSS 6 (vedi allegato).
Con nota del 15.05.2015 il Settore Promozione Sviluppo Igiene e Sanità Pubblicaha trasmesso alle ULSS il comunicato stampa in merito all’avvio dello studio di biomonitoraggio a cura della Regione del Veneto, sulla base del quale provvedere all’attività di comunicazione locale.
Con nota del 20.08.2015 il Settore Promozione Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica ha trasmesso alle ULSS la nota avente ad oggetto: “Trasmissione parere dell’istituto Superiore di Sanità per limiti di performance per le acque potabili relativi ai composti PFBA (acido perfluorobutanoico) e PFBS (acido perfluorobutansolfonico)". Qui la nota dell'Istituto Superiore di Sanità.
I valori di performance (obiettivo) di trattamento per le acque destinate al consumo umano aggiornati, risultano essere:
PFOS: inf. od uguale a 0.03 microgrammi/litro, cioè inf. od uguale a 30 nanogrammi/litro
PFOA: inf. od uguale a 0.5 microgrammi/litro, cioè inf. od uguale a 500 nanogrammi/litro
PFBA: inf. od uguale a 0.5 microgrammi/litro, cioè inf. od uguale a 500 nanogrammi/litro
PFBS: inf. od uguale a 0.5 microgrammi/litro, cioè inf. od uguale a 500 nanogrammi/litro
Somma altri PFAS: inf. od uguale a 0.5 microgrammi/litro, cioè inf. od uguale a 500 nanogrammi/litro
Con Bur n.107 del 10.11.2015 è stata pubblicata la DGR n. 1517 del 29.10.2015 della Regione del Veneto avente ad oggetto: “Sorveglianza sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): acquisizione dei livelli di riferimento per i parametri "Altri PFAS" nelle acque destinate al consumo umano, nonché individuazione delle aree di esposizione per gli ambiti territoriali interessati dalla presenza di PFAS" (clicca qui per vedere il documento di individuazione delle aree di esposizione).
Link Utili
Ulteriori informazioni sono reperibili ai seguenti indirizzi:
Regione del Veneto: http://www.regione.veneto.it/web/sanita/pfas
ARPAV: http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/acqua/file-e-allegati/documenti/acque-interne/pfas
Allegati
Progetto Pfas - ULSS 6 Vicenza
Studio dell'IRSA-CNR (PDF, 3 MB)
Parere dell'Istituto Superiore di Sanità (PDF, 341 kB)
Documento tecnico ISS-Nota (PDF, 4 MB)
Bur n. 52 20-05-2014 - Approvazione di "Primi indirizzi operativi per l'utilizzo dei pozzi privati ai Comuni delle Province interessate dalla presenza di Pfas nelle acque destinate a consumo umano" (PDF, 249 kB)
Precisazione sul documento tecnico (PDF, 109 kB)
Nota della Regione Veneto (PDF, 972 kB)
Procedure regionali di indirizzo ed il piano di monitoraggio regionale (PDF, 1 MB)
D.G.R. Veneto n. 565 del 21-04-2015 (PDF, 147 kB)
Comunicato stampa Regione Veneto (PDF, 17 kB)
Trasmissione parere dell’istituto Superiore di Sanità per limiti di performance per le acque potabili relativi ai composti PFBA (acido perfluorobutanoico) e PFBS (acido perfluorobutansolfonico) (PDF, 103 kB)
Parere Istituto Superiore della Sanità (11/08/2015) (PDF, 293 kB)
Deliberazione della Giunta Regionale n. 1517 del 29 ottobre 2015 della Regione del Veneto (PDF, 3 MB)
giovedì 31 dicembre 2015
mercoledì 30 dicembre 2015
ven 15/gen/2016 alle 10:00 Water Safety Plan: Salute innovazione e sostenibilità nella gestione dell'acqua potabile
A
Milano il 15 gennaio 2016 si svolgerà un convegno https://www.eventbrite.it/e/biglietti-water-safety-plan-salute-innovazione-e-sostenibilita-nella-gestione-dellacqua-potabile-20074857439?aff=ebrowse sulle nuove
normative europee per quanto riguarda le acque potabili. le nuove
normative si baseranno sul principio del WATER SAFTEY PLAN, implementato
nella legislazione europea con la direttiva 2015/1787. Gli Stati della
Ue avranno due anni di tempo per adeguarsi alla nuova normativa. di
cosa si tratta:" si tratta di una rivoluzione, rispetto ai controlli
sull'acqua potabile che oggi sono improntati sulla sorveglianza di
porzioni circoscritte del sistema ( prelievo-trattamento- distribuzione)
e sul monitoraggio a campione dell'acqua distribuita in rete. il WARER
SAFTEY PLAN invece sposta l'attenzione per così dire a monte e si fonda
sul concetto della analisi del rischio. In pratica per ogni sistema
acquedottistico, vengono valutati i possibili pericoli che possono
compromettere la sicurezza dell'acqua in ogni fase, dal prelievo al
rubinetto, stimandone il rischio e il possibile impatto sulla salute e ,
sopratutto, ridefinendo le misure per evitare pericoli" ( LUCA
LUCENTINI DIRETTORE DEL REPARTO IGIENE , DIPARTIMENTO AMBIENTE E
CONNESSA PREVENZIONE PRIMARIA DELL'ISTITUTO SUPERIORE SANITA/ CORRIERE
DELLA SERA/SALUTE 20/12/15 PAG 46). Lucentin al Corriere dell Sera
dichiara anche che la prima sperimentazione di tutto ciò sarà fatta in
Lombardia e in particolare a Milano, in collaborazione con il gruppo
pubblico CAP ( 167 comuni tra Milano e provincia e in molte altre
province lombarde) e in cooperazione con Asl e Regione e con il
supporto tecnico scientifico dell'Iss. Lucentini non si nasconde che
estendere il progetto su scala nazionale non sarà semplice, per via dei
costi e dgli investimenti necessari, ma che comunque biosgnerà farlo e
verificarne l'attuazione: " i controlli ci saranno perchè ai Piani sarà
demandata la sicurezza dei consumatori che come prevede la direttiva
Ue, dovranno essere informati su ogni aspetto".
Lucentini cita anche il caso dell'inquinamento da perfluorati:" in Italia restano da sciogliere nodi come il gran numero di gestori, l'elevata dispersione della risorsa nelle reti di distribuzione e- così come in numerosi Paesi del mondo, il rischio geochimico legato allapresenza di concentrazioni naturalmente elevate di elementi potenzialmente nocivi, quali l'arsenico e il fluoro in alcune zone" ( Fonte: Corriere della Sera 20712/15. Articolo a firma di RUGGIERO CORCELLA. Titolo: " IL NOSTRO "ORO BLU" SARà (ANCORA) PIù SICURO" PAG 46). Lucentini sempre sull'inquinamento da perfluorati afferma (spiegando come si stabilsce se l'acqua è davvero potabile):" a livello teorico nell'acqua potrebbe finire una qualsiasi delle centinaia di migliaia di sostanze chimiche che circolano nell'ambiente. Se controlliamo solo i parametri fissi della direttiva Ue, ce ne possono sfuggire tanti altri più importanti, in certe specifiche circostanze. e' il caso del Tallio a Pietrasanta, un elemento tossico e molto pericoloso: è stato individuato solo indirettamente dall'Università di Scienze di Pisa , che indagava sulle miniere per aspetti di ricerca pura,e pian piano si è scoperto che contaminava da quaranta anni l'acquedotto della città". Un altro esempio è quello dei composti perfluoroalchilici che hanno contaminato quattro provice del Veneto: sono compsti non ricercati di ruotine, spesso vengono chiamati emergenti ma io li chiamerei "negletti" PERCHè NE ABBIAMO TRASCURATO NOI LA RICERCA. In quel caso avevamo delle industrie produttrici che scaricavano questi prodotti da decine di anni provocando una vasta contaminazione ambientale. ( fONTE: cORRIERE DELLA SERA 20/12/15. ARTICOLO A FIRMA DI RUGGIERO CORCELLA. TITOLO:" COME SI STABILISCE CHE L'ACQUA è POTABILE PAG 47).
Lucentini cita anche il caso dell'inquinamento da perfluorati:" in Italia restano da sciogliere nodi come il gran numero di gestori, l'elevata dispersione della risorsa nelle reti di distribuzione e- così come in numerosi Paesi del mondo, il rischio geochimico legato allapresenza di concentrazioni naturalmente elevate di elementi potenzialmente nocivi, quali l'arsenico e il fluoro in alcune zone" ( Fonte: Corriere della Sera 20712/15. Articolo a firma di RUGGIERO CORCELLA. Titolo: " IL NOSTRO "ORO BLU" SARà (ANCORA) PIù SICURO" PAG 46). Lucentini sempre sull'inquinamento da perfluorati afferma (spiegando come si stabilsce se l'acqua è davvero potabile):" a livello teorico nell'acqua potrebbe finire una qualsiasi delle centinaia di migliaia di sostanze chimiche che circolano nell'ambiente. Se controlliamo solo i parametri fissi della direttiva Ue, ce ne possono sfuggire tanti altri più importanti, in certe specifiche circostanze. e' il caso del Tallio a Pietrasanta, un elemento tossico e molto pericoloso: è stato individuato solo indirettamente dall'Università di Scienze di Pisa , che indagava sulle miniere per aspetti di ricerca pura,e pian piano si è scoperto che contaminava da quaranta anni l'acquedotto della città". Un altro esempio è quello dei composti perfluoroalchilici che hanno contaminato quattro provice del Veneto: sono compsti non ricercati di ruotine, spesso vengono chiamati emergenti ma io li chiamerei "negletti" PERCHè NE ABBIAMO TRASCURATO NOI LA RICERCA. In quel caso avevamo delle industrie produttrici che scaricavano questi prodotti da decine di anni provocando una vasta contaminazione ambientale. ( fONTE: cORRIERE DELLA SERA 20/12/15. ARTICOLO A FIRMA DI RUGGIERO CORCELLA. TITOLO:" COME SI STABILISCE CHE L'ACQUA è POTABILE PAG 47).
sabato 19 dicembre 2015
Finalmente anche in TV sul nazionale : TGR - TGR Ambiente Italia del 19/12/2015
Per
Ambiente Italia oggi (perciò in rete nazionale) hanno trasmesso la
notizia dell'inquinamento da pfas in Veneto e hanno detto del nostro
convegno di giovedì a Cologna Veneta. Lo trovate al minuto 22 ma è tutto
interessante Ambiente Italia. Grazie a Piergiorgio Boscagin per l'avviso
Ambiente Italia - scrive Aldo Grasso nella Enciclopedia della
televisione pubblicata da Garzanti - è una delle poche rubriche che
possono vantare il marchio di garanzia del servizio pubblico. In onda
dal 1990, si propone di raccontare agli italiani come sta un Paese
troppo spesso minacciato dall’incuria e dal malaffare, ma anche ricco di
uno straordinario patrimonio naturale e culturale, che merita di essere
difeso e valorizzato. In onda tutti i sabati dallo studio TV6 del
centro di produzione RAI di Torino, Ambiente Italia propone inchieste,
riflessioni e confronti realizzati con la collaborazione di tutte le
redazioni regionali della TGR. Un ospite in studio sempre diverso
dialoga con la conduttrice Alessia Mari sui temi della puntata, che è
chiusa da un breve notiziario ambientale. Attraverso la mail
ambiente_italia@rai.it e la pagina Facebook Rai Ambiente Italia la
redazione prosegue quel dialogo con gli spettatori che è da sempre una
degli elementi caratterizzanti della trasmissione.
Inquinamento da PFAS: uno dei più grandi disastri ambientali del Veneto? Il convegno di ieri, 17 dicembre, ha fatto chiarezza, ma la politica ha disertato in massa
Quotidiano |
Categorie: Ambiente
Si dice presunto solo per zelo giornalistico ma in realtà sono molte le argomentazioni, portate dai relatori al convegno: Piergiorgio Boscagin, uno dei coordinatori di Acque Libere; Dario Muraro, cittadino di Brendola (uno dei Comuni interessati dal problema); Gianni Tamino, biologo dell'università di Padova; il dottor Vincenzo Cordiano, medico dell'ospedale di Valdagno e presidente dell'Associazione Medici per l'Ambiente della provincia di Vicenza e Luca Cecchi, portavoce Acqua Bene Comune Verona.
La "mappa dei veleni" della Regione Veneto è stata spiegata in maniera approfondita del professor Tamino, attraverso un excursus su 50 anni di inquinamento nella nostra Regione, nella quale i PFAS sono solo l'ultimo capitolo. Un capitolo che però ha aggiunto una triste casistica alla "peste" chimica che danni ammorba questa parte di nordest. L'indagine esposta da Vincenzo Cordiano ha evidenziato come i risultati del monitoraggio dei PFAS nella catena alimentare abbiano rivelato un inquinamento degli alimenti di consumo, oltre che dell'acqua potabile. Di particolare rilevanza, ad esempio, la presenza nell'acqua del PFOS, un componente nocivo messo fuori norma fin dal 2002. Queste sostante, oltre a essere dichiarate pericolose anche a livello di trasformazione cellulare (dati forniti dall'Istituto Superiore della Sanità e dal Ministero della Salute), sono persistenti nell'ambiente e probabilmente impossibili da bonificare completamente. Ma se le indagini epidemiologiche sono state condotte su animali, con riscontro di alcune gravi patologie, per quanto riguarda gli esseri umani si non limitate a un campione di solo 140 persone residenti in due Ulls, Arzignano e Vicenza. E i cui risultati sono ancora sconosciuti.
I PFAS, prodotti principalmente dall'azienda Miteni di Trissino, sono composti chimici che rendono le superfici impermeabili all'acqua. Usati per esempio nel marchio commerciale Goretex e in quello industriale Teflon oppure per produrre fibre antimacchia o, ancora, presenti nelle cere per pavimenti e nella carta da forno, non si decompongono e entrano nel ciclo vitale di flora e fauna. A quanto sembra sono presenti in maniera importante sia negli acquedotti che nelle falde acquifere di un'area di 150 km quadrati compresa tra le provincie di Vicenza, Verona e Padova, in cui vive una popolazione di circa 300 mila abitanti. L'Istituto Superiore della Sanità indica che esiste una associazione probabile tra questi composti e malattie quali il tumore del testicolo e del rene, l'ipertensione nella gravidanza e le malattie tiroidee. L'Associazione Medici per l'Ambiente aggiunge inoltre che probabilmente le PFAS possono causare malattie cardovascolari, ictus, diabete, leucemie e infertilità maschile e femminile.
Una situazione che richiederebbe quantomeno un intervento più approfondito e un allineamento più consono ad altri paesi in cui esiste una regolamentazione ben precisa sulla produzione PFAS e sul loro uso. La richiesta dei comitati è proprio quella di arrivare a una legge ambientale che imponga limiti molto bassi o nulli alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle falde ma anche che gli acquedotti che prelevano acqua da pozzi inquinati vengano allacciati a fonti non contaminate. In sostanza, ad oggi, non esiste ancora una regolamentazione precisa a livello statale e regionale sulla emissione di tali sostanze. Per questo il Coordinamento Acqua Libera dai PFAS ha lanciato una campagna con raccolta firme (ieri ne sono state raccolte un centinaio) per due petizioni su questi temi.
"La serata ha ribadito ancora una volta quanto è grave la situazione - ha sottolineato Boscagin - speriamo che la politica si muova, perché sono loro che dovrebbero agire senza soluzioni tampone come i filtri sugli acquedotti e facendo pagare chi ha inquinato e non la popolazione". Gli unici due rappresentanti (ma dell'opposizione) del consiglio Regionale Veneto hanno assicurato di portare queste istanze in maniera più forte nella commissione ambiente della Regione Veneto. "Di proclami ne abbiamo sentiti tanti - ha concluso Boscagin - adesso ci aspettiamo quantomeno un'indagine epidiemologica su tutta la popolazione non su di un campione insignificante di 140 persone".
A parte i filtri a carboni attivi che trattengono i PFAS, introdotti negli acquedotti di alcuni Comuni e considerati poco efficaci in quanto sarebbe invece necessaria una bonifica radicale, l'unica indicazione data dalla legge è quella delle "performance", ovvero il rispetto di valori guida - ma non vincolanti - a rappresentare requisiti minimi di sicurezza. D'altra parte è abbastanza scontato intuire gli interessi economici che possono esserci sotto a dei comparti produttivi composti da lobby ancora molto potenti come quelli della chimica e del tessile. E in effetti una risposta sull'interessamento da parte dei rappresentanti di tutte le forze politiche Regionali e tutti i membri della Commissione Ambiente e Territorio della Regione Veneto c'è stata. La risposta peggiore: quella dell'assenza.
Nota di redazione: Pietro Rossi ha moderato il convegno di ieri 17 dicembre 2015 a Cologna Veneta "Inquinamento delle falde acquifere da PFAS: un disastro ambientale?" . Il video della serata sarà a breve disponibile su questo giornale.
Inquinamento da PFAS: uno dei più grandi disastri ambientali del Veneto? Il convegno di ieri, 17 dicembre, ha fatto chiarezza, ma la politica ha disertato in massa
Di Pietro Rossi | Venerdi 18 Dicembre alle 15:13 | 0 commenti
Si è svolto ieri a Cologna Veneta il convegno sui PFAS,
organizzato dal Coordinamento Acqua Libera dai PFAS in collaborazione
con il Circolo Legambiente Perla Blu. Si è dunque parlato di PFAS,
ovvero sostanze perfluoroalchiliche. Un nome che detto così magari può
risultare sconosciuto ai più ma che invece indica una serie di composti
ampiamente usati nell'industria tessile e per la produzione di utensili
domestici. I PFAS potrebbero essere responsabili di uno dei più
significativi disastri ambientali della nostra regione. Queste sostanze,
che possono causare molte gravi malattie, sono state trovate in una
quantità rilevante in uova, carni, pesci e ortaggi. E questo a causa
dell'inquinamento delle falde acquifere dovuto agli scarti di
lavorazione delle sostanze, la cui possibile origine è l'azienda Miteni
di Trissino, produttrice di PFAS fin dalla fine degli anni '70.
Al convegno, che ha visto una nutrita partecipazione di
pubblico - più di 200 persone - nonostante i molti inviti degli
organizzatori alle rappresentanze sanitarie e politiche del territorio,
si sono presentati solo due consiglieri regionali: Cristina Guarda,
della Lista Moretti, e Manuel Brusco, del Movimento 5 Stelle, entrambi
componenti della Commissione Ambiente in Regione. Assenti, invece,
politici regionali, rappresentanti delle Ulss e molti sindaci dei Comuni
- un centinaio tra le province di Vicenza, Padova e Verona -
interessati dal presunto disastro ambientale. Si dice presunto solo per zelo giornalistico ma in realtà sono molte le argomentazioni, portate dai relatori al convegno: Piergiorgio Boscagin, uno dei coordinatori di Acque Libere; Dario Muraro, cittadino di Brendola (uno dei Comuni interessati dal problema); Gianni Tamino, biologo dell'università di Padova; il dottor Vincenzo Cordiano, medico dell'ospedale di Valdagno e presidente dell'Associazione Medici per l'Ambiente della provincia di Vicenza e Luca Cecchi, portavoce Acqua Bene Comune Verona.
La "mappa dei veleni" della Regione Veneto è stata spiegata in maniera approfondita del professor Tamino, attraverso un excursus su 50 anni di inquinamento nella nostra Regione, nella quale i PFAS sono solo l'ultimo capitolo. Un capitolo che però ha aggiunto una triste casistica alla "peste" chimica che danni ammorba questa parte di nordest. L'indagine esposta da Vincenzo Cordiano ha evidenziato come i risultati del monitoraggio dei PFAS nella catena alimentare abbiano rivelato un inquinamento degli alimenti di consumo, oltre che dell'acqua potabile. Di particolare rilevanza, ad esempio, la presenza nell'acqua del PFOS, un componente nocivo messo fuori norma fin dal 2002. Queste sostante, oltre a essere dichiarate pericolose anche a livello di trasformazione cellulare (dati forniti dall'Istituto Superiore della Sanità e dal Ministero della Salute), sono persistenti nell'ambiente e probabilmente impossibili da bonificare completamente. Ma se le indagini epidemiologiche sono state condotte su animali, con riscontro di alcune gravi patologie, per quanto riguarda gli esseri umani si non limitate a un campione di solo 140 persone residenti in due Ulls, Arzignano e Vicenza. E i cui risultati sono ancora sconosciuti.
I PFAS, prodotti principalmente dall'azienda Miteni di Trissino, sono composti chimici che rendono le superfici impermeabili all'acqua. Usati per esempio nel marchio commerciale Goretex e in quello industriale Teflon oppure per produrre fibre antimacchia o, ancora, presenti nelle cere per pavimenti e nella carta da forno, non si decompongono e entrano nel ciclo vitale di flora e fauna. A quanto sembra sono presenti in maniera importante sia negli acquedotti che nelle falde acquifere di un'area di 150 km quadrati compresa tra le provincie di Vicenza, Verona e Padova, in cui vive una popolazione di circa 300 mila abitanti. L'Istituto Superiore della Sanità indica che esiste una associazione probabile tra questi composti e malattie quali il tumore del testicolo e del rene, l'ipertensione nella gravidanza e le malattie tiroidee. L'Associazione Medici per l'Ambiente aggiunge inoltre che probabilmente le PFAS possono causare malattie cardovascolari, ictus, diabete, leucemie e infertilità maschile e femminile.
Una situazione che richiederebbe quantomeno un intervento più approfondito e un allineamento più consono ad altri paesi in cui esiste una regolamentazione ben precisa sulla produzione PFAS e sul loro uso. La richiesta dei comitati è proprio quella di arrivare a una legge ambientale che imponga limiti molto bassi o nulli alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle falde ma anche che gli acquedotti che prelevano acqua da pozzi inquinati vengano allacciati a fonti non contaminate. In sostanza, ad oggi, non esiste ancora una regolamentazione precisa a livello statale e regionale sulla emissione di tali sostanze. Per questo il Coordinamento Acqua Libera dai PFAS ha lanciato una campagna con raccolta firme (ieri ne sono state raccolte un centinaio) per due petizioni su questi temi.
"La serata ha ribadito ancora una volta quanto è grave la situazione - ha sottolineato Boscagin - speriamo che la politica si muova, perché sono loro che dovrebbero agire senza soluzioni tampone come i filtri sugli acquedotti e facendo pagare chi ha inquinato e non la popolazione". Gli unici due rappresentanti (ma dell'opposizione) del consiglio Regionale Veneto hanno assicurato di portare queste istanze in maniera più forte nella commissione ambiente della Regione Veneto. "Di proclami ne abbiamo sentiti tanti - ha concluso Boscagin - adesso ci aspettiamo quantomeno un'indagine epidiemologica su tutta la popolazione non su di un campione insignificante di 140 persone".
A parte i filtri a carboni attivi che trattengono i PFAS, introdotti negli acquedotti di alcuni Comuni e considerati poco efficaci in quanto sarebbe invece necessaria una bonifica radicale, l'unica indicazione data dalla legge è quella delle "performance", ovvero il rispetto di valori guida - ma non vincolanti - a rappresentare requisiti minimi di sicurezza. D'altra parte è abbastanza scontato intuire gli interessi economici che possono esserci sotto a dei comparti produttivi composti da lobby ancora molto potenti come quelli della chimica e del tessile. E in effetti una risposta sull'interessamento da parte dei rappresentanti di tutte le forze politiche Regionali e tutti i membri della Commissione Ambiente e Territorio della Regione Veneto c'è stata. La risposta peggiore: quella dell'assenza.
Nota di redazione: Pietro Rossi ha moderato il convegno di ieri 17 dicembre 2015 a Cologna Veneta "Inquinamento delle falde acquifere da PFAS: un disastro ambientale?" . Il video della serata sarà a breve disponibile su questo giornale.
Leggi tutti gli articoli su: inquinamento acqua, pfas, Piergiorgio Boscagin, Legambiente, Gianni Tamino, Vincenzo Cordiano
Il decalogo del Ministero della Salute rielaborato anche con il lavoro di Dario Muraro Acqua Libera dai pfas
Il decalogo del Ministero della Salute rielaborato anche con il lavoro di Dario Muraro Acqua Libera dai pfas (per tutti quelli che dicono che non ci sono studi su queste sostanze )
giovedì 17 dicembre 2015
Il Coordinamento Acqua Libera dai pfas e i referenti territoriali
Gruppi e associazioni che fanno parte del Coordinamento Acqua Libera dai Pfas che si è costituito il 24 maggio 2014
Legambiente
Veneto, Legambiente Vicenza, Legambiente Verona, Circolo Legambiente
Perla Blu di Cologna Veneta, ViVerBio Gas Lonigo, Comitato Vicentino No
Ecomafie, Coordinamento Acqua Bene Comune Vicenza, Acqua Bene Comune
Verona , Associazione No alla Centrale Ovest vicentino, CILLSA
(Cittadini per il lavoro, la legalità, la salute e l’ambiente) di
Arzignano, CITTAB (Comitato intercomunale tutela territorio area berica)
di Lonigo, Medicina Democratica Vicenza, Nuovi
consumatori Vicenza, Gas Sommacampagna, Lasciateci respirare di Monselice , di Conselve di Lendinara (3 comitati), Terre nostre Veneto , Dario Muraro, Francesco Muraro e Rigolon Giuliano di Brendola,Coordinamento 0 OGM , comitato contro i disagio del mangimificio Veronesi, GASDOTTO di ESTE, Gruppo di consumo critico della Val D'Illasi ,
Gruppo Gas Prova di San Bonifacio,Acli Montagnana, Graziano Rossi e Diego Lovato di Bagnolo di Lonigo , Gas Creazzo , " Associazione Monastero del bene comune" Michela Piccoli Lonigo, Paola Cocco Alonte
I
REFERENTI TERRITORIALI SONO : PIERGIORGIO BOSCAGIN PER COLOGNA VENETA E
COMUNI LIMITROFI 3487236715- LUCA CECCHI PER VERONA 3343538091 -
ANTONELLA ZARANTONELLO PER LONIGO E BASSO VICENTINO 3480406820 -DARIO
MURARO PER BRENDOLA E MONTECCHIO MAGGIORE 3332794121- ANTONIO LUCCA PER ESTE 3498917174- MARCO CAMERA PER LA BASSA PADOVANA
3356946967
Il nostro Logo:
mercoledì 16 dicembre 2015
Convegno "Inquinamento acqua da PFAS, disastro ambientale?", modera direttore VicenzaPiù Coviello
Convegno "Inquinamento acqua da PFAS, disastro ambientale?", modera direttore VicenzaPiù Coviello
Di Emma Grande | Lunedi 14 Dicembre alle 18:04 | 0 commenti
Il portavoce e coordinatore del Coordinamento Acqua Libera dai Pfas,
Piergiorgio Boscagin, presenta il convegno sull’inquinamento da Composti
PerfluoroAlchilici (PFAS) in programma il 17 dicembre 2015 alle ore
20.30 presso il Teatro Comunale di Cologna Veneta. Il convegno (locandina)
è intitolato “Inquinamento delle falde acquifere da Pfas: un disastro
ambientale?” organizzato in collaborazione con il Circolo Legambiente
Perla Blu.
Relatori saranno il Dott.
Vincenzo Cordiano, Presidente di Isde Vicenza, il Prof. Gianni Tamino,
Biologo dell’Università di Padova e membro dell’Associazione Isde
Medici per l’Ambiente. Moderatore dell’incontro il Direttore
Responsabile di VicenzaPiù Giovanni Coviello.
Di seguito la presentazione dell'evento.
Sono stati invitati a partecipare al dibattito i Rappresentanti di
tutte le forze politiche Regionali e tutti i membri della Commissione
Ambiente e Territorio della Regione Veneto. Sono stati inoltre invitati i
Ministri dell’Ambiente e della Salute, il Presidente della Regione
Veneto, gli Assessori Regionali di Salute e Ambiente, tutti i Sindaci
delle zone colpite e i rappresentanti di tutti gli Enti di Prevenzione e
Controllo a cui il territorio inquinato fa capo.
Scopo
dell’iniziativa è quello di pretendere dai rappresentanti delle
Istituzioni una chiara soluzione al problema del grave inquinamento che
ha colpito una parte importante del territorio Veneto e che, alla luce
degli ultimi dati forniti sulla contaminazione da Pfas della stessa
catena alimentare nel territorio coinvolto, si deve definire come un
disastro ambientale.
Nel corso della
serata saranno promosse dal Coordinamento Acqua Libera dai Pfas due
petizioni con raccolta firme: la prima petizione chiede ai Ministeri
Competenti di fissare, finalmente, i limiti di legge sulla presenza dei
perfluoroalchilici nelle acque di falda (valori limite che si chiede
vengano equiparati alle legislazioni più restrittive al momento
presenti nel mondo), mentre la seconda petizione chiede alla Regione
Veneto di cambiare le fonti di approvvigionamento di acqua potabile dei
comuni colpiti dalla presenza di Pfas negli acquedotti pubblici.
Registratevi tutti e seguite bene le istruzioni per l'indagine epidemiologica online in Veneto
Nel video le istruzioni per rispondere alle domande del questionario
Indagine Epidemiologia sulle malattie da…
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Importantissimo! La Commissione europea condannata per inerzia sugli interferenti endocrini
La Commissione europea sarà condannata dalla Corte di Giustizia europea (CJUE) poiché non ha rispettato la normativa europea che imponeva di regolamentare gli interferenti endocrini
La condanna giunge dal Tribunale dell’Unione europea, uno degli organi della Corte di Giustizia dell’Unione europea, allertata dalla Svezia nel luglio del 2014 attraverso un ricorso contro la Commissione.
La questione è di fondamentale importanza e riguarda la salute pubblica e riguarda l’esposizione delle persone agli interferenti endocrini, sospettati di essere la causa di diverse malattie quali,cancro, infertilità, problemi al metabolismo e problemi neuro-comportamentali. La Francia, la Danimarca, la Finlandia e i Paesi Bassi si sono associati alla richiesta della Svezia.
Per spiegare il ritardo la Commissione ha spiegati ai giudici del Tribunale che era prima necessario reperire tutti gli studi d’impatto prima di esprimere i criteri globali per regolamentare gli interferenti endocrini.
Questa motivazione non è stata ritenuta valida dai giudici europei che hanno contestato la mancanza di disposizioni che non necessitavano di alcuna analisi d’impatto.
Secondo l’inchiesta pubblicata da Stéphane Horel, Intoxication (La Découverte, 2015) rivelano che gli studi d’impatto, preambolo alla definizione dei criteri sugli interferenti endocrini, erano stati espreassamente richiesti al segretario generale della Commissione dalla lobby delle industrie chimiche.
Via | Le Monde
Foto | liz west@flickr
Interrogazione fatta in ottobre al Consiglio Comunale sulle analisi dei pfas della nostra acqua potabile
Andrea Dal Maso
Consigliere per le liste Nuova Civica e Civitas di Lonigo ci ha passato
la sua interrogazione fatta in ottobre al Consiglio Comunale sulle
analisi dei pfas della nostra acqua potabile. A questa interrogazione è
poi succeduta l'assemblea pubblica di Novembre a Lonigo organizzata dal
sindaco Luca Restello con le istituzioni e l'amministratore unico di
Acque del Chiampo, Alberto Serafin. E' molto importante grazie Andrea!
Nel Bur regionale dell'11/12/15 tre delibere della Giunta regionale del Veneto sulle acque.
Scarica la versione stampabile del BUR n. 116 del 11/12/2015
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Scarica versione stampabile Deliberazione della Giunta Regionale
L'Assessore Gianpaolo Bottacin riferisce quanto segue.
La definizione dello stato chimico delle acque sotterranee, secondo le direttive 2000/60/CE (Water Framework Directive -WFD) e 2006/118/CE (GroundWater Directive - GWD), si fonda sul rispetto di norme sulla qualità delle acque, espresse mediante concentrazioni limite, che vengono definite a livello europeo per nitrati e pesticidi (standard di qualità), mentre per altri inquinanti, di cui è fornita una lista minima all'Allegato 2 parte B della direttiva 2006/118/CE, spetta agli Stati membri la definizione dei valori soglia, oltre all'onere di individuare altri elementi da monitorare, sulla base dell'analisi delle pressioni. I valori soglia (VS) adottati dall'Italia sono quelli definiti all'Allegato 3, tabella 3, D.Lgs 30/2009.
L'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) da anni esegue il monitoraggio delle acque sotterranee del Veneto nel rispetto delle normative vigenti e può pertanto disporre di una notevole quantità di dati a riguardo. ARPAV ha prodotto una relazione - inviata alla Regione Veneto con prot. n. 76846 del 03/08/2015 - che comprende la classificazione dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei relativa al quinquennio 2010-2014, la definizione dei valori di fondo e l'analisi dei trend, con il dettaglio delle metodologie utilizzate, presentata in Allegato A, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione. Il dettaglio di tale classificazione viene presentato in Allegato A1, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione. Nella stesura dell'elaborato è stato utilizzato come riferimento la "WFD Reporting Guidance 2016 ver. 4.0", documento guida elaborato nel contesto della Common Implementation Strategy per la WFD.
La procedura di valutazione dello stato chimico deve essere espletata per tutti i corpi idrici sotterranei caratterizzati come a rischio e per ciascuno degli inquinanti che contribuiscono a tale caratterizzazione; è condotta alla fine del ciclo di un Piano di Gestione di Distretto Idrografico, utilizzando i dati raccolti con il monitoraggio operativo e di sorveglianza, per verificare l'efficacia dei programmi di misura adottati. Visto che la pubblicazione del primo aggiornamento del Piano di Gestione di distretto idrografico - in particolare quello delle Alpi Orientali - dovrà avvenire a dicembre 2015, i dati di monitoraggio utilizzati sono riferibili al massimo periodo disponibile, ovvero il quinquennio 2010-2014.
Nella valutazione dello stato chimico è stata affrontata la questione dei valori di fondo naturale. Ciò in quanto in alcuni corpi idrici sotterranei è dimostrata scientificamente la presenza di metalli e altri parametri di origine naturale in concentrazioni di fondo naturale superiori ai limiti fissati a livello nazionale: in questi casi è opportuno che tali livelli di fondo costituiscano i valori soglia per la definizione del buono stato chimico. Il compito della definizione dei valori di fondo è affidato alle regioni dal D.lgs 30/2009, art.2, comma 1 lettera b. La determinazione dei livelli di fondo assume pertanto una rilevanza prioritaria al fine di non classificare le acque di scarsa qualità come in cattivo stato; nel Veneto è il caso tipico dei corpi idrici di bassa pianura. La presenza in concentrazioni elevate di ammoniaca, ferro, manganese ed arsenico deriva, infatti, da litotipi caratteristici e/o da particolari condizioni redox. Situazioni analoghe si trovano anche in alcune falde degli acquiferi di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lombardia. La necessità della determinazione (o della stima, a seconda dei casi) dei livelli di fondo è stabilita anche nella recente direttiva 2014/80/UE del 20 giugno 2014 che modifica l'allegato II della direttiva 2006/118/CE.
Infine, la direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento, prevede che siano individuate tutte le tendenze significative e durature all'aumento delle concentrazioni di inquinanti, gruppi di inquinanti e indicatori di inquinamento rilevate nei corpi o gruppi di corpi idrici sotterranei che sono stati identificati come a rischio. La questione dei trend deve essere affrontata anche nei Piani di Gestione dei bacini idrografici: dove è stato individuato un trend significativoall'aumento è necessario invertirne la tendenza, e ciò va fatto attraverso i programmi di misure. La valutazione dei trend è stata eseguita su tutte le stazioni con dati sufficienti, non solo su quelle appartenenti ai corpi idrici a rischio. Le metodologie adottate per l'individuazione dei trend sono le stesse utilizzate nella precedente stesura del Piano di Gestione: il test non parametrico Mann-Kendall per l'analisi dei trend alla scala di singolo punto di monitoraggio - i cui risultati sono presentati in Allegato A2, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione - ed il test Kendall regionale per l'analisi a scala di corpo idrico, i cui risultati sono presentati in Allegato A, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione.
Stante l'urgenza di pervenire al primo aggiornamento del Piano di Gestione del distretto idrografico delle Alpi Orientali entro il 31/12/2015, pena il possibile insorgere di procedure di infrazione comunitaria, è necessario approvare sin d'ora la classificazione dei corpi idrici sotterranei.
Si ritiene inoltre opportuno, anche al fine di verificare la necessità di un ulteriore aggiornamento della classificazione medesima, avviare in analogia con quanto fatto per la classificazione dei corpi idrici superficiali e con le modalità indicate in Allegato B, parte integrante della presente deliberazione, una fase di consultazione pubblica aperta a Enti e ad altri soggetti sia pubblici che privati che consenta la partecipazione attiva di tutte le parti interessate e raccogliere eventuali suggerimenti, osservazioni e informazioni. Conclusa questa fase la classificazione, eventualmente emendata sulla base dei contributi pervenuti, verrà inviata alla competente Commissione Consiliare per acquisire il parere ai sensi dei commi 3 e 4 dell'art. 19 della L.R. 33/1985.
La Sezione Geologia e Georisorse, al fine di avviare la fase di consultazione e partecipazione, provvederà al deposito dei documenti inerenti la classificazione presso gli uffici della Sezione stessa ed a renderli disponibili sul sito internet della Regione e dell'ARPAV, gli interessati potranno far pervenire osservazioni o suggerimenti entro 30 giorni dalla data di pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione della presente deliberazione.
Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.
VISTA la Direttiva 2000/60/CE;
VISTA la Direttiva 2006/118/CE;
VISTA la Direttiva 2014/80/UE;
VISTO il D.Lgs. 152/2006;
VISTO il D.Lgs 30/2009;
VISTA la nota ARPAV prot. n. 76846 del 03/08/2015;
VISTO l'art. 2, comma 2 della Legge Regionale n. 54 del 31 dicembre 2012;
2. di incaricare la Sezione Geologia e Georisorse della trasmissione della classificazione al Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del Mare, anche per il successivo inoltro alla Commissione europea, nonché alle Autorità di Distretto idrografico delle Alpi Orientali e di Distretto Idrografico del fiume Po;
3. di incaricare il Direttore della Sezione Geologia e Georisorse all'espletamento della fase di consultazione pubblica, secondo quanto in premessa esposto e secondo le modalità individuate nell'allegato B, parte integrante della presente deliberazione;
4. di dare atto che a conclusione della fase di consultazione e della relativa istruttoria da parte degli uffici tecnici regionali, in collaborazione con ARPAV, la classificazione sarà trasmessa al Consiglio regionale per l'acquisizione del parere della competente Commissione Consiliare ai sensi dei commi 3 e 4 dell'art. 19 della L.R. 33/1985;
5. di dare atto che la presente deliberazione non comporta spesa a carico del Bilancio Regionale;
6. di pubblicare la presente deliberazione integrale nel Bollettino ufficiale della Regione; gli Allegati A, A1, A2 e B, saranno altresì resi disponibili presso la Sezione Geologia e Georisorse e sul portale web della Regione e dell'ARPAV.
1625_AllegatoA1_311858.pdf
1625_AllegatoA2_311858.pdf
1625_AllegatoB_311858.pdf
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Bur n. 116 del 11 dicembre 2015
Materia: Acque
Deliberazione della Giunta Regionale n. 1625 del 19 novembre 2015
Approvazione
della classificazione dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei
nel quinquennio 2010-2014. Direttive 2000/60/CE e 2006/118/CE; D.Lgs
30/2009. Avvio della consultazione pubblica.
Note per la trasparenza |
Con la presente deliberazione si approva la classificazione dello stato
chimico dei corpi idrici sotterranei nel quinquennio 2010-2014, ai
sensi delle direttive 2000/60/CE e 2006/118/CE e del D.Lgs 30/2009, da
inserire nel primo aggiornamento dei Piani di Gestione dei distretti
idrografici territorialmente interessati, che dovrà avvenire entro la
fine di dicembre 2015. Viene inoltre avviata la consultazione con i
soggetti interessati che vorranno sottoporre eventuali osservazioni o
portare loro contributi. |
La definizione dello stato chimico delle acque sotterranee, secondo le direttive 2000/60/CE (Water Framework Directive -WFD) e 2006/118/CE (GroundWater Directive - GWD), si fonda sul rispetto di norme sulla qualità delle acque, espresse mediante concentrazioni limite, che vengono definite a livello europeo per nitrati e pesticidi (standard di qualità), mentre per altri inquinanti, di cui è fornita una lista minima all'Allegato 2 parte B della direttiva 2006/118/CE, spetta agli Stati membri la definizione dei valori soglia, oltre all'onere di individuare altri elementi da monitorare, sulla base dell'analisi delle pressioni. I valori soglia (VS) adottati dall'Italia sono quelli definiti all'Allegato 3, tabella 3, D.Lgs 30/2009.
L'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) da anni esegue il monitoraggio delle acque sotterranee del Veneto nel rispetto delle normative vigenti e può pertanto disporre di una notevole quantità di dati a riguardo. ARPAV ha prodotto una relazione - inviata alla Regione Veneto con prot. n. 76846 del 03/08/2015 - che comprende la classificazione dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei relativa al quinquennio 2010-2014, la definizione dei valori di fondo e l'analisi dei trend, con il dettaglio delle metodologie utilizzate, presentata in Allegato A, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione. Il dettaglio di tale classificazione viene presentato in Allegato A1, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione. Nella stesura dell'elaborato è stato utilizzato come riferimento la "WFD Reporting Guidance 2016 ver. 4.0", documento guida elaborato nel contesto della Common Implementation Strategy per la WFD.
La procedura di valutazione dello stato chimico deve essere espletata per tutti i corpi idrici sotterranei caratterizzati come a rischio e per ciascuno degli inquinanti che contribuiscono a tale caratterizzazione; è condotta alla fine del ciclo di un Piano di Gestione di Distretto Idrografico, utilizzando i dati raccolti con il monitoraggio operativo e di sorveglianza, per verificare l'efficacia dei programmi di misura adottati. Visto che la pubblicazione del primo aggiornamento del Piano di Gestione di distretto idrografico - in particolare quello delle Alpi Orientali - dovrà avvenire a dicembre 2015, i dati di monitoraggio utilizzati sono riferibili al massimo periodo disponibile, ovvero il quinquennio 2010-2014.
Nella valutazione dello stato chimico è stata affrontata la questione dei valori di fondo naturale. Ciò in quanto in alcuni corpi idrici sotterranei è dimostrata scientificamente la presenza di metalli e altri parametri di origine naturale in concentrazioni di fondo naturale superiori ai limiti fissati a livello nazionale: in questi casi è opportuno che tali livelli di fondo costituiscano i valori soglia per la definizione del buono stato chimico. Il compito della definizione dei valori di fondo è affidato alle regioni dal D.lgs 30/2009, art.2, comma 1 lettera b. La determinazione dei livelli di fondo assume pertanto una rilevanza prioritaria al fine di non classificare le acque di scarsa qualità come in cattivo stato; nel Veneto è il caso tipico dei corpi idrici di bassa pianura. La presenza in concentrazioni elevate di ammoniaca, ferro, manganese ed arsenico deriva, infatti, da litotipi caratteristici e/o da particolari condizioni redox. Situazioni analoghe si trovano anche in alcune falde degli acquiferi di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lombardia. La necessità della determinazione (o della stima, a seconda dei casi) dei livelli di fondo è stabilita anche nella recente direttiva 2014/80/UE del 20 giugno 2014 che modifica l'allegato II della direttiva 2006/118/CE.
Infine, la direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento, prevede che siano individuate tutte le tendenze significative e durature all'aumento delle concentrazioni di inquinanti, gruppi di inquinanti e indicatori di inquinamento rilevate nei corpi o gruppi di corpi idrici sotterranei che sono stati identificati come a rischio. La questione dei trend deve essere affrontata anche nei Piani di Gestione dei bacini idrografici: dove è stato individuato un trend significativoall'aumento è necessario invertirne la tendenza, e ciò va fatto attraverso i programmi di misure. La valutazione dei trend è stata eseguita su tutte le stazioni con dati sufficienti, non solo su quelle appartenenti ai corpi idrici a rischio. Le metodologie adottate per l'individuazione dei trend sono le stesse utilizzate nella precedente stesura del Piano di Gestione: il test non parametrico Mann-Kendall per l'analisi dei trend alla scala di singolo punto di monitoraggio - i cui risultati sono presentati in Allegato A2, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione - ed il test Kendall regionale per l'analisi a scala di corpo idrico, i cui risultati sono presentati in Allegato A, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione.
Stante l'urgenza di pervenire al primo aggiornamento del Piano di Gestione del distretto idrografico delle Alpi Orientali entro il 31/12/2015, pena il possibile insorgere di procedure di infrazione comunitaria, è necessario approvare sin d'ora la classificazione dei corpi idrici sotterranei.
Si ritiene inoltre opportuno, anche al fine di verificare la necessità di un ulteriore aggiornamento della classificazione medesima, avviare in analogia con quanto fatto per la classificazione dei corpi idrici superficiali e con le modalità indicate in Allegato B, parte integrante della presente deliberazione, una fase di consultazione pubblica aperta a Enti e ad altri soggetti sia pubblici che privati che consenta la partecipazione attiva di tutte le parti interessate e raccogliere eventuali suggerimenti, osservazioni e informazioni. Conclusa questa fase la classificazione, eventualmente emendata sulla base dei contributi pervenuti, verrà inviata alla competente Commissione Consiliare per acquisire il parere ai sensi dei commi 3 e 4 dell'art. 19 della L.R. 33/1985.
La Sezione Geologia e Georisorse, al fine di avviare la fase di consultazione e partecipazione, provvederà al deposito dei documenti inerenti la classificazione presso gli uffici della Sezione stessa ed a renderli disponibili sul sito internet della Regione e dell'ARPAV, gli interessati potranno far pervenire osservazioni o suggerimenti entro 30 giorni dalla data di pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione della presente deliberazione.
Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.
LA GIUNTA REGIONALE
UDITO il relatore, il quale dà atto che la struttura proponente ha
attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica anche in ordine
alla compatibilità con la vigente legislazione statale e regionale;VISTA la Direttiva 2000/60/CE;
VISTA la Direttiva 2006/118/CE;
VISTA la Direttiva 2014/80/UE;
VISTO il D.Lgs. 152/2006;
VISTO il D.Lgs 30/2009;
VISTA la nota ARPAV prot. n. 76846 del 03/08/2015;
VISTO l'art. 2, comma 2 della Legge Regionale n. 54 del 31 dicembre 2012;
delibera
1. di approvare la proposta di classificazione dello stato chimico
dei corpi idrici sotterranei nel quinquennio 2010-2014, come presentata
nella relazione in Allegato A, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, nonché con un maggior grado di dettaglio in Allegato A1,
parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, tenuto
conto dell'analisi dei trend alla scala di singolo punto di monitoraggio
mediante il test Mann-Kendall, descritta in Allegato A2, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione;2. di incaricare la Sezione Geologia e Georisorse della trasmissione della classificazione al Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del Mare, anche per il successivo inoltro alla Commissione europea, nonché alle Autorità di Distretto idrografico delle Alpi Orientali e di Distretto Idrografico del fiume Po;
3. di incaricare il Direttore della Sezione Geologia e Georisorse all'espletamento della fase di consultazione pubblica, secondo quanto in premessa esposto e secondo le modalità individuate nell'allegato B, parte integrante della presente deliberazione;
4. di dare atto che a conclusione della fase di consultazione e della relativa istruttoria da parte degli uffici tecnici regionali, in collaborazione con ARPAV, la classificazione sarà trasmessa al Consiglio regionale per l'acquisizione del parere della competente Commissione Consiliare ai sensi dei commi 3 e 4 dell'art. 19 della L.R. 33/1985;
5. di dare atto che la presente deliberazione non comporta spesa a carico del Bilancio Regionale;
6. di pubblicare la presente deliberazione integrale nel Bollettino ufficiale della Regione; gli Allegati A, A1, A2 e B, saranno altresì resi disponibili presso la Sezione Geologia e Georisorse e sul portale web della Regione e dell'ARPAV.
(seguono allegati)
1625_AllegatoA0_311858.pdf1625_AllegatoA1_311858.pdf
1625_AllegatoA2_311858.pdf
1625_AllegatoB_311858.pdf
venerdì 11 dicembre 2015
Su rai3 Ambiente Regione Veneto un servizio sui pfas dove siamo stati intervistati anche noi da Luca Colombo
Minuto 17 circa il servizio sui pfas . siamo stati intervistati sul Fratta Gorzone uscita tubone Arica
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-dd81f368-6f04-4e81-92b7-826b604de65b-tgr.html?refresh_ce#p=0
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-dd81f368-6f04-4e81-92b7-826b604de65b-tgr.html?refresh_ce#p=0
giovedì 10 dicembre 2015
Bur n. 115 del 07 dicembre 2015 decreto del direttore ambiente sulla discarica n° 9 dove sono depositati i fanghi del depuratore di Arzignano gestito da Acque del Chiampo:
Scarica la versione stampabile del BUR n. 115 del 07/12/2015
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CONSIDERATO in particolare che con il decreto n. 49 del 29.07.2010, sulla base dell’allegato parere favorevole della Commissione Tecnica Regionale Ambiente (CTRA) n. 3686 del 24/06/2010, è stato approvato il “Progetto di adeguamento tecnologico e gestionale” della discarica in parola presentato dalla società Acque del Chiampo S.p.A. con nota n. AR/cs/04935/2010 del 1/04/2010 (acquisita al protocollo regionale n. 183488/5719 del 1/04/2010).
PRESO ATTO che con DSR n. 31 del 10 maggio 2013 si è preso atto delle modifiche a prescrizioni e modalità gestionali inerenti il Progetto di adeguamento tecnico – gestionale di cui sopra, subordinatamente alle prescrizioni ed indicazioni dell’allegato parere della CTRA n. 3865 del 27 marzo 2013.
VISTE le D.D.G.R. n. 850 del 03/04/2007, n. 1838 del 19/06/2007, n. 3764 del 09/12/2009, n. 1766 del 06/07/2010 e n. 1360 del 30/07/2013, specifiche sulla tematica delle sottocategorie.
CONSIDERATO in particolare che, con la deliberazione n. 1360/2013, la Giunta regionale ha preso atto, nelle more dell’emanazione di ulteriori indirizzi specifici sulla tematica in questione da parte del Ministero, del documento conclusivo del tavolo tecnico regionale istituito con la precedente DGRV n. 1766/2010, intitolato “Criteri ed indirizzi operativi in merito alle procedure per il rilascio delle autorizzazioni delle sottocategorie di discariche per rifiuti non pericolosi, nonché per il rilascio delle deroghe ai limiti di accettabilità previsti dalla norma” ed allegato al medesimo provvedimento.
CONSIDERATO che, con la medesima deliberazione n. 1360/2013, la Giunta regionale ha altresì disposto:
CONSIDERATO che con nota n. 19028 del 18.11.2013 (acquisita al prot. reg.le n. 510557 del 25.11.2013), il Gestore della discarica in esame ha depositato la documentazione tecnica richiesta dalla DGRV n. 1360/2013.
CONSIDERATO che, per la valutazione della documentazione tecnica di cui sopra, gli Uffici regionali si sono avvalsi del supporto tecnico dell’ARPAV e che, a tale scopo, l’Agenzia ha individuato un apposito gruppo di lavoro composto da un rappresentante della Direzione Generale - Servizio Ambiente e Territorio (oggi le competenze del SAT sono confluite nel Servizio Coordinamento Osservatori Regionali e Segreterie Tecniche – SCOR della Direzione tecnica), da un rappresentante della Direzione Tecnica – Servizio Osservatorio Rifiuti e da due rappresentanti del Dipartimento provinciale competente per territorio.
VISTI gli esiti della riunione istruttoria, svoltasi in data 22 gennaio 2014 ed alla quale hanno partecipato i rappresentanti di Regione, Provincia, ARPAV, Comune di Montorso V.no e Ditta, così come riportati nel verbale trasmesso con nota n. 49552 del 04 febbraio 2014; all’incontro risultava assente, tra i soggetti convocati, il Comune di Arzignano.
VISTA la valutazione del rischio aggiornata, trasmessa dalla Ditta con nota n. 4570 del 05.03.2014 (acquisita al prot. reg. n. 99659 del 06.03.2014) in recepimento delle richieste formulate nel succitato incontro del 22 gennaio 2014.
CONSIDERATO che, sulla base della nuova documentazione, è emerso che i valori dei livelli di falda registrati nei piezometri di controllo della discarica negli ultimi anni (a partire dal 2009) hanno evidenziato – in corrispondenza della parte più profonda del fondo scavo - non solo il mancato rispetto del franco di falda, ma anche il probabile interessamento dello strato di impermeabilizzazione in argilla.
RILEVATO che, alla luce di quanto sopra, in esito ad un apposito incontro di coordinamento tra Ditta ed Enti interessati, tenutosi in data 13 maggio 2014, con nota regionale n. 206247 del 13 maggio 2014, è stata comunicata la sospensione del procedimento ex DGRV 1360/2013, attivato con la nota n. 367335 del 04.09.2013, fino alla conclusione dell’istruttoria che gli Uffici regionali avrebbero effettuato, in collaborazione con gli Enti di controllo interessati, sulla problematica emersa.
CONSIDERATO che sulla tematica dell’innalzamento della falda si sono successivamente svolti altri incontri di coordinamento (in data 02.10.2014 e 13.05.2015) tra Enti (Regione, Provincia, ARPAV e Comuni interessati) alla presenza della società Acque del Chiampo S.p.A. e di altro Gestore di discariche interessate dalla medesima problematica.
CONSIDERATO che sulla questione è stato interessato anche il Ministero dell’Ambiente con una specifica richiesta di parere (cfr. nota del Direttore del Dipartimento regionale Ambiente n. 230890 del 28 maggio 2014) tesa ad appurare “se il mancato rispetto del franco di falda possa, da solo, comportare l’obbligo per l’Autorità competente di sospendere il conferimento di rifiuti in discarica ed avviare conseguentemente le procedure di chiusura della stessa ai sensi dell’art. 12 del D. Lgs. n. 36/2003”.
VISTA la nota n. 17000 del 23.06.2014, con la quale il Ministero dell’Ambiente, in riscontro alla succitata richiesta di parere, ha precisato quanto segue:
RITENUTO di precisare che l’obbligo di implementazione ed attivazione della barriera idraulica di cui al progetto presentato potrà essere imposto dagli Enti solo in caso di accertata contaminazione della falda imputabile alla discarica e, comunque, nell’ambito di un procedimento ex art. 242 del D. Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii.
CONSIDERATOche la Ditta Acque del Chiampo S.p.A., con nota n. 11920 del 30.06.2015, ha dato riscontro alle richieste di chiarimenti formulate dagli Enti, presentando, al contempo, anche una versione aggiornata del piano di monitoraggio straordinario armonizzato con le indicazioni fornite dagli Enti nella riunione del 13 maggio 2015.
PRESO ATTO che con nota n. n. 80070 del 12 agosto 2015, ARPAV – a seguito di apposita richiesta degli Uffici regionali - ha espresso le proprie favorevoli considerazioni sulle integrazioni presentate con la succitata nota del 30.06.2015.
CONSIDERATO che, alla luce di quanto sopra, con nota n. 339793 del 21 agosto 2015 sono stati riavviati i termini del procedimento originariamente avviato con nota n. 367335 del 04 settembre 2013, chiedendo al Gestore un aggiornamento al 31.12.2014 dei dati relativi alle concentrazioni dei contaminanti derogati (DOC e Cromo totale) rilevate nel percolato prodotto dalla discarica.
PRESO ATTO che con nota n. 15097 del 31 agosto 2015 la Ditta Acque del Chiampo S.p.A. ha inviato quanto richiesto.
CONSIDERATO che il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale previsto dalla DGRV n. 1360/2013, con riferimento alle discariche di competenza regionale, va assoggettato al preventivo esame della Commissione Tecnica Regionale Ambiente (C.T.R.A.), così come previsto dalla medesima deliberazione.
PRESO ATTO che l’argomento di cui sopra, ritenuto istruibile sulla base di tutta la documentazione ed i pareri pervenuti, è stato pertanto portato all’esame della C.T.R.A. nella seduta del 15 ottobre 2015.
VISTO il voto n. 3988 del 15 ottobre 2015 (vedi Allegato A al presente atto di cui costituisce parte integrante e sostanziale), con il quale la C.T.R.A. ha espresso parere favorevole alla valutazione dei rischi aggiornata, presentata dalla Ditta Acque del Chiampo S.p.A. con nota n. 19028 del 18.11.2013 (acquisita al prot. reg.le n. 510557 del 25.11.2013), come modificata, ed integralmente sostituita, dal documento trasmesso con successiva nota n. 4570 del 05.03.2014 (acquisita al prot. reg. n. 99659 del 07.03.2014), subordinatamente al rispetto di alcune prescrizioni.
VISTA la nota della Provincia di Vicenza, anticipata via e-mail ai competenti Uffici regionali in data 14 ottobre 2015 ed acquisita al prot. reg. n. 426078 del 22.10.2015, con la quale il responsabile del Servizio Ambiente e Territorio della medesima Amministrazione, nel comunicare l’impossibilità a partecipare alla CTRA del giorno 15.10.2015, ha espresso parare favorevole alla valutazione dei rischi aggiornata di cui trattasi.
PRESO ATTO che la Ditta Acque del Chiampo ha provveduto - ai sensi dell’art. 29 – quater del D. Lgs. n. 152/2006, come modificato dal D. Lgs. n. 128/2010 - a pubblicare in data 22.04.2014, a mezzo stampa, l’annuncio relativo al procedimento in esame e che, nel termine previsto dalla norma, e comunque fino ad oggi, non è pervenuta alcuna osservazione da parte di altri soggetti interessati.
PRESO ATTO che, successivamente all’emanazione della DGRV n. 1360/2013, l’art. 29 bis del D. Lgs. n. 152/2006, introdotto con il D. Lgs. n. 128/2010, è stato modificato con D. Lgs. n. 46 del 4.03.2014 e che, nel caso specifico, essendo stato il procedimento avviato prima dell’entrata in vigore del D. Lgs. n. 46/2014, si è provveduto a concludere il medesimo con riferimento alle procedure amministrative previgenti.
RITENUTO pertanto, alla luce di tutto quanto sopra riportato, di prendere atto del parere della C.T.R.A. n. 3988 del 15 ottobre 2015 e di confermare – conseguentemente - la classificazione della discarica di cui trattasi nella sottocategoria “per rifiuti organici pretrattati” di cui alla lett. b), comma 1 dell’art. 7 del DM 27.09.2010 e ss.mm.ii., nonché l’autorizzazione alle deroghe ai parametri DOC e Cromo totale già concesse relativamente ai corrispondenti limiti di accettabilità in discarica previsti dal DM 27.09.2010 e ss.mm.ii., subordinatamente al rispetto delle prescrizioni riportate nel medesimo parere della C.T.R.A.
PRESO ATTO che il procedimento in questione, avviato su istanza d’ufficio alla luce delle previsioni della DGRV n. 1360/2013, è stato caratterizzato da una particolare complessità tecnico – amministrativa. In particolare va rilevato che la problematica afferente l’innalzamento della falda nell’area di discarica, seppur dipendente da cause estranee alla gestione, ha reso necessario un ampio approfondimento istruttorio sui requisiti generali posti alla base dell’autorizzazione all’esercizio della stessa, il quale ha comportato l’attivazione di un vero e proprio tavolo tecnico con gli Enti interessati, coinvolgendo al contempo con apposito quesito anche il Ministero dell’Ambiente. In tal senso la problematica citata è stata ritenuta assorbente rispetto alle restanti valutazioni inerenti la tematica delle sottocategorie oggetto del procedimento di riesame disposto ai sensi della DGRV n. 1360/2013.
RILEVATOche è stata sostanzialmente condivisa con il Gestore, oltre che con gli Enti coinvolti, l’opportunità di risolvere la problematica della falda e di rinviare ad un momento successivo il percorso amministrativo del riesame dell’autorizzazione alla sottocategoria di discarica; a tal fine lo stesso Gestore ha provveduto a presentare appositi studi e proposte tecnico – operative sulla base dei rilevi avanzati dagli Enti.
RAMMENTATO che già la tematica delle sottocategorie, vista la sua complessità, aveva comportato l’attivazione di un gruppo di lavoro Regione – ARPAV costituito da più professionalità dotate di specifiche competenze al fine di valutare in maniera coerente ed omogenea le analisi di rischio presentate dai Gestori di tutte le discariche alle sottocategorie di discarica di competenza regionale.
RITENUTO di considerare, nel contesto sopra descritto, la data di decorrenza dei termini di cui al comma 10 dell’art. 29-quater del D. Lgs. n. 152/2006 coincidente con la data di riattivazione d’ufficio del procedimento di cui alla nota regionale n. 339793 del 21 agosto 2015.
RITENUTO concluso, con il presente provvedimento e con le precisazioni di cui sopra, il procedimento di cui trattasi, come riavviato con nota n. 339793 del 21 agosto 2015.
VISTE la L.R. n. 3/2000 e ss.mm.ii. e la L.R. n. 26/2007.
VISTI il D. Lgs. n. 36/2003 ed il D. Lgs. n.152/2006 e ss.mm.ii.
VISTI il DM 27.09.2010 ed il successivo e recente decreto modificativo DM 24.06.2015.
VISTA la DGRV n. 16 del 21 gennaio 2014 che assegna al Direttore del Dipartimento Ambiente e, in sua sostituzione, al Direttore della Sezione Coordinamento Attività Operative, le funzioni e le competenze precedentemente attribuite al Segretario regionale all’Ambiente e Territorio (poi denominato Segretario regionale per l’Ambiente) dalla DGRV n. 2493 del 7 agosto 2007.
Scarica la versione firmata del BUR n. 115 del 07/12/2015
Scarica versione stampabile Decreto
Bur n. 115 del 07 dicembre 2015
Materia: Ambiente e beni ambientali
Decreto DEL DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO AMBIENTE n. 73 del 16 novembre 2015
Riesame
dell'Autorizzazione Integrata Ambientale ai sensi del D. Lgs. n.
152/2006 e ss.mm.ii. rilasciata con DSR n. 73 del 20.10.2009 e ss.mm.ii.
Discarica per rifiuti non pericolosi - sottocategoria per rifiuti
organici pretrattati, ubicata in Via Ottava Strada in Comune di
Arzignano (VI) sito n. 9. Gestore: ACQUE DEL CHIAMPO S.p.A. con sede
legale in via Ferraretta, 20 - Arzignano.
Note per la trasparenza |
Con il presente decreto si confermano, relativamente alla discarica di
cui trattasi gestita dalla Ditta ACQUE DEL CHIAMPO S.p.A., la
classificazione in sottocategoria per rifiuti organici pretrattati e le
deroghe concesse ai limiti di accettabilità dei rifiuti conferiti
previsti dal DM 27.09.2010 e ss.mm.ii., a seguito del riesame
dell'Autorizzazione Integrata Ambientale disposto con DGRV n. 1360 del
30.07.2013. Estremi dei principali documenti di riferimento dell'istruttoria: Comunicazione di avvio del procedimento di cui alla nota regionale n. 367335 del 04.09.2013. Analisi di Rischio (AdR) presentata dal Gestore con nota n. 19028 del 18.11.2013 (acquisita al prot. reg.le n. 510557 del 25.11.2013), come integrata e modificata dal documento trasmesso con successiva nota n. 4570 del 05.03.2014 (acquisita al prot. reg. n. 99659 del 07.03.2014). Piano di Monitoraggio e Controllo rev. 03 del 18.11.2013 (acquisito al prot. reg. le n. 510557 del 25.11.2013). Comunicazione di sospensione del procedimento di cui alla nota regionale n. 206247 del 13 maggio 2014. "Progetto operativo di barriera idraulica di soccorso per le discariche operative", datato 10 febbraio 2015 ed acquisito al prot. reg. n. 68792 del 17.02.2015, come modificato ed integrato dalla nota n. 11920 del 30.06.2015 (acquisita al prot. reg. n. 271234 del 01.07.2015). "Valutazione tecnica dell'efficienza ed integrità del sistema di contenimento delle discariche n. 9 e n. 7 di Acque del Chiampo S.p.A.", datata 10 marzo 2015 ed acquisita al prot. reg. n. 117005 del 18.03.2015, come integrata con nota n. 11920 del 30.06.2015 (acquisita al prot. reg. n. 271234 del 01.07.2015). "Valutazione impatti ambientali di un progetto di dewatering delle discariche operative" datata 13 marzo 2015 ed acquisita al prot. reg. n. 117005 del 18.03.2015. Comunicazione di riattivazione del procedimento di cui alla nota regionale n. 339793 del 21 agosto 2015. Parere della C.T.R.A. n. 3988 del 15.10.2015. |
Il Direttore
PREMESSO che con il decreto del Segretario Regionale Ambiente e
Territorio n. 73 del 20/10/2009 e ss.mm.ii. è stata confermata alla
Ditta Acque del Chiampo S.p.A. l’Autorizzazione Integrata Ambientale,
già rilasciata con i precedenti decreti n. 176 del 30.12.2008 e n. 37
del 24.06.2009, per la gestione della discarica per rifiuti organici
pretrattati denominata sito n. 9, ubicata ad Arzignano (VI) in via
Ottava Strada.CONSIDERATO in particolare che con il decreto n. 49 del 29.07.2010, sulla base dell’allegato parere favorevole della Commissione Tecnica Regionale Ambiente (CTRA) n. 3686 del 24/06/2010, è stato approvato il “Progetto di adeguamento tecnologico e gestionale” della discarica in parola presentato dalla società Acque del Chiampo S.p.A. con nota n. AR/cs/04935/2010 del 1/04/2010 (acquisita al protocollo regionale n. 183488/5719 del 1/04/2010).
PRESO ATTO che con DSR n. 31 del 10 maggio 2013 si è preso atto delle modifiche a prescrizioni e modalità gestionali inerenti il Progetto di adeguamento tecnico – gestionale di cui sopra, subordinatamente alle prescrizioni ed indicazioni dell’allegato parere della CTRA n. 3865 del 27 marzo 2013.
VISTE le D.D.G.R. n. 850 del 03/04/2007, n. 1838 del 19/06/2007, n. 3764 del 09/12/2009, n. 1766 del 06/07/2010 e n. 1360 del 30/07/2013, specifiche sulla tematica delle sottocategorie.
CONSIDERATO in particolare che, con la deliberazione n. 1360/2013, la Giunta regionale ha preso atto, nelle more dell’emanazione di ulteriori indirizzi specifici sulla tematica in questione da parte del Ministero, del documento conclusivo del tavolo tecnico regionale istituito con la precedente DGRV n. 1766/2010, intitolato “Criteri ed indirizzi operativi in merito alle procedure per il rilascio delle autorizzazioni delle sottocategorie di discariche per rifiuti non pericolosi, nonché per il rilascio delle deroghe ai limiti di accettabilità previsti dalla norma” ed allegato al medesimo provvedimento.
CONSIDERATO che, con la medesima deliberazione n. 1360/2013, la Giunta regionale ha altresì disposto:
- che le autorizzazioni alle sottocategorie di discariche e/o alle deroghe ai limiti di accettabilità già assentite alla data di pubblicazione sul BUR del medesimo provvedimento, devono essere riviste, ai sensi del comma 4 dell’art. 29 – octies del D. Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii., al fine di verificarne la conformità ai criteri individuati nel documento conclusivo del tavolo tecnico regionale sopra richiamato (ossia nell’allegato A alla DGRV n. 1360/2013);
- che i soggetti gestori delle discariche interessate, con le finalità di cui sopra, sono tenute a presentare all’Autorità competente – entro 90 giorni dalla data di pubblicazione sul BUR della DGRV n. 1360/2013 - una nuova valutazione dei rischi da predisporsi secondo le modalità e nel rispetto dei principi individuati nel succitato documento.
CONSIDERATO che con nota n. 19028 del 18.11.2013 (acquisita al prot. reg.le n. 510557 del 25.11.2013), il Gestore della discarica in esame ha depositato la documentazione tecnica richiesta dalla DGRV n. 1360/2013.
CONSIDERATO che, per la valutazione della documentazione tecnica di cui sopra, gli Uffici regionali si sono avvalsi del supporto tecnico dell’ARPAV e che, a tale scopo, l’Agenzia ha individuato un apposito gruppo di lavoro composto da un rappresentante della Direzione Generale - Servizio Ambiente e Territorio (oggi le competenze del SAT sono confluite nel Servizio Coordinamento Osservatori Regionali e Segreterie Tecniche – SCOR della Direzione tecnica), da un rappresentante della Direzione Tecnica – Servizio Osservatorio Rifiuti e da due rappresentanti del Dipartimento provinciale competente per territorio.
VISTI gli esiti della riunione istruttoria, svoltasi in data 22 gennaio 2014 ed alla quale hanno partecipato i rappresentanti di Regione, Provincia, ARPAV, Comune di Montorso V.no e Ditta, così come riportati nel verbale trasmesso con nota n. 49552 del 04 febbraio 2014; all’incontro risultava assente, tra i soggetti convocati, il Comune di Arzignano.
VISTA la valutazione del rischio aggiornata, trasmessa dalla Ditta con nota n. 4570 del 05.03.2014 (acquisita al prot. reg. n. 99659 del 06.03.2014) in recepimento delle richieste formulate nel succitato incontro del 22 gennaio 2014.
CONSIDERATO che, sulla base della nuova documentazione, è emerso che i valori dei livelli di falda registrati nei piezometri di controllo della discarica negli ultimi anni (a partire dal 2009) hanno evidenziato – in corrispondenza della parte più profonda del fondo scavo - non solo il mancato rispetto del franco di falda, ma anche il probabile interessamento dello strato di impermeabilizzazione in argilla.
RILEVATO che, alla luce di quanto sopra, in esito ad un apposito incontro di coordinamento tra Ditta ed Enti interessati, tenutosi in data 13 maggio 2014, con nota regionale n. 206247 del 13 maggio 2014, è stata comunicata la sospensione del procedimento ex DGRV 1360/2013, attivato con la nota n. 367335 del 04.09.2013, fino alla conclusione dell’istruttoria che gli Uffici regionali avrebbero effettuato, in collaborazione con gli Enti di controllo interessati, sulla problematica emersa.
CONSIDERATO che sulla tematica dell’innalzamento della falda si sono successivamente svolti altri incontri di coordinamento (in data 02.10.2014 e 13.05.2015) tra Enti (Regione, Provincia, ARPAV e Comuni interessati) alla presenza della società Acque del Chiampo S.p.A. e di altro Gestore di discariche interessate dalla medesima problematica.
CONSIDERATO che sulla questione è stato interessato anche il Ministero dell’Ambiente con una specifica richiesta di parere (cfr. nota del Direttore del Dipartimento regionale Ambiente n. 230890 del 28 maggio 2014) tesa ad appurare “se il mancato rispetto del franco di falda possa, da solo, comportare l’obbligo per l’Autorità competente di sospendere il conferimento di rifiuti in discarica ed avviare conseguentemente le procedure di chiusura della stessa ai sensi dell’art. 12 del D. Lgs. n. 36/2003”.
VISTA la nota n. 17000 del 23.06.2014, con la quale il Ministero dell’Ambiente, in riscontro alla succitata richiesta di parere, ha precisato quanto segue:
- L’Autorità competente è generalmente tenuta ad attivare le procedure di chiusura di una discarica, anche nell’ambito di un procedimento di riesame dell’autorizzazione integrata ambientale, qualora riscontri la presenza di “gravi motivi tali da provocare danni all’ambiente e alla salute”, ai sensi dell’art. 12, comma 1, lett. c) del D. Lgs. n. 36/2003, oppure su richiesta dell’amministrazione comunale motivata in ragione di circostanze sopravvenute al rilascio dell’autorizzazione medesima.
- L’Autorità competente è comunque tenuta a monitorare l’osservanza delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione sulla base dei piani approvati (in particolare del piano di sorveglianza e controllo e del piano di gestione operativa). La mancata attuazione delle misure correttive è soggetta a diffida da parte dell’autorità competente con indicazione delle misure provvisorie o complementari per ripristinare la conformità.
- Il Piano di sorveglianza e controllo è finalizzato anche a garantire che il gestore adotti tutti gli accorgimenti necessari per ridurre i rischi derivanti dalla gestione della discarica per l’ambiente e la salute umana e per assicurare il tempestivo intervento in caso di imprevisti; inoltre il piano di gestione operativa, che contiene un’apposita sezione intitolata “piano di interventi in condizioni straordinarie”, può prevedere apposite misure, quali l’interruzione del conferimento dei rifiuti, come misure idonee per ridurre i rischi per l’ambiente ed i disagi per la popolazione interessata.
- Resta ferma, in ogni caso, l’applicazione delle procedure operative ed amministrative previste dall’art. 242 del D. Lgs. n. 152/2006 al verificarsi di un evento che sia potenzialmente in grado di contaminare il sito.
- fattibilità tecnico – economica ed ambientale di un sistema di emungimento della falda e/o di altre possibili soluzioni tecniche che possano garantire il rispetto del franco di falda, o almeno, il non interessamento del pacchetto di impermeabilizzazione del fondo delle discariche;
- possibile influenza dell’innalzamento della falda sull’integrità e l’efficienza dei presidi ambientali della discarica;
- progettazione di un’idonea barriera idraulica a valle degli impianti, da attivare in caso di emergenza;
- intensificazione del monitoraggio della falda e minimizzazione della presenza di percolato in discarica in caso di innalzamento della falda oltre la quota minima del piano di imposta dell’argilla.
- “Progetto operativo di barriera idraulica di soccorso per le discariche operative”, datato 10 febbraio 2015 ed acquisito al prot. reg. n. 68792 del 17.02.2015, come modificato ed integrato dalla nota n. 11920 del 30.06.2015 (acquisita al prot. reg. n. 271234 del 01.07.2015).
- “Valutazione tecnica dell’efficienza ed integrità del sistema di contenimento delle discariche n. 9 e n. 7 di Acque del Chiampo S.p.A.”, datata 10 marzo 2015 ed acquisita al prot. reg. n. 117005 del 18.03.2015, come integrata con nota n. 11920 del 30.06.2015 (acquisita al prot. reg. n. 271234 del 01.07.2015).
- “Valutazione impatti ambientali di un progetto di dewatering delle discariche operative” datata 13 marzo 2015 ed acquisita al prot. reg. n. 117005 del 18.03.2015.
- I dati di monitoraggio degli ultimi 4 o 5 anni mostrano per la discarica in esame un innalzamento dei livelli di falda che, periodicamente, a seguito di eventi meteorici particolarmente intensi, tende anche a superare la quota minima di imposta dello strato di impermeabilizzazione di fondo del medesimo impianto.
- Le motivazioni di tale fenomeno sembrano ricondursi sia a fattori naturali (l’intensificarsi degli eventi piovosi) che a fattori antropici (soprattutto la diminuzione dell’emungimento a scopo industriale di acqua dal sottosuolo). Alla luce di ciò è ragionevole ritenere che livelli di falda rilevati in questi anni possano ripresentarsi anche in futuro.
- Al momento attuale, anche a fronte del periodico innalzamento della falda di cui sopra, non è stata riscontrata alcuna contaminazione ambientale delle acque sotterranee imputabile alla discarica in questione.
- Sono ragionevolmente da escludersi problemi di stabilità e sollevamento del fondo a causa delle sottospinte idrauliche della falda, tenuto soprattutto conto che si tratta di discarica già parzialmente riempita di rifiuti (anzi, in fase avanzata di coltivazione).
- Al momento attuale, tenuto conto dei chiarimenti resi dal Ministero nella nota n. 17000 del 23.06.2014, non sono ravvisabili i “gravi motivi tali da provocare danni all’ambiente e alla salute” per attivare le procedure di chiusura della discarica di cui trattasi previste dall’art. 12 del D. Lgs. n. 36/2003.
- Nel caso specifico la realizzazione di una barriera di tipo fisico – meccanico, atta ad isolare il bacino di discarica dall’area circostante, va scartata in quanto manca nel sottosuolo un livello impermeabile su cui attestarsi.
- L’intervento di depressione forzata della falda, sulla base delle relazioni specialistiche presentate dal Gestore e degli approfondimenti tecnici effettuati, non risulta ambientalmente sostenibile.
RITENUTO di precisare che l’obbligo di implementazione ed attivazione della barriera idraulica di cui al progetto presentato potrà essere imposto dagli Enti solo in caso di accertata contaminazione della falda imputabile alla discarica e, comunque, nell’ambito di un procedimento ex art. 242 del D. Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii.
CONSIDERATOche la Ditta Acque del Chiampo S.p.A., con nota n. 11920 del 30.06.2015, ha dato riscontro alle richieste di chiarimenti formulate dagli Enti, presentando, al contempo, anche una versione aggiornata del piano di monitoraggio straordinario armonizzato con le indicazioni fornite dagli Enti nella riunione del 13 maggio 2015.
PRESO ATTO che con nota n. n. 80070 del 12 agosto 2015, ARPAV – a seguito di apposita richiesta degli Uffici regionali - ha espresso le proprie favorevoli considerazioni sulle integrazioni presentate con la succitata nota del 30.06.2015.
CONSIDERATO che, alla luce di quanto sopra, con nota n. 339793 del 21 agosto 2015 sono stati riavviati i termini del procedimento originariamente avviato con nota n. 367335 del 04 settembre 2013, chiedendo al Gestore un aggiornamento al 31.12.2014 dei dati relativi alle concentrazioni dei contaminanti derogati (DOC e Cromo totale) rilevate nel percolato prodotto dalla discarica.
PRESO ATTO che con nota n. 15097 del 31 agosto 2015 la Ditta Acque del Chiampo S.p.A. ha inviato quanto richiesto.
CONSIDERATO che il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale previsto dalla DGRV n. 1360/2013, con riferimento alle discariche di competenza regionale, va assoggettato al preventivo esame della Commissione Tecnica Regionale Ambiente (C.T.R.A.), così come previsto dalla medesima deliberazione.
PRESO ATTO che l’argomento di cui sopra, ritenuto istruibile sulla base di tutta la documentazione ed i pareri pervenuti, è stato pertanto portato all’esame della C.T.R.A. nella seduta del 15 ottobre 2015.
VISTO il voto n. 3988 del 15 ottobre 2015 (vedi Allegato A al presente atto di cui costituisce parte integrante e sostanziale), con il quale la C.T.R.A. ha espresso parere favorevole alla valutazione dei rischi aggiornata, presentata dalla Ditta Acque del Chiampo S.p.A. con nota n. 19028 del 18.11.2013 (acquisita al prot. reg.le n. 510557 del 25.11.2013), come modificata, ed integralmente sostituita, dal documento trasmesso con successiva nota n. 4570 del 05.03.2014 (acquisita al prot. reg. n. 99659 del 07.03.2014), subordinatamente al rispetto di alcune prescrizioni.
VISTA la nota della Provincia di Vicenza, anticipata via e-mail ai competenti Uffici regionali in data 14 ottobre 2015 ed acquisita al prot. reg. n. 426078 del 22.10.2015, con la quale il responsabile del Servizio Ambiente e Territorio della medesima Amministrazione, nel comunicare l’impossibilità a partecipare alla CTRA del giorno 15.10.2015, ha espresso parare favorevole alla valutazione dei rischi aggiornata di cui trattasi.
PRESO ATTO che la Ditta Acque del Chiampo ha provveduto - ai sensi dell’art. 29 – quater del D. Lgs. n. 152/2006, come modificato dal D. Lgs. n. 128/2010 - a pubblicare in data 22.04.2014, a mezzo stampa, l’annuncio relativo al procedimento in esame e che, nel termine previsto dalla norma, e comunque fino ad oggi, non è pervenuta alcuna osservazione da parte di altri soggetti interessati.
PRESO ATTO che, successivamente all’emanazione della DGRV n. 1360/2013, l’art. 29 bis del D. Lgs. n. 152/2006, introdotto con il D. Lgs. n. 128/2010, è stato modificato con D. Lgs. n. 46 del 4.03.2014 e che, nel caso specifico, essendo stato il procedimento avviato prima dell’entrata in vigore del D. Lgs. n. 46/2014, si è provveduto a concludere il medesimo con riferimento alle procedure amministrative previgenti.
RITENUTO pertanto, alla luce di tutto quanto sopra riportato, di prendere atto del parere della C.T.R.A. n. 3988 del 15 ottobre 2015 e di confermare – conseguentemente - la classificazione della discarica di cui trattasi nella sottocategoria “per rifiuti organici pretrattati” di cui alla lett. b), comma 1 dell’art. 7 del DM 27.09.2010 e ss.mm.ii., nonché l’autorizzazione alle deroghe ai parametri DOC e Cromo totale già concesse relativamente ai corrispondenti limiti di accettabilità in discarica previsti dal DM 27.09.2010 e ss.mm.ii., subordinatamente al rispetto delle prescrizioni riportate nel medesimo parere della C.T.R.A.
PRESO ATTO che il procedimento in questione, avviato su istanza d’ufficio alla luce delle previsioni della DGRV n. 1360/2013, è stato caratterizzato da una particolare complessità tecnico – amministrativa. In particolare va rilevato che la problematica afferente l’innalzamento della falda nell’area di discarica, seppur dipendente da cause estranee alla gestione, ha reso necessario un ampio approfondimento istruttorio sui requisiti generali posti alla base dell’autorizzazione all’esercizio della stessa, il quale ha comportato l’attivazione di un vero e proprio tavolo tecnico con gli Enti interessati, coinvolgendo al contempo con apposito quesito anche il Ministero dell’Ambiente. In tal senso la problematica citata è stata ritenuta assorbente rispetto alle restanti valutazioni inerenti la tematica delle sottocategorie oggetto del procedimento di riesame disposto ai sensi della DGRV n. 1360/2013.
RILEVATOche è stata sostanzialmente condivisa con il Gestore, oltre che con gli Enti coinvolti, l’opportunità di risolvere la problematica della falda e di rinviare ad un momento successivo il percorso amministrativo del riesame dell’autorizzazione alla sottocategoria di discarica; a tal fine lo stesso Gestore ha provveduto a presentare appositi studi e proposte tecnico – operative sulla base dei rilevi avanzati dagli Enti.
RAMMENTATO che già la tematica delle sottocategorie, vista la sua complessità, aveva comportato l’attivazione di un gruppo di lavoro Regione – ARPAV costituito da più professionalità dotate di specifiche competenze al fine di valutare in maniera coerente ed omogenea le analisi di rischio presentate dai Gestori di tutte le discariche alle sottocategorie di discarica di competenza regionale.
RITENUTO di considerare, nel contesto sopra descritto, la data di decorrenza dei termini di cui al comma 10 dell’art. 29-quater del D. Lgs. n. 152/2006 coincidente con la data di riattivazione d’ufficio del procedimento di cui alla nota regionale n. 339793 del 21 agosto 2015.
RITENUTO concluso, con il presente provvedimento e con le precisazioni di cui sopra, il procedimento di cui trattasi, come riavviato con nota n. 339793 del 21 agosto 2015.
VISTE la L.R. n. 3/2000 e ss.mm.ii. e la L.R. n. 26/2007.
VISTI il D. Lgs. n. 36/2003 ed il D. Lgs. n.152/2006 e ss.mm.ii.
VISTI il DM 27.09.2010 ed il successivo e recente decreto modificativo DM 24.06.2015.
VISTA la DGRV n. 16 del 21 gennaio 2014 che assegna al Direttore del Dipartimento Ambiente e, in sua sostituzione, al Direttore della Sezione Coordinamento Attività Operative, le funzioni e le competenze precedentemente attribuite al Segretario regionale all’Ambiente e Territorio (poi denominato Segretario regionale per l’Ambiente) dalla DGRV n. 2493 del 7 agosto 2007.
decreta
- Di prendere atto del parere della C.T.R.A. n. 3988 del 15 ottobre 2015, di cui all’Allegato A al presente atto di cui costituisce parte integrante e sostanziale, con il quale è stato espresso parere favorevole - subordinatamente al rispetto di alcune prescrizioni - alla valutazione dei rischi aggiornata, presentata dalla Ditta Acque del Chiampo S.p.A. con nota n. 19028 del 18.11.2013 (acquisita al prot. reg.le n. 510557 del 25.11.2013), come modificata, ed integralmente sostituita, dal documento trasmesso con successiva nota n. 4570 del 05.03.2014 (acquisita al prot. reg. n. 99659 del 07.03.2014).
- Di confermare, sulla base del succitato parere della C.T.R.A. n. 3988 del 15 ottobre 2015, la classificazione della discarica di cui trattasi nella sottocategoria “per rifiuti organici pretrattati” di cui alla lett. b), comma 1 dell’art. 7 del DM 27.09.2010 e ss.mm.ii., nonché l’autorizzazione alle deroghe ai parametri DOC e Cromo totale già concesse relativamente ai corrispondenti limiti di accettabilità in discarica previsti dal DM 27.09.2010 e ss.mm.ii., subordinatamente al rispetto delle prescrizioni riportate nel medesimo parere della C.T.R.A.
- Di considerare concluso, con il presente provvedimento, il procedimento disposto ai sensi della DGRV n. 1360/2013, come riavviato con nota n. 339793 del 21 agosto 2015.
-
Di prendere atto, limitatamente alla discarica n. 9 oggetto del presente provvedimento, delle seguenti relazioni tecniche:
- “Progetto operativo di barriera idraulica di soccorso per le discariche operative”, datato 10 febbraio 2015 ed acquisito al prot. reg. n. 68792 del 17.02.2015, come modificato ed integrato dalla nota n. 11920 del 30.06.2015 (acquisita al prot. reg. n. 271234 del 01.07.2015).
- “Valutazione tecnica dell’efficienza ed integrità del sistema di contenimento delle discariche n. 9 e n. 7 di Acque del Chiampo S.p.A.”, datata 10 marzo 2015 ed acquisita al prot. reg. n. 117005 del 18.03.2015, come integrata con nota n. 11920 del 30.06.2015 (acquisita al prot. reg. n. 271234 del 01.07.2015).
- “Valutazione impatti ambientali di un progetto di dewatering delle discariche operative” datata 13 marzo 2015 ed acquisita al prot. reg. n. 117005 del 18.03.2015.
- Di confermare, relativamente al progetto barriera, l’opportunità dello spostamento del pozzo Px in zona più a valle rispetto all’originaria collocazione proposta dalla Ditta nella relazione datata 10 febbraio 2015, così come suggerito da ARPAV nella nota n. 80070 del 12 agosto 2015; in ogni caso, eventuali modifiche del posizionamento dei pozzi in fase di messa in opera, sia per dati oggettivi ricavati dalle prime terebrazioni dei pozzi pilota sia per necessità di spostamento di sottoservizi, dovranno essere concordate con ARPAV.
- Di considerare quale parte integrante del presente provvedimento le premesse dello stesso.
- Di far salve, per quanto non espressamente indicato nel presente provvedimento, tutte le prescrizioni ed indicazioni contenute nel DSR n. 73 del 20.10.2009, come modificato dai successivi decreti n. 49 del 29.07.2010, n. 19 del 31.03.2011, n. 31 del 10 maggio 2013 e n. 09 del 12.03.2015.
- Di dare atto che il presente provvedimento non è sottoposto agli oneri istruttori di cui al D.M. 24.04.2008 ed alla DGRV n. 1519 del 26 maggio 2009.
- Di dare atto che il presente provvedimento è soggetto a pubblicazione ai sensi dell’articolo 23 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33.
- Di comunicare il presente provvedimento alla ditta Acque del Chiampo S.p.A., ai Comuni di Arzignano e Montorso Vicentino (VI), alla Provincia di Vicenza, ad ARPAV-DAP Vicenza e ad ARPAV - Osservatorio Regionale Rifiuti.
- Di pubblicare il presente atto integralmente sul Bollettino ufficiale della Regione.
- Di far presente che, avverso il presente provvedimento, è ammesso ricorso giurisdizionale al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) oppure in via alternativa al Presidente della Repubblica, nei termini e nelle modalità previste dal Decreto Legislativo n. 104/2010.
Alessandro Benassi
(seguono allegati)
73_Allegato_A_DDR_73_16-11-2015_311599.pdf