lunedì 23 novembre 2015
veleni ECODISASTRI E BUONI AFFARI
VENETOASINISTRA
Ripartire dai territori, rimettere radici
veleni ECODISASTRI E BUONI AFFARI
Destano sconcerto e un legittimo allarme, i dati che emergono dai monitoraggi svolti dalla sezione veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Veneto nelle province di Padova, Verona e Vicenza che confermano la presenza di Pfas in tutta la catena alimentare. I campioni sui quali sono stati trovati i Pfas (sostanze perfluoro-alchiliche, utilizzate per impermeabilizzare tessuti e altri materiali) per un valore variabile da 1 a ben 57,4 microgrammi/kilogrammo riguardano in particolare uova, pesci, bovini, insalata, bieta, foraggio e altre carni. Dall’Associazione Medici per l’Ambiente la denuncia non lascia dubbi sulla gravità della situazione. La presenza tra le sostanze monitorate di alte concentrazioni di pfos, sostanza bandita fin dal 2002, conferma che le falde, i suoli e la catena alimentare sono state contaminate in modo forse irreversibile. La situazione è così seria dall’aver deciso di estendere il monitoraggio anche sulle popolazioni.
Sull’origine dell’inquinamento non ci sono molti dubbi, lo avevamo denunciato fin dal 2013 con una interrogazione regionale nella quale la federazione della Sinistra Veneta tramite il consigliere Petteno’ chiedeva precise verifiche sulle responsabilità della ditta Miteni di Trissino, sugli scarichi inquinanti della quale è ancora in corso una inchiesta della Magistratura. Fin dagli anni ’70 la fabbrica ha prodotto i pfas, come composti chimici che rendono le superfici trattate resistenti all’acqua, allo sporco e all’olio.Vengono usate per produrre numerosi prodotti come impermeabilizzanti per tessuti, pelli e carta oleata; schiume anti-incendio per gli estintori; cera per pavimenti e detersivi; scioline; contenitori per alimenti. L’utilizzo più noto è come rivestimento antiaderente del pentolame (Teflon) e dei tessuti impermebilizzanti e tessuti tecnici come il Goretex. La presenza di sostanze perfluoro-alchiliche nelle acque potabili di trenta Comuni dell’ovest vicentino e del basso veronese era nota, così come i rischi per la salute di un ‘area dove insistono oltre 300.000 abitanti. A livello medico i Pfas sono riconosciuti come interferenti endocrini e causa probabile delle peggiori patologie mediche. Negli Stati Uniti i perfluorati alchilici sono inseriti nella lista delle sostanze cancerogene per animali e uomini, sono inclusi nella lista degli inquinanti ambientali persistenti della Convenzione di Stoccolma, assieme alla diossina, al Ddt e ad altre sostanze che dovrebbero essere eliminate immediatamente dall’ambiente.. Ma l’allarme per l’inquinamento delle acque, dei suoli, della catena alimentare e per i rischi per le persone sembra doversi arricchire di un ulteriore nuovo capitolo. Se qualcuno pensasse che le sostanze chimiche sparse sui terreni, genericamente definite pesticidi, siano oramai un problema del passato, si sbaglia di grosso. L’international Agency for the Research on Cancer (IARC) dell’OMS di Lione ha incluso il glifosato nella lista dei probabili cancerogeni per l’uomo. Il glifosato è un diserbante sistemico di post-emergenza non selettivo (fitotossico per tutte le piante). A differenza di altri prodotti, viene assorbito per via fogliare (prodotto sistemico), ma successivamente traslocato in ogni altra posizione della pianta per via prevalentemente floematica. Fino al 2001 data di scadenza dell’esclusiva, il brevetto era di proprietà della Monsanto, colosso della chimica e azienda produttrice del Roundup, il diserbante a base di glifosato, il cui consumo secondo le stime della US Geological Survey, è passato dai 50 milioni di tonnellate del 2002 ai 128 del 2012, alle oltre 300 nel 2014. Dai dati noti, poco aggiornati, si è comunque in grado di definire il glifosato uno degli erbicidi più usato anche nel nostro paese, Mentre l’unico dato noto per il Veneto è riferito alla provincia di Treviso ed è datato 2007, dove si parla di un impiego di c.a. 55.000 chilogrammi di glifosato e da allora il consumo è certamente cresciuto in modo esponenziale. Sulla sostanza solo negli ultimi anni pare si stia accentuando l’attenzione, qualche istituto allude che nei prossimi anni sarà al centro dell’a modesto. Il glifosato ha una penetrazione molto bassa nel suolo, limitata a una profondità di circa 20 centimetri , di conseguenza, è molto limitata la probabilità che suoi residui riescano a raggiungere le falde acquifere. Occorre dire che la neutralita della scienza non è certo priva di ombre. Sopratutto se questa gode di laute donazioni proprio dalle stesse potenze multinazionali. Nel 2012 la rivista Food and Chemical Toxicology pubblicò uno studio di Gilles-Éric Séralini e collaboratori che evidenziava grave patogenicità e cancerogenicità nei ratti, ma la ricerca, in seguito, fu ritirata per le critiche ricevute dalla comunità scientifica. Secondo alcuni studi successivi della Prof.ssa Monika Krüger dell’Università di Lipsia, il glifosato provocherebbe irreversibili modifiche genetiche sugli animali di allevamento (bovini e suini soprattutto) su cui sono stati condotti gli studi. Gli studi hanno dimostrato una correlazione tra l’alta tossicità del glifosato utilizzato per la disinfestazione dei campi e le svariate e gravi malattie riscontrate negli animali (nei suini queste si presentavano come malformazioni della spina dorsale, del muso e dei denti; nei bovini, invece, si riscontrava una disfunzione della regolare deambulazione e infezioni diffuse delle zampe posteriori). Nel marzo 2015, l’organismo internazionale IARC) ha classificato la sostanza come “probabile cancerogena per l’uomo”. Studi in laboratorio hanno dimostrato che il glifosato induce nelle cellule danni a livello genetico e stress ossidativo. Ma come si sa, in tempo di crisi parlare del modello di sviluppo e di ambiente e salute non è popolare. Si dovrebbe investire nella protezione e prevenzione ambientale, proprio per evitare di passare da una emergenza all’altra. Emergenze che è bene comprende comportano minacce per la vita di decine di migliaia di persone, ma anche costi economici e sociali enormi per la nostra comunità.
Ma la Regione Veneto, va in tutt’altra direzione e ha operato un irrazionale ridimensionamento dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente Arpav.
Si è proceduto alla chiusura dei laboratori e allo smantellamento dei servizi in molte provincie. Con la scusa di una “riorganizzazione”, in realtà si è perseguito l’obiettivo di allontanare la vigilanza ed i presidi dai territori, allo scopo di aumentare il controllo politico sulla struttura.
Pfas , acqua contaminata nella rete di 13 comuni L'Arena del 22-11-2015
Articolo molto importante uscito sull'Arena anche se commentabile,
sulla preoccupazione della dottoressa Russo incaricata in Regione per
l'inquinamento dai pfas anche di 13 comuni veronesi, e anche notizie
sulla delibera regione sul grave risultato delle analisi del
monitoraggio sui prodotti agricoli. Le analisi dei vicentini sono quasi
pronte poi si analizzeranno anche dei veronesi anche se pochissimi
purtroppo! Sul Fratta alte concentrazioni di pfas!
domenica 22 novembre 2015
Per l'indagine epidemiologica iscrivetevi in questo blog qui ma fatelo tutti !
Veneti, attivatevi
Finora non è che le centinaia di like (mi piace su Facebook si siano tradotte in disponibilità da parte degli interessati a registrarsi come intervistatori e/o intervistati) per l'indagine epidemiologica on line sulle malattie da inquinanti ambientali in Veneto . In una settimana soltanto 5 adesioni come "intervistatori" e 0 (zero intervistati).
Se va avanti con questo ritmo ci vorranno 4000 settimane (80 anni) per coinvolgere i ventimila volontari arruolati da Hammond e Horn di cui parlo qui.
Alla buonora
Per informazioni sull'indagine infoCHIOCCIOLA.nopops.it
Finora non è che le centinaia di like (mi piace su Facebook si siano tradotte in disponibilità da parte degli interessati a registrarsi come intervistatori e/o intervistati) per l'indagine epidemiologica on line sulle malattie da inquinanti ambientali in Veneto . In una settimana soltanto 5 adesioni come "intervistatori" e 0 (zero intervistati).
Se va avanti con questo ritmo ci vorranno 4000 settimane (80 anni) per coinvolgere i ventimila volontari arruolati da Hammond e Horn di cui parlo qui.
Alla buonora
Per informazioni sull'indagine infoCHIOCCIOLA.nopops.it
enzucciu.blogspot.com|Di enzucciu
Greenpeace, L’Arena e le mele avvelenate
Un
consiglio? mangiate mele biologiche non hanno traccia di pesticidi e se
non volete spendere troppo iscrivetevi a un gruppo di acquisto solidale
Emoticon wink o fatene altri di gruppi di acquisto solidali - GREENPEACE
IL 16 giugno 2015 Greenpeace pubblica i risultati delle analisi di 85 campioni di acqua e suolo prelevati in dodici Paesi europei. Nel rapporto vengono presentati 36 campioni di acqua e 49 di suolo, raccolti durante i mesi di marzo e aprile 2015 in meleti a ge...
Altro...
IL 16 giugno 2015 Greenpeace pubblica i risultati delle analisi di 85 campioni di acqua e suolo prelevati in dodici Paesi europei. Nel rapporto vengono presentati 36 campioni di acqua e 49 di suolo, raccolti durante i mesi di marzo e aprile 2015 in meleti a ge...
Altro...
Greenpeace pubblica 2 rapporti sulle analisi delle acque nei meleti e sulle tracce di pesticidi nelle…
veramente.org
sabato 21 novembre 2015
il 28 novembre Sit in: Via i rifiuti dalla Valdastico
Sotto
il manto stradale della Valdastico Sud è stata verificata la presenza
di materiali tossici e nocivi. Il Comitato Popolare “lasciateci
respirare” invita tutti alla mobilitazione per tenere alta l'attenzione
su questo che si profila come un " disastro ecologico annunciato"...
padovanabassa.it
venerdì 20 novembre 2015
ASSEMBLEA PUBBLICA "IL DIRITTO DI RESPIRARE" A ZERMEGHEDO IL 27 NOVEMBRE
Il
comitato intercomunaleTutela Territtorio Area Berica (che fa parte
anche del cordinamento Acqua libera dai pfas) ci invita a questa
assemblea pubblica il 27 Novembre a Zermeghedo per capire che aria si
respira
giovedì 19 novembre 2015
Elezione della nuova consulta degli utenti industriali - Acque del Chiampo Spa
Acque
del Chiampo ha rinominato per i prossimi due anni la nuova consulta
degli utenti industriali. Per capire di cosa si sta parlando, la
consulta, è un organo di rappresentanza del mondo produttivo legato al
mondo della concia istituita per la prima volta nel 2013 che ha lavorato
in stretta collaborazione con i tecnici di Acque del Chiampo proponendo
soluzioni, metodologie ed obbiettivi per il futuro.
blog.acquedelchiampospa.it
Rimpallo tra ministeri sull'emergenza «Pfas» (l'articolo è ancora di ottobre ma è per far sapere come sta andando la procedura per i limiti di legge)
L'inquinamento da Pfas non è un problema
ambientale. È una questione che riguarda il ministero della Salute.
Questa, detta in estrema sintesi, è la posizione assunta in merito alla
contaminazione che interessa l'area posta a cavallo fra le provincie di
Verona, Vicenza e Padova dal ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti.
Rispondendo ad un'interrogazione, presentata ancora un anno fa da alcuni
parlamentari del M5S, con prima firmataria la veronese Francesca
Businarolo, il ministro ha ora risposto dicendo in maniera chiara che
lui in questa vicenda non c'entra. «Con riferimento alle problematiche
segnalate dall'onorevole interrogante, relative alla presenza delle
sostanze perfluoro-alchiliche nelle acque erogate al consumatore finale
nella Regione Veneto, si comunica che la competenza in materia è del
ministero della Salute», dice nella sua risposta Galletti.Il quale,
quattro mesi fa, in una sua visita a Pressana, compiuta in piena
campagna elettorale per le Regionali, aveva mostrato, ad onor del vero,
ben altro interesse per la vicenda. Allora, infatti, aveva addirittura
affermato: «Entro l'estate verranno stabiliti i limiti per quanto
riguarda la presenza dei Pfas nelle acque destinate al consumo umano».
L'attuale rinvio della questione, d'altro canto, sembra costituire in
qualche misura la conferma del fatto che nessuno vuol prendere una
posizione ufficiale in merito ad una vicenda che è al di fuori delle
regole. Nonostante ancora nel 2013 sia emerso, in seguito ad indagini
ambientali compiute su indicazione dell'Unione europea in un territorio
comprendente una trentina di Comuni, una presenza rilevante nelle acque,
sia superficiali che di falda, di perfluoro-alchilici (elementi di
produzione industriale derivanti da sversamenti di un'azienda del
Vicentino) ancora nessuno ha stabilito il limite massimo della loro
concentrazione nelle acque destinate al consumo umano.Acque Veronesi, la
società che gestisce i pozzi contaminati che servono gli acquedotti, ha
attuato forme di abbattimento dei Pfas con filtri a carboni attivi. La
Regione ha avviato azioni di controllo sugli effetti dell'inquinamento
sui prodotti agricoli e la salute umana. L'Arpav sta svolgendo campagne
di verifica su fiumi e canali. Di fatto, però, mancando una normativa
specifica, l'acqua rimane comunque potabile. «Ora andremo avanti,
interrogando anche il ministro della Salute», afferma Businarolo. «È
infatti inaccettabile», ribadisce, «che nessuno voglia rispondere in
maniera chiara su quello che, purtroppo, resta un problema grave».o
Luca Fiorin
Pfas, Colombara: inquinamento a "km zero" sulle nostre tavole?
Pfas, Colombara: inquinamento a "km zero" sulle nostre tavole?
Di Redazione VicenzaPiù | Domenica 15 Novembre alle 12:29 | 0 commentiLa questione dell’inquinamento da Pfas sale di livello ed intacca, da vicino, le nostre tavole. Campioni di pesce contaminato sono stati pescati a Creazzo, alle porte della nostra città, con valori che sorprendono - per una Scardola (57,4 microgrammi/chilogrammo) e per una Carpa (18,4 microgrammi/chilogrammo).
Due anni fa l’allarme; poi, gli interventi di filtraggio, le rassicurazioni, le analisi, i campionamenti di ARPAV e lo screening sulle persone, gli esposti. In questi giorni la vicenda dell'acqua inquinata dal fluoro si arricchisce di un nuovo capitolo.
I monitoraggi svolti dalla sezione veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Veneto nelle province di Padova, Vicenza e Verona mettono in evidenza una diffusione dei pfas anche in uova, carni e ortaggi.
«I risultati delle analisi sono sorprendenti, perché purtroppo confermano la diffusione e la presenza dei Pfas nei territori di tutte e cinque le unità sanitarie oggetto dell’indagine ed in tutte le matrici alimentari». E’ il commento di Andrea Zanoni, consigliere regionale che ha richiesto e ottenuto i risultati.
La falda contaminata dai Pfas si sta allargando: l'area ha raggiunto i 180 chilometri e interessa 29 Comuni di cui venti vicentini.
La barriera antifluoruri non funziona; gli esami semestrali dell’Arpav non hanno rilevato una riduzione dei perfluori a valle dell’azienda all’origine dell’inquinamento, tanto da invitarla in un documento del 24 agosto scorso «a considerare ulteriori misure per migliorare l’efficacia delle barriere».
Di come ci troviamo di fronte ad una situazione sfuggita di mano testimonia Vincenzo Cordiano, medico chirurgo e presidente dell’Associazione dei medici per l’Ambiente-ISDE Italia, sezione di Vicenza, tra i primi a segnalare la questione: “I risultati del monitoraggio dei pfas nella catena alimentare veneta confermano il sospetto che avevamo da tempo, cioè che anche gli alimenti di consumo quotidiano, oltre all’acqua potabile sono contaminati. Soprattutto il pfos (uno dei componenti monitorati ndr) che, è noto, è stato bandito dal commercio nei primi anni 2002 a causa della sua pericolosità. La sua persistenza a distanza di tanto tempo, significa che oramai le falde, i suoli e la catena alimentare sono state contaminate in modo forse irreversibile”.
Al riguardo, negli scorsi mesi una decina di comuni dell’ovest vicentino (Agugliaro, Alonte, Asigliano, Campiglia, Orgiano, Pojana e Sarego, assieme ai colleghi padovani di Megliadino S. Fidenzio, Montagnana e Urbana interessati dalla contaminazione) insieme ai gestori del servizio idrico Acque Vicentine e Centro Veneto Servizi hanno chiesto di agire per ottenere il risarcimento dei danni nei confronti dei responsabili della contaminazione da sostanze Pfas.
Da considerare, infine, che non sono stati ancora stabiliti in Itala veri e propri dei limiti di legge alla concentrazione di PFAS nelle acque, limiti che sono oggi costituiti da semplici valori obiettivo provvisori come performance (0,5 microg/l) stabiliti dal Ministero, valori peraltro messi in discussione in merito al valore di soglia da talune ricerche. Dal 2006, per esempio, in Germania, è vietata la somministrazione di acqua contenente più di 500 ng/litro di PFAS totali ai bambini di età inferiore ai tre anni e alle donne gravide. In Italia, invece, si permette l’utilizzo di acque contenenti anche più di 1000 ng/L.
Della gravità della situazione testimonia anche una indagine effettuata da alcuni epidemiologi, i dottori Edoardo Bai, Marina Mastrantonio dell'Enea, Paolo Crosignani, già direttore della U.O. OCCAM (OCcupational CAncer Monitoring) dell’Istituto Tumori di Milano, che hanno correlato un aumento di varie patologie neoplastiche e non con rilevamenti elevati di perfluorati alchilici.
I risultati di questo studio sono importanti per vari motivi, soprattutto perché suggeriscono che i PFAS potrebbero essere dannosi per la salute umana e dell’ambiente anche a concentrazioni inferiori ai limiti “obiettivo” stabiliti per i PFAS in Italia. Inoltre i risultati di questo studio rendono non più procrastinabile l’avvio di un serio programma di screening sanitario dell’intera popolazione interessata dalla contaminazione, come richiesto fin dall’estate del 2013 da un gruppo di quaranta medici e biologi veneti affiliati all’ISDE. I medici e i ricercatori dell’ISDE ritengono che l’indagine epidemiologica e lo screening sanitario immediato debbano essere affidate a ricercatori indipendenti e non stipendiati dalla regione. Tutto ciò premesso
SI CHIEDE ALL’AMMINISTRAZIONE
· come intenda attivarsi rispetto a questa nuova evoluzione della vicenda, con quali strumenti, presso quali sedi, per tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente;
· se intenda agire per ottenere il risarcimento dei danni nei confronti dei responsabili della contaminazione da sostanze Pfas, visto che anche il nostro territorio ne è stato coinvolto;
· vista l’azione di screening sui cittadini messa in atto dall’ULSS 5, se non sarebbe opportuno procedere in maniera analoga nel nostro territorio a tutela della salute dei cittadini;
· infine, quali azioni possa e intenda mettere in atto affinché vengano stabiliti dei limiti di legge alla concentrazione di PFAS nelle acque, limiti che ad oggi sono costituiti da semplici valori obiettivo provvisori come performance (0,5 microg/l) stabiliti dal Ministero, valori peraltro messi in discussione in merito al valore di soglia da talune ricerche.
martedì 17 novembre 2015
Riunione del Coordinamento ACQUA LIBERA DAI PFAS
Carissimi,
Vi comunichiamo che la prossima riunione del Coordinamento si terrà mercoledì 18 novembre 2015 alle ore 21:00 presso la sala del circolo "PERLA BLU" al piano primo dell'ex Istituto Dal Zotto posto a Cologna Veneta (VR) in via Cavour n° 72.
Ordine del giorno:
- definizione locandina e organizzazione convegno sui PFAS a Cologna Veneta per il 17 dicembre;
- varie ed eventuali.
Grazie.
Per il Coordinamento "ACQUA LIBERA DAI PFAS"
Il Segretario del circolo PERLA BLU
Montagna geom. Marco
Pfas, M5S: scoperte nuove sostanze cancerogene nell'acqua che beviamo
Pfas, M5S: scoperte nuove sostanze cancerogene nell'acqua che beviamo
Di Redazione VicenzaPiù | ieri alle 15:15 | 0 commenti
Movimento 5 Stelle Veneto
Grazie
all'accesso agli atti effettuato dal Consigliere regionale M5S Manuel
Brusco scopriamo che le analisi su campioni di uova, pesci, bovini,
insalata e ortaggi hanno confermato ciò che tutti temevano: gran parte
del Veneto centrale è inquinata fortemente dalle sostanze
perflouoro-alchiliche (PFAS), largamente usate nell'industria per
impermeabilizzare tessuti e materie plastiche. I valori vanno fino a 57
microgrammi per chilogrammo.Ma il problema va perfino oltre, secondo le nostre ultime scoperte.
In una relazione Arpav del 24.08.2015, riguardante il funzionamento della barriera idraulica costruita dalla Miteni a Trissino (VI) per contenere l’inquinamento dei PFAS nella falda, si legge che “non sembrerebbe evidente una significativa riduzione della concentrazione dei composti perfluoroalchilici a valle della barriera idraulica”. Da questa affermazione è difficile pensare ad un miglioramento della situazione, specialmente se si considera che le ultime analisi risalgono a febbraio/marzo 2015 e che il periodo primavera/estate 2015 non è stato particolarmente piovoso.
Oltre ai famosi PFAS, nella falda sotto il sito della Miteni si riscontra la presenza DI ALTRE SOSTANZE che meritano attenzione. Trattasi di solventi clorurati (CLOROFORMIO, TRICLOROETILENE, comunemente conosciuto come trielina, TETRACLOROETILENE, TRICLOROMETANO, DICLOROPROPANO), metalli (ALLUMINIO, FERRO), clorobenzeni (1,4-DICLORO-BENZENE). Non tutte queste sostanze sono state ricercate in ogni campagna analitica, tuttavia hanno superato più volte i limiti di CSC (concentrazione soglia contaminazione) per le acque in falda nel periodo dal giugno 2013 al febbraio 2015.
Vista la presenza di questi composti, il problema andrebbe quindi oltre i PFAS. Il dato certo è che questo provvedimento di emergenza (messa in sicurezza d’emergenza per l'esattezza) adottato attraverso le barriere idrauliche per (in teoria) evitare che altro contaminante già in falda si propaghi fuori dal sito inquinato della Miteni, dovrà funzionare per anni e sicuramente meglio di come funziona ora.
Se per i PFAS non è ancora stato completato in Italia uno studio epidemiologico che ne determini la reale tossicità o addirittura cancerogenicità, anche se va ricordato il caso DuPont in America, quest’affermazione non vale per alcuni degli altri composti che sono già accertati come SOSPETTI CANCEROGENI.
Come se non bastasse, l’Istituto Superiore di Sanità ha scorporato e aumentato i limiti per due composti che prima erano raggruppati con gli “altri PFAS” e, precisamente, gli equivalenti di PFOA e PFAS a quattro atomi chiamati PFBA e PFBS assegnando a ciascuno un valore limite di 500ng/l. L'impressione che abbiamo è che, viste le difficoltà ad abbattere questi composti a catena corta, per non costringere alcuni comuni a spese esorbitanti per il filtraggio e per non bloccare l’attività industriale della Miteni, che il “caso” vuole abbia spostato l’attuale produzione proprio su composti a quattro atomi, si sia optato per l'aumento dei limiti di fatto triplicandoli da 500 a 1500ng/l.
I PFAS a catena corta (PFBA e PFBS) sono meno persistenti sia nell'ambiente sia nell'uomo. Ma questi composti a catena corta sono per certi aspetti più dannosi perché più reattivi (come già accaduto in altri casi d’inquinamento nel passato, non si può prevedere come si possano combinare con altre sostanze già presenti nell'ambiente) e molto più difficili da trattenere dai filtri utilizzati per la purificazione dell’acqua. Inoltre, come dimostrato dallo stupore espresso a metà ottobre 2015 da un gestore delle acque, i filtri normalmente sostituiti ogni otto mesi ora ne durano solo tre dimostrando una consistente riduzione della loro efficacia (circa 1/3 del tempo) col conseguente triplicamento dei già alti costi per i cittadini.
Se non fossero sufficienti queste novità, si aggiungono anche le analisi su ortaggi e animali delle ULLS del Veneto interessate da questo inquinamento, da cui si evince che nelle uova di gallina, nel pesce e nell’insalata mista i PFAS si concentrano significativamente.
Chiediamo chiarimenti nei risultati del monitoraggio degli alimenti e in particolare per alcuni campioni risultati contaminati dove nella nota di riferimento compare alimentati con “acquedotto o allacciamento all’acquedotto”. Da questo si evince che gli animali sono stati abbeverati con acqua purificata dell’acquedotto. Abbiamo tre esempi: uova di gallina a Megliadino San Fidenzio (PD), fagiano a Minerbe (VR), fegato di bovino a Sovizzo (VI) che presentano alte concentrazioni di questi inquinanti.
Dal nostro punto di vista i casi sono due:
Nonostante l’enorme impegno tecnico ed economico dei gestori degli acquedotti con l’introduzione dei filtri a carboni attivi non si riesce ad arrivare al totale abbattimento delle sostanze.
Se i filtri funzionano, si riscontra comunque un notevole accumulo di tali composti negli animali e prodotti alimentari.
La conseguente domanda è: cosa succede nell’uomo?
E, a questo proposito, ci preoccupano le dichiarazioni dei medici per l’ambiente (ISDE) che sottolineano come i PFAS, anche se assunti in dosi modestissime ma continue, possono costituire un pericolo per la nostra salute ed in particolare per i bambini.
In definitiva possiamo continuare ad abbeverare gli animali, che poi entrano nella nostra catena alimentare, con l’acqua dell’acquedotto? Possiamo continuare a berla anche noi quell’acqua?
In data 18 marzo 2015 come M5S abbiamo presentato un esposto alle Procure di Vicenza, di Verona e di Padova dove riportavamo il rischio per la salute, la provenienza di questo inquinamento, il costo a carico della collettività per il filtraggio e le notizie storiche dell’inquinamento che parte dagli anni ’70, facendo notare che la Miteni produceva il PFOA a un costo sei volte inferiore a quello sostenuto dalla DuPont. Abbiamo inoltre chiesto al Procuratore da quanto tempo i vari enti locali, le ULLS e l’Arpav fossero a conoscenza di questo inquinamento. Dalle notizie storiche si evince che sicuramente qualcuno ne era a conoscenza almeno dagli anni ’70. Cosa si è fatto per impedirne la propagazione nell’ambiente e, eventualmente la produzione? Ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna notizia dalle Procure.
A distanza di più di due anni non si è ancora fatta chiarezza sulla questione PFAS e soprattutto non si è presa una posizione chiara con la ditta responsabile della contaminazione. A questo punto sorgono tutta una serie di domande:
- Quanto dovranno ancora aspettare i cittadini per vedere pienamente tutelata la loro salute?
- Viste le notizie che abbiamo recuperato, chi tiene informati i cittadini sull’andamento della “bonifica”?
- Chi sta vigilando e monitorando le azioni correttive?
- A che punto sono le analisi sul sangue dei cittadini della zona interessata?
- E’ stato eseguito uno studio epidemiologico sulle popolazioni esposte? Se si, perché non vengono divulgati i risultati? Se non è stato svolto deve essere condotto al più presto.
- Alla luce dei dati non è forse il caso di dichiarare l’emergenza ambientale e sanitaria e chiedere fondi per eseguire studi ancora più approfonditi?
Il problema è allargato non solo all'uomo ma anche all'economia: senza qualità dell’ambiente anche i prodotti agricoli saranno inquinati e dannosi per il nostro organismo. L’Italia è famosa nel mondo per il suo cibo. Un territorio contaminato produce cibo contaminato. Se non conserviamo la qualità del nostro ambiente, non conserveremo il valore aggiunto che rende il nostro cibo così speciale. E tra comprare un pomodoro italiano e un pomodoro cinese non ci sarà più così tanta differenza.
A gennaio 2014 abbiamo presentato una interrogazione parlamentare ai Ministri dell'ambiente e della salute. Il Ministro dell'ambiente rispose che "entro l’estate del 2014 si sarebbe dovuti pervenire alla definizione degli standard di qualità ambientale, per parte dei composti fluorurati". Ma non successe nulla. Abbiamo dunque presentato una nuova interrogazione, chiedendo un aggiornamento sulla determinazione degli standard, senza ottenere risposta. La gravità della situazione sembra essere inversamente proporzionale all'interesse prestato dai Ministri all'Ambiente e alla Salute, rispetto a questo gravissimo problema ambientale che, per dimensioni e pericolosità, ha assunto la connotazione di un vero disastro. Una terza interrogazione verrà presentata a breve, sul problema della tutela della salute dei cittadini, residenti nelle zone coinvolte.
Noi seguiremo la situazione al nostro meglio. Confidiamo che anche gli enti preposti non abbassino l'attenzione e pongano argine all'inquinamento delle falde.
Enrico Cappelletti (Senato)
Alberto Zolezzi (Camera)
Roberto Castiglion (Sindaco di Sarego)e la sua giunta
Sonia Perenzoni (consigliere comunale Montecchio Maggiore)
Manuel Brusco (consigliere regionale commissione ambiente)
Jacopo Berti (capogruppo M5S Regione Veneto)
Marco Zullo (europarlamentare M5S commissione agricoltura)
Report Arsenico e il vecchio boss
#Report
da rivedere - Report torna a occuparsi delle casette dell’acqua
dell’azienda legata a Felice Maniero. A giugno avevamo scoperto che in
una residenza fittizia per senzatetto si nascondeva l’ex boss della mala
del Brenta, che faceva affari con gli enti locali piazzando casette che
erogavano acqua. Dopo l’inchiesta il Comune di Fonte Nuova, in
provincia di Roma, ha chiesto alla Asl competente di effettuare
un’analisi dell’acqua dopo il trattamento e... Altro...
Report torna
a occuparsi delle casette dell’acqua dell’azienda legata a Felice
Maniero. A giugno avevamo scoperto che in una residenza fittizia per
senzatetto si nascondeva l’ex boss della mala del Brenta, che faceva
affari con gli enti locali piazzando casette che erogavano acqua. Dopo
l’inchiesta il Comune di Fonte Nuova, in provincia di Roma, ha chiesto
alla Asl competente di effettuare un’analisi dell’acqua dopo il
trattamento effettuato dall’azienda dell’ex boss. Il risultato è stato
sorprendente: l’acqua superava i limiti di legge per l’arsenico. Secondo
la Asl nessuno l’ha avvisata dell’installazione dell’impianto di acqua
filtrata, nonostante la legge preveda l’obbligo di comunicazione agli
organi di controllo. L’azienda di riferimento di Felice Maniero ha
piazzato apparecchi per l’acqua filtrata anche nelle scuole pubbliche di
altri comuni, ma per anni nessuno ha controllato la qualità, e così
negli erogatori presenti nelle scuole sono state trovate addirittura
larve di zanzara. Altri impianti di trattamento poi sono stati sospesi
perché, a giudizio dei sindaci, non furono effettuate le manutenzioni
previste dai contratti.
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http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-be2d340d-a983-43b3-9add-b503e45e3850.html#sthash.NrXabqKy.dpuf
Report torna
a occuparsi delle casette dell’acqua dell’azienda legata a Felice
Maniero. A giugno avevamo scoperto che in una residenza fittizia per
senzatetto si nascondeva l’ex boss della mala del Brenta, che faceva
affari con gli enti locali piazzando casette che erogavano acqua. Dopo
l’inchiesta il Comune di Fonte Nuova, in provincia di Roma, ha chiesto
alla Asl competente di effettuare un’analisi dell’acqua dopo il
trattamento effettuato dall’azienda dell’ex boss. Il risultato è stato
sorprendente: l’acqua superava i limiti di legge per l’arsenico. Secondo
la Asl nessuno l’ha avvisata dell’installazione dell’impianto di acqua
filtrata, nonostante la legge preveda l’obbligo di comunicazione agli
organi di controllo. L’azienda di riferimento di Felice Maniero ha
piazzato apparecchi per l’acqua filtrata anche nelle scuole pubbliche di
altri comuni, ma per anni nessuno ha controllato la qualità, e così
negli erogatori presenti nelle scuole sono state trovate addirittura
larve di zanzara. Altri impianti di trattamento poi sono stati sospesi
perché, a giudizio dei sindaci, non furono effettuate le manutenzioni
previste dai contratti.
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Report
torna a occuparsi delle casette dell’acqua dell’azienda legata a Felice
Maniero. Il Comune di Fonte Nuova, in provincia di Roma, ha chiesto
alla…
report.rai.it
Puntata del 15/11/2015
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Puntata del 15/11/2015
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Sull'impianto dei fanghi Serafin non convince a Montecchio Maggiore
Nell'ultima
riunione riportata ieri domenica 15 novembre sul GdV, la Commissione
Ambiente e Territorio di Montecchio Maggiore ha sentito Serafin ,
l'amministratore unico di Acque del Chiampo, sul procedimento della
gassificazione dei fanghi sulla quale tutta la Commissione non cambia
parere di contrarietà all'impianto. Serafin è preoccupato più sul volume
da conferire che sulle emissioni e perciò ha avviato uno studio
all'università di Trento .
Cambio al vertice Arica-Mondardo è presidente
All'ultima assemblea dei soci delle tre società Acque del Chiampo, Alto
Vicentino Servizi e Medio Chiampo hanno cambiato vertici di Arica (il
tubone dei veleni) e ora il presidente è l'ex sindaco leghista di
Grancona Antonio Mondardo
giovedì 12 novembre 2015
Contribuisci all'indagine epidemiologica sulle malattie da PFAS in Veneto: diventa intervistatore volontario
Blog di Vincenzo Cordiano
giovedì 12 novembre 2015
Contribuisci all'indagine epidemiologica sulle malattie da PFAS in Veneto: diventa intervistatore volontario
Hammond e Horn, i due ricercatori che ingaggiarono oltre 22000 volontari che in tre anni intervistarono 190.000 fumatori |
Pensi che sia una cosa troppo difficile?
No, per compilare l'intero questionario, una volta acquisita un po' di pratica, non ci vorranno più di dieci minuti.
Pensi che si una cosa assurda?
No lo è più di tanto. Poiché non c'è nulla di nuovo sotto isole, devi sapere un esperimento del genere negli anni 1950, quando i due ricercatori che vedi raffigurati nella foto, Hammond e Horn, arruolarono 22.000 volontari dell'American Cancer Society che intervistarono più di 190.000 americani. Grazie a questo esercito di volontari, che in tre anni intervistarono a scadenza annuale i partecipanti allo studio, fu dimostrato in modo inequivocabile e per la prima volta che il cancro al polmone era causato dal fumo di tabacco, inchiodando l'industria del tabacco alle sue responsabilità.
Aiutaci a ripetere questo grande esperimento di indagine epidemiologica dal basso. Sono previsti dei brevi corsi di formazione nei comuni più inquinati, ai quali potrai partecipare per ottenere chiarimenti e fare pratica.
Non esitare lasciare un commento o a chiedere altre informazioni.
Il grave inquinamento da Pfas anche sul Fatto Quotidiano : Veneto, sostanze tossiche negli alimenti: “Prime analisi confermano pericolo”
Veneto, sostanze tossiche negli alimenti: “Prime analisi confermano pericolo”
Ambiente & Veleni
di Gianni Belloni | 12 novembre 2015
I campioni sui quali sono stati trovati i Pfas (sostanze perfluoro-alchiliche, utilizzate per impermeabilizzare tessuti e altri materiali) per un valore variabile da 1 a ben 57,4 microgrammi/kilogrammo riguardano in particolare uova, pesci, bovini, insalata, bieta, foraggio e altre carni.
Sull’origine dell’inquinamento non ci sono molti dubbi, anche se è tutt’ora in corso un’inchiesta della magistratura: una ricerca sulla presenza di fluoro-composti nelle acque sia superficiali che profonde condotta dal Consiglio nazionale delle ricerche nel 2013 ha rivelato concentrazioni molto alte di sostanze perfluoro-alchiliche nelle acque potabili di trenta Comuni dell’ovest vicentino e del basso veronese. La fonte inquinante si è rivelata una ditta chimica del vicentino, la Miteni di Trissino, produttrice di Pfas e operante dalla fine degli anni ’70. I Pfas sono composti chimici che rendono le superfici trattate impermeabili all’acqua, allo sporco e all’olio. Vengono usate per produrre numerosi prodotti come impermeabilizzanti per tessuti, pelli e carta oleata; schiume anti-incendio per gli estintori; cera per pavimenti e detersivi; scioline; contenitori per alimenti. L’utilizzo più noto è come rivestimento antiaderente del pentolame (Teflon) e dei tessuti impermebilizzanti e tessuti tecnici come il Goretex.
“I risultati del monitoraggio dei pfas nella catena alimentare veneta confermano il sospetto che avevamo da tempo – ha dichiarato Vincenzo Cordiano, presidente dell’Associazione Medici per l’Ambiente della provincia di Vicenza -, cioè che anche gli alimenti di consumo quotidiano, oltre all’acqua potabile sono contaminati. Soprattutto il pfos (uno dei componenti monitorati ndr) che, è noto, è stato bandito dal commercio nei primi anni 2002 a causa della sua pericolosità. La sua persistenza a distanza di tanto tempo, significa che oramai le falde, i suoli e la catena alimentare sono state contaminate in modo forse irreversibile”.
La zona interessata dall’inquinamento coinvolge le province di Vicenza, Verona e Padova, e una popolazione di 300mila abitanti. I limiti obiettivo imposti dalla Regione Veneto su indicazione dell’Istituto Superiore di Sanità sono risultati superati in trenta comuni dove hanno dovuto dotarsi di un sistema di filtrazione a carboni attivi. A livello medico i Pfas sono riconosciuti come interferenti endocrini e causa probabile di gravi patologie mediche quali: il tumore ai reni, il cancro dei testicoli, malattie della tiroide, ipertensione della gravidanza, colite ulcerosa, aumento del colesterolo.
“I campionamenti sono già stati tutti inviati all’Istituto Superiore di Sanità, con il quale collaboriamo sin dall’inizio della vicenda, per avere e concordare una valutazione di rischio e le eventuali contromosse da prendere” ha dichiarato Lucio Coletto, assessore regionale alla sanità. Parallelamente al monitoraggio della catena alimentare è in corso il monitoraggio sulle persone tramite prelievo del sangue a un campione di persone residenti nelle zone interessate ed ad un gruppo di persone residenti altrove per poter effettuare le necessarie correlazioni
mercoledì 11 novembre 2015
Pfas, Zanoni (Pd): «contaminata catena alimentare»
Pfas, Zanoni (Pd): «contaminata catena alimentare»
«Fare subito chiarezza, ma soprattutto individuare la fonte dell’inquinamento e punire i responsabili». Lo chiede con una nota il consigliere regionale del Pd e vicepresidente della Commissione Ambiente, Andrea Zanoni, in riferimento ai dati emersi dai monitoraggi effettuati dai Servizi veterinari e Sian delle Ulss sugli alimenti di produzione locale per la ricerca di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), in una vasta area del vicentino, veronese e padovano, interessata da un diffuso inquinamento delle acque potabili e di falda
da queste sostanze. L’esponente democratico ricorda che, su richiesta
dell’Istituto Superiore di Sanità, la Giunta regionale disponeva
nell’agosto del 2014 che, entro il 30 giugno 2015, doveva essere
completato un programma di campionamento sugli alimenti nei territori
delle ULSS n.5 – Ovest Vicentino, ULSS n.6 – Vicentino, ULSS n.17 –
Monselice, ULSS n.20 – Verona e ULSS n. 21 – Legnago.
Le analisi, – informa Zanoni – che hanno ricercato nel dettaglio
PFOA, PFOS e PFBA, sono state effettuate su campioni appartenenti a: foraggi, pesci di diverse specie (Carpa, Trota, Cavedano, Pesce gatto, Scardola, Carpa Carassio), uccelli di allevamenti di diverse specie (Pollo, Tacchino, Fagiano, Faraona, Anatra), mammiferi di allevamento di diverse specie (Bovini, Ovini e Caprini); verdure (tra le quali insalata, bieta, carote, patate, pan di zucchero, asparagi, ravanelli, radicchio) e uova di gallina. Dalle tabelle allegate emerge che le analisi che superano il livello di attenzione, e denunciano una contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche con concentrazioni superiori a 1 microgrammo per chilo,
si riferiscono in particolare ai PFOS (perfluorottano sulfonato)
presenti su 33 campioni, mentre gli sforamenti per i PFOA (acido
perfluoroottanoico) sono presenti su 4 campioni e PFBA (Acido
PerfluoroButanoico) su 3 campioni.
«I risultati delle analisi – continua l’esponente democratico – sono sorprendenti, perché purtroppo confermano la diffusione e la presenza dei PFASs nei territori di tutte e cinque le ULSS ed in tutte le matrici alimentari. Queste sostanze non dovrebbero essere presenti in nessun alimento ed invece le troviamo pressoché in tutta la catena alimentare, segno che probabilmente l’acqua inquinata le ha veicolate ovunque. Ora bisogna attendere la lettura che daranno le autorità sanitarie nazionali su questi dati ed attendere i risultati dei biomonitoraggi effettuati sui prelievi del sangue dei cittadini. Le autorità europee e nazionali dovrebbero prevedere dei valori massimi da imporre per legge oltre che per l’acqua anche per gli alimenti. In ogni caso resto sempre del parere che i responsabili di questo inquinamento che ha interessato ben tre province del Veneto e decine di comuni dovrebbero essere individuati, sanzionati e oggetto di richiesta di risarcimento dei danni».
«I risultati delle analisi – continua l’esponente democratico – sono sorprendenti, perché purtroppo confermano la diffusione e la presenza dei PFASs nei territori di tutte e cinque le ULSS ed in tutte le matrici alimentari. Queste sostanze non dovrebbero essere presenti in nessun alimento ed invece le troviamo pressoché in tutta la catena alimentare, segno che probabilmente l’acqua inquinata le ha veicolate ovunque. Ora bisogna attendere la lettura che daranno le autorità sanitarie nazionali su questi dati ed attendere i risultati dei biomonitoraggi effettuati sui prelievi del sangue dei cittadini. Le autorità europee e nazionali dovrebbero prevedere dei valori massimi da imporre per legge oltre che per l’acqua anche per gli alimenti. In ogni caso resto sempre del parere che i responsabili di questo inquinamento che ha interessato ben tre province del Veneto e decine di comuni dovrebbero essere individuati, sanzionati e oggetto di richiesta di risarcimento dei danni».
Riassunto incontro con le RSU della Miteni con il nostro coordinamento Acqua Libera dai Pfas
Il 20
ottobre abbiamo finalmente conosciuto 4 lavoratori chimici della Miteni
della RSU della CGIL della Miteni. Qui un riassunto delle cose più importanti che si
siamo scambiati con loro e intanto ringraziamo sia l'associazione No alla
Centrale per i contatti e sia l'associazione Cillsa per averci messo a
disposizione la loro sede ad Arzignano.
Queste erano
le nostre domande che abbiamo fatto :
1) Ci
presentiamo e chiediamo se sono a conoscenza del nostro lavoro dal maggio del
2014 quando ci siamo costituiti in coordinamento, come assemblee
pubbliche, esposto presentato a novembre nelle procure di VR e VI e incontri
con la Regione e i sindaci
2) Siete
stati convocati subito come RSU dalla vostra azienda appena l'Arpav è risalita
con le analisi e ha individuato nella vostra azienda la maggior ditta colpevole
di questo inquinamento?
3) Siete
stati informati che sulla ditta Miteni ricade l'obbligo e la responsabilità per
le indagini ambientali ma anche di circoscrivere la contaminazione evitando che
si estenda anche fuori con il pericolo per la salute dei cittadini e la
salubrità della falda.
4) La nostra
Provincia di Vicenza, si era impegnata a insitituire ogni 30 giorni un tavolo
tecnico con la vostra ditta per valutare lo stato dell'arte e capire se gli
interventi adottati cominciano a dare risposte efficaci (comunicato provincia
8-8-2013 fluoro nell'acqua monitoraggi costanti)
- Ci
rispondono e sono tutti molto gentili. Si, sono abbastanza informati del
nostro lavoro e sono informati su quello che è accaduto.
Riguardo essere informati come RSU(rappresentanti sindacali unitari)
ci rispondono che piuttosto vengono informati come RLS (rappresentanti dei
lavoratori sicurezza salute e ambiente). A riguardo sono
stati aggiornati sull' esito dell' ultima conferenza dei servizi svoltasi
la settimana scorsa.
Viene detto
che di norma è il Comune di Trissino a presiedere e a
convocare la conferenza dei servizi . Ci dicono che, in relazione al
rinvenimento nel 2013 di Pfoa nelle acque di falda , l'azienda
Miteni aveva preventivamente inviato agli Enti preposti le comunicazioni
previste dalla Legge quando si rileva una possibile fonte
di inquinamento o di contaminazione. Informano che la barriera
idraulica al confine sud dello stabilimento è stata potenziata nell'ultimo
anno. La barriera ha ora la funzione principale di contenere il Pfoa. A
sud della barriera idraulica, in convenzione, sono stati realizzati dei
pozzi-spia (piezometri) per monitorare l'efficenza della medesima (si
confrontano i valori delle acque di falda prima della barriera e dopo il
trattamento della barriera). Le funzioni aziendali di SPP hanno
comunicato che la barriera funziona e trattiene le sostanze in questione. Viene
detto che comunque nelle falde acquifere, e non solo in quella
sottostante la Miteni, vi è un "coctail" di inquinanti; non c'è
solo il Pfoa, prodotto dalla Miteni ma dismesso nel 2012, ma tante
altre sostanze non prodotte dalla Miteni, tipo trielina, metalli pesanti,
solventi, etc., i cui valori sono preoccupanti, stante che dette
sostanze sono in alcuni casi, queste sì, classificate come cancerogene
certe. Si ricorda che fino al 1988 le industrie, e tra queste l'allora Rimar,
non erano collegate al depuratore consortile per il semplice fatto che non
era ancora stato costruito. Miteni (all'epoca Rimar) era autorizzata a
scaricare, previo trattamento delle acque reflue secondo la legislazione allora
esistente (Legge Merli), nel torrente Poscola, lì transitante. Così come
all'epoca le concerie della valle del Chiampo scaricavano nel fiume
Chiampo... Dal 1988, anno dell'entrata in funzione del depuratore
consortile,l'azienda ha collettato i propri scarichi a
quest'ultimo. Posto che lo scarico del Pfoa non era
sottoposto a norma, nè risultava essere, dai dati scientifici a
disposizione, attenzionato quale dannoso (rilievo invece emergente ora o
recentemente), appare consequenziale che gli scarichi, sebbene
trattati dal depuratore interno dell'allora Rimar, e autorizzati ad essere
rilasciati nel torrente Poscola, sono stati veicolati da quest'ultimo
verso altre aree di infiltrazione della falda cui i corpi idrici
superficiali contribuiscono a fungere. Poi, dal 1988, di converso il
Consortile si è sostituito al Poscola allontanando le acque reflue via via
sempre più lontano attraverso condotte ("tubone" - Arica ...) che di
fatto hanno creato le condizioni per il contatto delle acque "trattate",
contenenti sostanze normate e non, con diverse zone di ricarica delle
falde di più provincie. Si ritorna all'oggi e viene informato che la
Miteni ha effettuato 81 carotaggi (ispezioni geognostiche) per
analizzare lo stato delle matrici ambientali dello stabilimento e agire di
conseguenza (piano di caratterizzazione delle matrici ambientali, concordato in
sede di conferenza dei servizi). I risultati sono in corso di analisi e
valutazione.
Vi è una
comprensibile preoccupazione per lo stato della salute dei lavoratori che negli
anni si sono succeduti nelle lavorazioni del Pfos e del Pfoa, sebbene i dati
sanitari e gli studi della comunità scientifica, secondo quanto
relazionato dal medico di fabbrica, prof. Giovanni Costa, durante gli annuali
incontri di legge sulla situazione sanitaria della popolazione aziendale,
risulti essere non allarmante. Certo è che a riguardo il
dibattito degli esperti sulla tossicità dei prodotti in
questione è molto ampio ed aperto. Il prof. Giovanni Costa si è più volte detto
disponibile a partecipare, in un contesto organizzativo equilibrato e
bipartisan, ad un confronto pubblico sul tema. Su tutti questi temi l'Rsu ci suggerisce di cercare
anche un incontro coi responsabili dell'azienda, al fine di avere
informazioni ancora più precise e dettagliate, essendo loro, rispetto a noi,
molto più preparati, competenti e a conoscenza dei vari aspetti. Come Rsu
danno la disponibilità, se necessario, a partecipare a questo eventuale
incontro.
Noi a questo punto abbiamo detto
che un medico dell'ISDE il Dr. Vincenzo Cordiano , da anni,
studia i pfas calcolandoli come pericolosi non solo per l'ambiente ma
sopratutto per la nostra salute e anche appunto ricordiamo che abbiamo fatto un
nostro esposto nel 2014 il quale ha
anche tutta una parte scientifica dove vengono dimostrate queste pericolosità.
Continua R. V.che più in generale, sul piano cosiddetto
"politico", viene ricordata anche la vicenda della lottizzazione
zai Koris, sempre di proprietà dei Marzotto, antistante allo stabilimento Miteni,
oggetto di forti polemiche e di emendamenti nei consigli comunali di
Trissino del 2010-2011, circa una possibile variazione della destinazione
urbanistica richiesta dalla proprietà (da
artigianale-industriale a commerciale, tipo supermarket o outlet), però di
difficile realizzazione o impedita dal fatto che la Miteni, essendo una
azienda chimica a rischio di incidente rilevante (Seveso ter) eleva
sull'insediamento Koris una fascia di rispetto derivante dalle licenze -ben
antecedenti alla lottizzazione Koris!- di stoccaggio del Cloro, in relazione
alle quali non si possono insediare nella fascia di rispetto attività che
prevedono un afflusso di persone non numerabile (in ordine
alle procedure di sfollamento in caso di incidente,derivanti dai piani di
emergenza). Si ricorda questo perchè la Miteni sta attraversando un lungo
periodo di crisi proprio derivante dalla contrazione delle commesse di lavoro
che vedono l'utilizzo del cloro quale materia prima. La preoccupazione è che i
pesanti cicli di Cassa Integrazione cui sono sottoposti i lavoratori (4
mesi per 45 dipendenti -su 130 totali- solo nell'utima
parte del 2015, con non meno difficoltà per il 2016) dipendino non solo da
ragioni di mercato ma forse anche da scelte aziendali condizionate dal contesto
"ambientale" creatosi con la realizzazione dalla citata lottizzazione
Koris.Sarebbero quindi meritevoli di ben profonde riflessioni "politiche"
da parte dei cittadini-lavoratori quelle scelte politiche che hanno tolto dai
terreni -Marzotto- antistanti la Miteni il tracciato della Pedemontana con la
motivazione del rischio di incidente rilevante di quel stabilimento chimico
(infilando antieconomicamente ed anti ambientalmente l'autostrada dentro
il colle della Colombara di Trissino, forse unico caso di un tunnel
longitudinale ad un rilievo montuoso), per poi costruire, in quegli stessi
terreni, ben 7 capannoni con "mire" commerciali, quindi quanto
di più opposto alle motivazioni dello stabilimento a rischio di incidente
rilevante prese "a pretesto" per togliere da quell'area una
infrastruttura, quale la pedemontana, ben meno rimunerativa della lottizzazione
poi realizzata... Forse avrebbero ben donde da interrogarsi su queste
scelte (e, perchè no, chiedendone magari conto agli amministratori
responsabili) tutti quei lavoratori-cittadini che ora si trovano in
Cassa Integrazione, magari con la prospettiva della dismissione della loro per
quanto problematica azienda (non certo però più di molte altre industrie
in un contesto di responsabilità "ambientali" diffuse a più livelli)
per far posto a qualche supermercato o simile, che poco occupa e ancor meno
retribuisce...Una taglio polemico è poi è riservato alla modificazione del
progetto in trincea della Pedemontana in Valbona (per intenderci la campagna
agricola dei Lora, quella di fronte alla conceria Basmar di Trissino), appunto
originariamente previsto in trincea artificiale ma poi, sulla scorta di
segnalazioni Arpav circa la possibile interferenza di queste trincee con un
possibile plume di Pfoa presente in falda, fatto sollevare dalla
concessionaria costruttrice dell'opera dalla trincea alla quota
campagna -con relativo "panoramico" viadotto lungo oltre
100 metri sopra la sp246- facendo così la bella figura
di"soddisfare" i rilievi ambientali dell'Arpav ma in realtà
diminuendo i costi della costruzione in trincea (imposta a suo tempo quale
mitigazione dell'impatto visivo!) ma soprattutto risolvendo così i grossi
problemi tecnico-idraulici derivanti da una zona notoriamente a
falda affiorante e quindi con grosse incognite gestionali nel realizzarvi
una autostrada interrata! A fronte quindi di un non del tutto dimostrato
rischio di contatto di questo plume di pfoa con le previste trincee (plume
che comunque sarà messo sotto controllo dalla citata barriera idraulica
della Miteni) viene fornito un sicuro vantaggio economico ai costruttori-gestori
dell'infrastruttura,
contro invece un gran nocumento ambientale-paesaggistico agli abitanti
della zona e ai cittadini in generale... Questo è un esempio di intervento
fuori tempo delle autorità che produce effetti molto discutibili sia sul piano
ambientale che economico...Viene poi detto che, giustamente, ci si attenziona
degli effetti del Pfoa sulla salute, ma quasi più non si discute sul danno,
questo certificato, che i pm 10 etc.introdotti del traffico della
pedemontana causeranno agli abitanti della valle dell'agno, in un contesto
di qualità dell'aria dell'ovest vicentino dove già insistono, oltre all'
impattante settore della concia etc, tre industrie chimiche con i
relativi forni termodistruttori (in ordine di importanza Fis, Zambon e Miteni)
che trattano i relativi rifiuti. In particolar modo non vi è quasi più dibattito
pubblico circa quanto un comprensorio territoriale quale il nostro può
sopportare in termini di insediamenti industriali ad alto impatto ambientale in
rapporto alla sua concentrazione abitativa e territoriale...Emerge la
preoccupazione che il caso del Pfoa divenga un capro espiatorio per
coprire e non affrontare sul piano generale l'inquinamento della nostra
zona... Più in generale viene espresso il desiderio che si
dovrebbe procedere ad una assunzione di consapevolezza di
popolo circa un modello di sviluppo che ha usato quale forma degenerata di
finanziamento l'ambiente, in un mix di ignoranza-malafede-omissione,
ovvero dei relativi modelli "socio-economico-culturali"
veicolati...Pesare in % ciascuna di queste responsabilità sarebbe utile
non tanto per procedere a improbabili processi e ancor meno probabili
ripristini ambientali, ma per cercare di compiere un atto di presa
di coscienza collettiva per capire la natura degli errori - la chiesa
direbbe dei peccati- compiuti e iniziare un percorso di cambiamento -la chiesa
direbbe di conversione-. Partendo dalla scuola, dai giovani, quasi sempre
assenti.
Proseguiamo
intervenendo un pò tutti sul fatto del registro tumori dell'Ulss 5 i cui dati
non sono conosciuti, di un parallelo che si potrebbe fare tra il nostro comprensorio
e la Terra dei Fuochi, con tanti casi di tumore non indagati, di discariche
abusive oltre che inceneritori e acqua inquinata. Quando negli anni 60 si è
proceduto all'industrializzazione di questo comprensorio, scelta
dipesa soprattutto dalla ricchezza d'acqua presente nel sottosuolo, assai
necessaria per l'industria (soprattutto di un certo tipo quale quella
conciaria, tessile e chimica) non si erano fatti i conti (e qui sarebbe utile
capire quanto si è trattato di ignoranza, omissione o calcolo economico...?)
con le ricadute di queste attività in quelle stesse falde d'acqua,
che ora ci troviamo irremediabilmente compromesse o inquinate. Fare una
bonifica di tutto il terreno e della falda inquinata forse è praticamente
impossibile... Si dovranno aspettare i cento anni di cui parlava Restaino
dell'Arpav per una autorigenerazione? Comunque già ora dobbiamo tutti
insieme cambiare modo di produzione e trovare tecnologie produttive
eco-compatibili. Una idea sarebbe quella di cercare di promuovere un convegno,
un forum su questi temi, con un approccio didattico e non inquisitorio..
Montecchio o Vicenza potrebbero essere la location appropriata per un evento
simile...
Dovrebbero parteciparvi
degli esperti in acqua e aria inquinate ma anche degli storici, dei
sociologi, esempio, L. C. propone Edoardo Salzano anche se ormai ha passato gli ottanta
anni e farà fatica a essere presente (ora a distanza di più dieci giorni
dall’incontro con la RSU abbiamo più chiaro in testa di come fare questo
convegno coinvolgendo ambientalisti e lavoratori) . Con il loro aiuto
indagheremo anche sui meccanismi sociali di una popolazione che ha cercato - o
è stata indotta a cercare- attraverso il progresso economico la
risposta a condizioni di arretratezza che erano invece prima di tutto
culturali, e che sono ancora lì del tutto insolute... Per poi da lì cercare di
iniziare un cammino per informare di più su cosa sta succedendo
qui,come ad esempio la Pedemontana dove pochi cittadini stanno lottando per
denunciare questo abominio, nella quasi indifferenza generale... Cercare
insomma di far tornare le persone prima di tutto cittadini, spiegando
i diritti e i doveri di essere parte di una civis, che l'esserlo comporta
partecipazione, informazione, militanza, cose tutte molto
impegnative ma unico antidoto al servaggio. La cultura contrasta
lo sfruttamento, delle persone, dell'ambiente...
C'è l'intenzione di
coinvolgere in questo anche il sindacato. Con la Bergamin, segretaria
della CGIL di Vicenza, come Rsu se n'era già accennato, ma
pochissimo. Poi tutti dobbiamo pretendere che le istituzioni lavorino bene, che
non siano corruttibili. Diceva un pensatore italiano che un atto
rivoluzionario sarebbe quello di mettere persone oneste ai posti di comando...!
Capite che ci sta tutto il richiamo, legato all'onestà, del
gesto rivoluzionario! Ripartire da zero e cambiare strada? A
parte mettere tutti d'accordo su questo, è possibile? Se si, come? Per
concludere, pensare di far pagare i danni alla Miteni sarà, così di primo
acchito, arduo, in quanto l'attuale proprietà, un trust con sede in
Lussemburgo, ritiene, a torto o a ragione, di non avere alcuna responsabilità
con i fatti contestati, semmai riconducibili a precedenti gestioni o a
precedenti proprietà (tipo Rimar o Mitsubishi). Sarebbe semmai da chiedersi
come le Istituzioni nazionali non vigilino sul cambio di assetti proprietari
delle società basate nel proprio territorio, in relazione alle
responsabilità di impresa. Oppure sarebbe interessante conoscere il nome
degli azionisti di questi trust... Vuoi mai che saltasse fuori qualche nome
"curioso"... Del tipo la sorpresa che ha destato la pubblicazione sul
Corveneto dei nomi degli sponsor, leciti si capisce, di parte dell'ultima
campagna elettorale regionale della candidata pd Alessandra Moretti... Alla
fine noi comunichiamo che stiamo per
inviare alla stampa un nuovo comunicato stampa, dopo l' incontro
con lo Sian della nostra Ulss. Invitiamo poi la Rsu Miteni a partecipare
all'assemblea pubblica che faremo in Dicembre